Processo

«La sua intenzione era quella di ucciderlo, non di chiarirsi»

L'accusa ha chiesto una pena detentiva di 14 anni nei confronti dell'uomo che il 4 febbraio 2022 in una stazione di servizio di Bellinzona colpì con una mazza un conoscente per un debito di 25.000 franchi
© CdT/Gabriele Putzu
Irene Solari
Irene SolarieEmma Jauch
07.03.2024 11:35

«Sapeva benissimo che con quei colpi di mazza poteva fare molto male: la sua intenzione era dargli una lezione e riuscire a ucciderlo, non di certo chiarirsi. Ha tentato senza scrupoli e selvaggiamente di ammazzare la vittima. Inoltre non ha nemmeno cercato di soccorrerlo, ma anzi, sperava di averlo ucciso e di riuscire a farla franca». Questa la tesi dell'accusa, sostenuta stamattina in aula dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti. Prosegue così la seconda giornata del processo nei confronti del 52.enne cittadino svizzero di origini polacche che il 4 febbraio 2022 aggredì a mazzate un suo conoscente, un 59.enne italiano, per un debito di 25.000 franchi nei pressi di una stazione di servizio lungo via Emilio Motta a Bellinzona. L’uomo - patrocinato dall’avvocatessa Maria Galliani - è tornato di fronte alla Corte delle Assise criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta (a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Filippo Monaci). A suo carico, secondo l’atto d’accusa stilato dalla pp, pendono i reati di tentato assassinio, ripetuta appropriazione indebita e falsità in documenti. Tutti reati per i quali Pedretti ha chiesto che l'imputato venga riconosciuto colpevole e condannato alla pena detentiva di 14 anni oltre ai quali, per il pericolo di recidiva, è stato anche ordinato un trattamento ambulatoriale.

Colpito alle spalle

Durante la seconda giornata di processo, la procuratrice pubblica ha ricostruito i fatti di quel giorno basandosi sull'atto d'accusa e sulle perizie, evidenziando anche i cambiamenti di versione nelle testimonianze fornite dal 52.enne. «L'imputato non ce la fa proprio a dirci come sono andate le cose e ammettere che ha colpito la vittima alla testa a tradimento, quando questo gli dava le spalle, e di avere continuato a prenderlo a mazzate sempre al capo. Non a casaccio come dichiara lui. E di avere anche continuato a colpirlo alla testa anche quando questo si trovava a terra. Voleva ucciderlo per eliminare il debito e i suoi problemi». Nel farlo, ha sottolineato la pp, ha agito con mancanza di scrupoli, con modalità e movente particolarmente perversi, come chi non tiene in conto la vita altrui, pronto a sacrificarla per i propri interessi, «e, anzi, ha persino cercato di presentarsi come vittima». «Ha agito a sangue freddo, con premeditazione, attirando la vittima con l'inganno nel magazzino e con piena volontà lo ha sorpreso alle spalle, colpendolo sempre alla testa anche quando questo era in posizione di inferiorità. Queste lesioni erano potenzialmente letali e lo sarebbero state senza il tempestivo intervento dei soccorsi». La vittima inoltre, ha rilevato l'accusa, ha riportato conseguenze fisiche e psichiche di quell'attacco. «In più nulla impediva all’imputato di scegliere la legalità invece che l’illegalità, ovvero di saldare il suo debito, visto che in quel momento aveva abbastanza soldi per farlo. Ma no, ha deciso di agire a modo suo e di uccidere la vittima». Per queste ragioni la procuratrice pubblica ha ritenuto il tentato assassinio, chiedendo per questo reato una pena detentiva di 13 anni e mezzo, adeguatamente aumentata di 6 mesi visto il concorso degli altri reati.

Due versioni

Ieri in aula - lo ricordiamo - l'imputato aveva ribadito la sua tesi sullo scontro con il 59.enne: in quei momenti concitati avrebbe impugnato la mazza e sferrato un colpo - poi ammettendo di non riuscire a ricostruire con chiarezza l'accaduto - soltanto per difendersi durante l'alterco con la vittima. «Volevo solo difendermi durante la colluttazione - ha dichiarato - è accaduto tutto molto velocemente. Di fronte a me avevo un uomo più grosso, arrabbiato, che mi insultava, mi minacciava e mi ha messo le mani addosso. Ho avuto un momento di vuoto, non ci ho più visto. Da lì è tutto un miscuglio di frammenti di ricordi».
Di diverso avviso la pp nella sua ricostruzione: «La vittima era girata di spalle e non lo stava di certo aggredendo». Inoltre, la maggior parte dei colpi, secondo le perizie citate in aula dalla procuratrice pubblica, sarebbero arrivati alla testa della vittima, quando l'uomo si trovava a terra, inerme. Non solo. «Se l'imputato non aveva nulla da nascondere e non aveva cattive intenzioni, perché ha disattivato le telecamere di video sorveglianza vicine dal deposito? Se davvero aveva paura della vittima, perché lo ha portato in un luogo isolato e con i vetri oscurati come quello dove sono avvenuti i fatti e non lo ha incontrato in un luogo più esposto? Questo è il comportamento di chi voleva eliminare una volta per tutte il problema, ucciderle il creditore e farla franca».  

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