Ubriaco al volante e recidivo, condannato per una «notte folle» sulle strade del Sopraceneri

Cinque reati gravi. In un’unica notte. Anzi, in poco meno di un’ora e mezza, tra le 2 e le 3.20 di una serata di fine agosto 2020. Reati per i quali l’imputato, un 32.enne della Valle di Blenio, è comparso oggi in aula davanti alle Assise criminali di Riviera, a distanza di quasi tre anni dall’accaduto. «È stata una grandissima stupidata, sono veramente dispiaciuto», ha dichiarato a testa bassa e con il volto contrito. Durante la fase istruttoria ha detto di non ricordare quasi nulla di quella folle notte. Dichiarazioni che, come ha ricordato l’accusa, cozzano con l’interrogatorio di quella mattina, quando l’uomo ha fornito dettagli di cui solo lui poteva essere a conoscenza.
I fatti
La serata era iniziata già nel tardo pomeriggio, con un aperitivo. Poi l’imputato si era spostato con amici a cena. Per poi finire in un bar di Biasca. Il filo conduttore: l’alcol. E l’automobile. Una volta fuori, stando agli atti, l’allora 29.enne aveva offerto un passaggio a uno sconosciuto fino alla sua abitazione. Ma anziché imboccare la strada cantonale aveva preso l’autostrada in direzione opposta, verso Bellinzona. E, nonostante le insistenti richieste del passeggero di fermarsi e di farlo scendere, aveva proseguito nella sua corsa a folle velocità (fino a 250 km/h) e con sorpassi sulla destra. Una volta lasciata l’autostrada, la situazione è anche peggiorata: guida contromano, mancato stop al semaforo rosso, velocità elevata, circolazione sul marciapiede per evitare il posto di blocco della polizia, inseguimento. «Quanto accaduto avrebbe potuto trasformarsi in una tragedia», ha dichiarato la procuratrice pubblica Chiara Buzzi, «non è avvenuto per pura casualità». L’esame dell’alito tramite etilometro probatorio ha certificato lo stato di ebbrezza con cui l’uomo si era messo al volante: 0,91 mg/l (pari all’1,82 per mille). Fatti, come detto, sostanzialmente ammessi durante il primo interrogatorio in cui l’imputato, per l’accusa, «ha dimostrato una grandissima lucidità». E che si sommano a un episodio risalente al 2018, per il quale è considerato recidivo per guida in stato di inattitudine. «Oggi non bevo più», ha dichiarato davanti alla Corte, «e non sento il bisogno di riacquistare la patente, mi sposto con i mezzi pubblici».
Da rapimento a coazione
Cinque reati gravi, dicevamo: infrazione grave qualificata e ripetuta alle norme della circolazione, grave infrazione alle norme della circolazione, anche questa ripetuta, guida in stato di inettitudine, impedimento ripetuto di atti dell’autorità (per la violazione del posto di blocco e la fuga). E sequestro di persona e rapimento, per cui la Corte ha prospettato la coazione. L’imputato ha infatti dichiarato che era convinto di avere a bordo una persona che conosceva (indicandone nome e cognome). In ogni caso, seppure senza diminuirne la gravità, la vittima (che non si è costituita accusatore privato) è salita in auto di sua spontanea volontà ed è poi stata costretta ad assistere alla folle corsa.
28 mesi di cui 6 da espiare
Infrazioni «che la legge considera gravi», ha precisato il giudice Siro Quadri nella lettura della sentenza, che conferma ogni imputazione dell’atto d’accusa. Il 32.enne è stato condannato a 2 anni e quattro mesi, di cui 22 sospesi e 6 da espiare, per un periodo di prova di due anni. Questo nonostante l’accusa avesse chiesto una pena di 24 mesi (con la possibilità di essere interamente sospesa). «Sono passati tre anni, il mio cliente non beve e non guida più. Un periodo di detenzione sarebbe ingiusto, sproporzionato e controproducente», aveva detto l’avvocato Rossano Guggiari. Ma nella commisurazione della pena la Corte ha considerato la durata dei reati perpetrati: «Si tratta di un ‘Dauerdelikt’, un crimine che è durato nel tempo, oltre un’ora – ha spiegato il giudice Quadri –. È stata messa in pericolo la salute dell’imputato, di terzi e dei cittadini. La sicurezza di potenziali pedoni e altri utenti della strada, della polizia. Non si può parlare di ‘bullata’ (termine usato dal difensore, n.d.r.), è molto più grave. Sommando tutte le infrazioni e considerata la recidiva, non è possibile rimanere nei 24 mesi avanzati». La difesa ha già annunciato che intende ricorrere in Appello.