Tutti pazzi per i parchi solari alpini

Tutti pazzi per i parchi solari alpini. In Ticino, e non solo, impazza oramai una nuova moda. L’ultimo progetto in ordine di tempo è quello da 25 milioni di franchi che la società IngEne di Cadenazzo intende realizzare sull’Alpe di Laveggia di proprietà del Patriziato di Ponto Valentino. L’assemblea dell’ente ha già dato il via libera al diritto di superficie di almeno 30 anni (tanto, infatti, dovrebbe essere la durata di vita del grande impianto fotovoltaico della superficie di 200 mila metri quadrati). Adesso tocca al Consiglio comunale di Acquarossa esprimersi.
Il sì sembra scontato
Non si tratta di approvare un credito, ma soltanto di esaminare e discutere l’idea e di dare, infine, il consenso politico sulla base della Legge federale sull’energia. Ciò avverrà martedì 15 luglio. Il Municipio guidato dalla sindaca Michela Gardenghi ha preavvisato favorevolmente l’opera e pertanto il sì del Legislativo bleniese dovrebbe essere scontato. Si avrà già una prima, chiara, indicazione dal rapporto della Commissione dell’edilizia che deve pronunciarsi, soprattutto, sull’impatto sul territorio.

«Le condizioni sono date»
«Vi è un interesse generale nella produzione di energia pregiata invernale e vi è un interesse locale che potrà favorire le entrate del Patriziato di Ponto Valentino che ha già espresso il suo appoggio al progetto. Inoltre la società promotrice avrà la sua sede nel nostro Comune, pur risultando difficile stimare le ricadute fiscali», precisa l’Esecutivo nel messaggio appena trasmesso al plenum, mostrando il pollice su. «Il tema dei parchi solari alpini è un tema sensibile che è emerso nel corso della crisi energetica degli scorsi anni, con la Confederazione che dal 2022 ha cercato di promuoverli sia con procedure facilitate sia con incentivi finanziari di una certa rilevanza», prosegue il Municipio. Nel gennaio 2024 l’IngEne aveva dunque presentato uno studio di fattibilità all’allora consesso che aveva dato luce verde all’iniziativa.
L'altra iniziativa in valle
L’impianto è stato poi «congelato» temporaneamente perché si attendevano le valutazioni giuridiche sugli aspetti procedurali di un’altra infrastruttura, prevista sempre ad Acquarossa. Quella del Pian Nara, poco distante dagli impianti di risalita, a 2.000 metri di altitudine, promosso dalla Società elettrica Sopracenerina. Il progetto al centro di questo articolo, per contro, sorgerà ad una quota poco superiore (2.100-2.200 metri) su un pendio esposto a sud-est, con inclinazione dei moduli fotovoltaici di 70 gradi. Coprirà il fabbisogno energetico di 5 mila economie domestiche, corrispondente ad una produzione annua di 10.300 MWh (potenza di 8.600 chilowattora).

Fra condizioni e impatto
«Le condizioni sono a nostro avviso date: l’ubicazione su un’alpe dismessa, con scarsi contenuti naturalistici di pregio, in posizione molto soleggiata ma poco percettibile dal piano; la produzione di energia pregiata lungo tutto l’arco dell’anno (ma in particolare d’inverno: la produzione minima è di 500 kWh/kWp) non permettono a nostro avviso di esprimere critiche di opportunità per gli aspetti ambientali. Sarà comunque l’esame di impatto ambientale da presentare in fase di procedura edilizia a dimostrare o confutare questa tesi», si osserva nella documentazione tecnica.
Investitori ticinesi interessati
Vi può essere un rischio imprenditoriale, si è chiesto il Municipio? La risposta è stata «sì». Spetterà al Patriziato «tutelarsi adeguatamente in modo da evitare che, in caso di fallimento dell’operazione, si trovi a dover smantellare l’impianto a proprie spese. Su questo punto la Legge sull’energia prevede una misura che considera questo aspetto». Degli investitori ticinesi si sono comunque già fatti avanti con la ditta bellinzonese. Entro fine anno i promotori prevedono di trasmettere l’incarto all’Ispettorato federale degli impianti a corrente forte e forniranno ulteriori delucidazioni sui prossimi passi.