Processo

«È stato un eccesso di legittima difesa»

La difesa si è battuta per una drastica riduzione della pena nei confronti dell'uomo che il 4 febbraio 2022 in una stazione di servizio di Bellinzona colpì con una mazza un conoscente per un debito di 25.000 franchi
© CdT/Gabriele Putzu
Irene Solari
Emma JaucheIrene Solari
07.03.2024 18:42

«Quello di cui oggi stiamo parlando non è un tentato assassinio, ma un tentato omicidio per dolo eventuale commesso in un caso di eccesso di legittima difesa». È iniziata così l'arringa dell'avvocata Maria Galliani, patrocinatrice del 52.enne cittadino svizzero di origini polacche che aggredì a mazzate un suo conoscente, un 59.enne italiano, il 4 febbraio 2022 per un debito di 25.000 franchi, nei pressi della stazione di servizio lungo via Emilio Motta a Bellinzona. L’uomo è oggi tornato di fronte alla Corte delle Assise criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta (a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Filippo Monaci), in attesa della sentenza che arriverà domani pomeriggio. «Il mio assistito merita di essere condannato sì, ma a una pena giusta, che corrisponda a quello che è stato accertato oggettivamente», ha puntualizzato Maria Galliani, domandando alla Corte che l’imputato venga condannato, ma per tentato omicidio per dolo eventuale commesso in un caso di eccesso di legittima difesa. La pena detentiva richiesta è stata di 4-5 anni, alla quale si aggiunge - visto il concorso degli altri reati (ripetuta appropriazione indebita e falsità in documenti) - una pena pecuniaria condizionalmente sospesa che starà alla Corte quantificare.

Dichiarazioni «poco credibili»

La legittima difesa è stata invocata da Galliani partendo dal presupposto che lo scontro tra i due uomini sarebbe stato reciproco e non un attacco unilaterale da parte dell’imputato alle spalle della vittima. «Un litigio dove i toni si sono fatti concitati», ma del quale è difficile delineare con chiarezza i contorni, ha spiegato la legale del 52.enne. Stando alla difesa, infatti, le dichiarazioni dei due contendenti sarebbero poco credibili, seppur per differenti motivi: «A seguito delle percosse ricevute alla testa, le perizie hanno riscontrato confusione e possibili amnesie». Allo stesso modo, sempre a mente dell'avvocata Maria Galliani, le dichiarazioni dell’imputato sono da considerarsi «inaffidabili, essendosi più volte dimostrato un bugiardo verso sé stesso e gli altri».

Se da una parte i fatti accertati dall’inchiesta condotta dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti (che, ricordiamo, ha chiesto 14 anni di carcere) «raccontano una storia di soldi mai ricevuti e di richieste sempre più insistenti da parte della vittima, di una montagna di bugie da parte dell’imputato e dell’alterco», dall’altra vi sono però anche fattispecie, secondo la legale, non verificabili oggettivamente che deporrebbero a favore del suo assistito: «Il numero e la sequenza dei colpi, la posizione dei protagonisti durante la colluttazione, la parte della mazza con la quale sono stati inferti i colpi». Non solo, la difesa ha anche sottolineato che – sempre stando alle perizie – la vittima «non si è mai trovata in pericolo di morte immediato e concreto». L’accusa di tentato assassinio, prospettata dal magistrato inquirente, non troverebbe quindi corrispondenza in tutti i fatti dati per accertati durante le indagini: «È stato un litigio per soldi, sfociato in una lite violenta, non un tentativo ragionato e consumato di eliminare la vittima».

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