Tredici anni e mezzo per le mazzate al suo creditore

«Ha mentito su tutto. Raramente si vede una persona con una tale propensione a mentire, e da questa aula ne passano... Le sue versioni valgono come il due di picche». Quando il giudice Amos Pagnamenta, leggendo la sentenza, ha pronunciato queste parole, è stato chiaro che l’imputato, giuridicamente, era spacciato. Tentato assassinio confermato e tredici anni e mezzo di carcere: questa la decisione della Corte nei confronti dell’uomo di cinquantadue anni che nel febbraio del 2022 fa aggredì un conoscente colpendolo più volte alla testa con una mazza. «Almeno sette colpi violenti che hanno provocato una grossa fuoriuscita di sangue».
Parlando dei motivi che lo hanno spinto a colpire la vittima (che nei confronti dell’accusato vantava un credito di venticinque mila franchi e che per la Corte si è dimostrata «generalmente credibile» nelle sue dichiarazioni) l’ipotesi della legittima difesa è stata spazzata via. «È stato un attacco, approfittando del primo momento in cui l’uomo di fronte a lui si è voltato. Cercava la sua morte – ha proseguito il giudice – perché vedeva quell’uomo come la causa dei suoi fastidi. Per questo, dopo i fatti, non ha chiamato l’ambulanza. E ha detto a un passante che andava tutto bene. Ha agito senza scrupoli, a sangue freddo, con modalità subdole e un movente ignobile: seppellire il suo debito». Oltre al carcere, l’imputato dovrà versare alla sua vittima trentun mila franchi per le spese legali, ventiquattro mila come risarcimento dei danni e trenta mila per torto morale. Confermata, pertanto, la tesi della procuratrice pubblica Pamela Pedretti. Non è escluso che l’uomo inoltri ricorso alla Corte di appello e di revisione penale di Locarno.
Lo scontro giuridico
Nella seconda giornata di processo, si erano scontrate le tesi opposte dell’accusa e della difesa. Secondo Pamela Pedretti, che aveva chiesto una pena di 14 anni di carcere per tentato assassinio, il 52.enne sapeva esattamente quello che stava facendo quel pomeriggio: «Non ha colpito a casaccio nel tentativo di difendersi durante un alterco, come dice. Anzi, sapeva benissimo che con quei colpi di mazza poteva fare molto male. Ha aggredito la vittima, colpendola alla testa, quando questa si trovava di spalle e continuando anche quando era a terra. La sua intenzione era quella di dare una lezione al suo conoscente al quale doveva i soldi, non certo di chiarirsi. Voleva ucciderlo, eliminando così anche il suo debito e tutti i problemi». Nel compiere questi atti, come aveva sottolineato ancora la pp, «l’imputato ha agito con premeditazione, mancanza di scrupoli e con modalità e movente particolarmente perversi, come chi non tiene in conto la vita altrui, pronto a sacrificarla per i propri interessi».
Dal canto suo la difesa si era battuta per una massiccia riduzione della pena, chiedendo per l’imputato al massimo 4-5 di detenzione: «Quello di cui stiamo parlando non è un tentato assassinio, ma un tentato omicidio per dolo eventuale commesso in un eccesso di legittima difesa». «Il mio assistito - aveva spiegato Maria Galliani - merita di essere condannato, ma a una pena giusta che corrisponda ai fatti accertati oggettivamente». La difesa aveva motivato questa tesi ritenendo che, durante l’alterco, lo scontro tra i due uomini sarebbe stato reciproco e non un attacco unilaterale dell’imputato alle spalle della vittima. Inoltre «è difficile tracciare con chiarezza i contorni del litigio», aveva rilevato l’avvocatessa. «Non è stato infatti possibile verificare in modo oggettivo il numero e la sequenza dei colpi inferti e la posizione dei protagonisti durante la colluttazione». La legale del 52.enne aveva anche sottolineato che - stando alle perizie - la vittima «non si è mai trovata in pericolo di morte imminente e concreto». La Corte ha però deciso altrimenti.