«Tra i repubblicani c’è chi guarda oltre la leadership di Trump»
Dopo il voto di Midterm il presidente americano Biden dovrà fare i conti con i parlamentari del partito repubblicano che, pur non avendo stravinto, hanno un maggior peso alla Camera, mentre si attende l’esito definitivo del voto per il rinnovo parziale del Senato. Sulle possibili conseguenze di questo cambiamento di equilibri al Congresso abbiamo sentito le valutazioni di Giampiero Gramaglia che è stato per anni corrispondente negli Stati Uniti.
Donald Trump la settimana prossima annuncerà la sua candidatura per le presidenziali del 2024. Quanto peseranno sul suo futuro politico gli insuccessi elettorali al voto di Midterm di diversi candidati suggeriti dall’ex presidente repubblicano?
«Tali insuccessi peseranno di sicuro sulle possibilità di una vittoria di Trump nella corsa alla nomination repubblicana. Già in queste ore dentro il partito, dove non sono tutti suoi amici, ci sono malumori e critiche, in quanto alcuni dei candidati repubblicani che l’ex presidente ha sostenuto nelle primarie si sono poi rivelati inadeguati a vincere le elezioni di metà mandato. Il fatto è che se motivi la parte estrema del tuo elettorato, fai poi fatica a motivare la parte moderata dell’elettorato generale. Lo si è visto in particolare in Pennsylvania dove i repubblicani hanno rimediato un doppio insuccesso, sia al Senato, sia nella nomina del governatore. E le cose potrebbero andare male anche in Georgia dove, in vista del ballottaggio, un potenziale candidato forte, ex campione sportivo, è in condizioni di svantaggio rispetto al candidato democratico. Quindi dentro il partito repubblicano vi è chi cerca un candidato alla nomination che non abbia gli stessi difetti di Trump e che sappia motivare anche i moderati».
L’alternativa potrebbe essere rappresentata dal governatore della Florida, Ron DeSantis?
«In realtà Ron DeSantis è tutto tranne che un moderato. Si distingue da Trump nei comportamenti e nel linguaggio, però le sue posizioni sono fortemente di destra, se non di estrema destra, su temi che, come si è visto nelle elezioni di Midterm, preoccupano l’elettorato. Si pensi ad esempio al diritto di abortire e al diritto allo studio. Tutti argomenti su cui invece DeSantis ha vedute piuttosto restrittive. Quindi al momento il candidato perfetto non l’hanno i repubblicani e non l’hanno neppure i democratici».
Donald Trump ha minacciato di rivelare particolari imbarazzanti sul governatore della Florida se verrà da lui ostacolato nella corsa alla presidenza. Si tratta di un bluff del tycoon oppure si prepara veramente a una lotta senza esclusione di colpi?
«Non penso che Donald Trump sia un uomo da dossier, in quanto ci vuole troppo tempo per farli preparare. Ma Trump è senz’altro un uomo che sa usare i piccoli ricatti e trasmettere dei messaggi minacciosi ai suoi rivali. Va inoltre detto che all’ex presidente non riesce bene incassare le sconfitte, per cui una volta conosciuto l’esito del voto di martedì scorso, che molti hanno descritto anche come una sua sconfitta, Trump ha cercato di far pesare tale insuccesso su tutto il suo entourage, compresa la moglie Melania».
È stato detto che per Joe Biden queste elezioni rappresentavano una sorta di referendum. L’inattesa tenuta dei democratici non sembra però un suo merito e tanto meno un suo successo. Cosa ne pensa?
«Dopo questo voto stiamo tutti dicendo che i democratici hanno quasi vinto, in quanto hanno perso meno di quanto ci si aspettava. Ma in definitiva i dem hanno perso e Biden si ritrova con un Congresso dove la Camera è a maggioranza repubblicana e dove al Senato, visto che in Nevada non è andata bene ai democratici, nella migliore delle ipotesi i due partiti saranno di nuovo alla pari, con il vantaggio per i democratici di avere il voto decisivo che spetta alla vicepresidente Kamala Harris. Del resto lo stesso Biden ha presentato l’esito del voto di Midterm non come una vittoria, ma come la sconfitta meno netta subita da un presidente dal 2002. Quindi la ricandidatura dell’inquilino della Casa Bianca non si può dire che sia solidissima. Vediamo cosa deciderà Biden, ma resta quell’impressione di fragilità fisica che lui trasmette».
Con i repubblicani in maggioranza alla Camera, nuovi aiuti USA all’Ucraina rischiano di essere bocciati o approvati in ritardo?
«Questo è quello che ha detto Kevin McCarthy che sarà il nuovo Speaker repubblicano della Camera: ‘‘Mai più assegni in bianco agli ucraini’’. Detto questo va precisato che il potere decisionale in materia di politica internazionale ce l’ha più il Senato che la Camera, ma al Senato non sappiamo ancora come sarà la situazione».
Quali sono gli altri dossier importanti che potrebbero trovare grosse difficoltà proprio per questo cambio di maggioranza al Congresso?
«Un dossier che ai repubblicani, ma soprattutto a Trump, interessa molto è quello dei rapporti con la Cina. E McCarthy che finora si è mostrato un uomo dell’ex presidente, cercherà di fare in modo, con gli altri repubblicani, di creare problemi all’amministrazione Biden o di stimolarla ad essere ulteriormente dura con Pechino, non sull’aspetto militare legato a Taiwan, ma sugli aspetti commerciali ed economici. E poi, ovviamente, in ambito di politica nazionale, un tema a cui i repubblicani tengono molto è quello della politica economica. In particolare il Grand Old Party cercherà di ridimensionare i programmi di stimolo economico promossi dalla Casa Bianca, favorendo invece programmi in ambito fiscale, come la riduzione delle tasse per le imprese».