Mendrisiotto

Tre priorità per l'immediato, traguardi comuni per il futuro

Dopo le accuse di poca operatività, con il direttore dell'ERSPO facciamo il punto sui progetti in corso e sulle necessità del territorio – Gabriele Ponti: «Abbiamo un ritardo da colmare, dobbiamo farlo con sinergie e qualità»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Lidia Travaini
08.07.2024 06:00

Se 30 anni fa il Mendrisiotto si fosse attivato come si sta attivando ora, oggi non ci troveremmo in questa situazione. La chiacchierata con il direttore dell’Ente regionale per lo sport Gabriele Ponti inizia con una certezza: «La penuria infrastrutturale e il deficit sulla messa a giorno e a norma delle infrastrutture sportive del Mendrisiotto e Basso Ceresio è l’eredità della mancata pianificazione degli scorsi decenni». Per questo l’Ente nato a fine 2021 si è trovato sin da subito confrontato a un compito difficile: «Sopperire a queste mancanze rapidamente e con risorse limitate non è semplice». Malgrado la strada in salita che si è trovato di fronte, l’ERSPO che dall’aprile 2023 è diretto da Ponti sta cercando di recuperare il tempo perso e per farlo ha deciso di lavorare per gradi. Il primo passo è stato quello di mappare le strutture sportive della regione, inserendole in una piattaforma online a cui possono accedere tutti i Comuni (in futuro la possibilità sarà data anche ai privati), per gestire meglio ciò che c’è, avendo ad esempio sott’occhio l’occupazione delle varie strutture e, di riflesso, la disponibilità.

Tre priorità

Partendo da ciò che c’è, è più facile capire cosa manca alla regione, «per andare oltre quella visione un po’ superata che ogni Comune deve avere tutto sul proprio territorio, oggi è indispensabile ragionare in modo sovracomunale», così Ponti. Un nuovo documento strategico è in fase di preparazione (ci torneremo tra poco), sfruttando uno studio esistente l’ERSPO ha tuttavia già potuto definire delle priorità a livello di infrastrutture. Cosa serve prioritariamente al Mendrisiotto? «Abbiamo definito tre priorità, la prima riguarda i campi da calcio. Per aumentare la diversità dei campi a disposizione ma anche per aumentare la superficie calpestabile vorremmo realizzare tre campi sintetici. È ancora da capire se si tratterà di campi nuovi o di riconversioni di campi già esistenti. Lo scopo è disporre di terreni che possono essere utilizzati il più possibile e idonei anche a categorie come la Seconda lega, le cui squadre momò oggi devono peregrinare da un campo all’altro. Ma non si tratta solo di realizzare i campi, oggi lo sport necessita anche di altro: un numero adeguato di spogliatoi per accogliere partite a distanza ravvicinata, posteggi, locali per le riunioni e per lo svago, magari piccole palestre. In questo senso ci siamo incontrati con rappresentanti delle Federazioni ticinese e svizzera per studiare progetti sostenibili economicamente e qualitativamente all’altezza, e ci stiamo anche interfacciando con i Comuni», spiega Ponti per quanto riguarda la prima priorità. Ma non di solo calcio vive il Ticino. La seconda priorità riguarda l’atletica, e cela anche novità mai emerse. «Alla regione manca una pista di atletica all’altezza, la buona notizia è che una soluzione è stata identificata, la cattiva è che bisognerà aspettare ancora un paio d’anni. Sarà ammodernata quella del Riva IV a Chiasso, se lo stadio non fosse in zona di protezione delle acque sarebbe già stato fatto, purtroppo per sistemare la pista occorre utilizzare dei prodotti che oggi non si possono usare per la zona di protezione. Dopo esserci incontrati con le autorità chiassesi abbiamo deciso di aspettare il 2026, quando sarà messo in servizio l’acquedotto regionale, perché quel progetto consentirà di fare i lavori necessari alla pista». Dall’atletica, al nuoto: la terza priorità è la «famosa» piscina coperta, che però dà del filo da torcere: «Il Cantone ci ha detto che può essere inserita nel masterplan del futuro liceo, ma ci sono ancora svariate incognite da chiarire e, purtroppo, i tempi sono lunghi, si parla di oltre 10 anni, al più presto nel 2035».

Mentalità e visioni

L’Ente nei giorni scorsi è stato al centro del dibattito perché, da più parti, è stata messa in dubbio la sua operatività ed efficacia (vedi CdT del 4 luglio). Il desiderio di Ponti è anche di mostrare con i fatti che l’Ente è più che attivo e operoso. «Non è assolutamente vero che non si è fatto nulla o quasi, stiamo lavorando ma prima occorre in un certo senso cambiare la mentalità di chi vuole ancora la struttura sportiva fuori dalla porta di casa pur non avendo il terreno adeguato e vuole tutto entro i propri confini comunali». Ponti va anche oltre, introducendo il tema del turismo sportivo, di cui si è discusso anche nel corso dell’ultima assemblea. «Se vogliamo quel tipo di turismo dobbiamo elevare il livello delle strutture, non basta il solo campo da calcio o la sola palestra, servono strutture collaterali e ricettive centrali. Per ospitare ragazzi e squadre occorrono centralità e comodità, per poter anche vivere la regione. Per questo sul tavolo c’è pure l’idea di un ostello». Il nostro interlocutore immagina dei mini poli sportivi e multifunzionali, ispirati a realtà collaudate Oltralpe: «Le strutture devono essere sostenibili, quindi è indispensabile trovare sinergie tra varie attività e sport, immagino alcune macrozone per la regione, ognuna delle quali includa più paesi e più strutture e discipline». È in questo ambito che si inserisce un’iniziativa in corso: con lo scopo di allestire un documento strategico che possa fungere da «guida sportiva», l’ERSPO in queste settimane si sta recando in visita nei vari Comuni: «Noi abbiamo definito ciò che secondo noi è prioritario, ma per capire cosa è prioritario per la regione dobbiamo incrociare le nostre visioni con quelle dei Comuni. Per questo li stiamo incontrando uno dopo l’altro, dopo che avremo discusso con tutti potremo allestire il documento strategico definitivo e concordato».   

In questo articolo:
Correlati