L’analisi

Un «escamotage» per ammortizzare i costi della fusione

I 29 miliardi di dollari di «utile» fungerebbero da riserva per coprire anche le probabili future spese per le vertenze legali ancora aperte delle due banche – La spiegazione del professor Giovanni Barone Adesi
© KEYSTONE / ENNIO LEANZA
Dimitri Loringett
31.08.2023 18:29

«UBS doveva in qualche modo contabilizzare l’acquisizione di Credit Suisse. Si tratta in fondo di un escamotage per evitare di dover registrare un immenso utile tassabile in questo trimestre e perdite altrettanto immense nei trimestri successivi. Così invece UBS potrà usare questo goodwill negativo per ammortizzare man mano i costi d’integrazione di Credit Suisse». È questa, in sostanza, la spiegazione dataci dal professor Giovanni Barone Adesi in merito alla registrazione contabile del «negative goodwill» di 29 miliardi di dollari da parte di UBS nel suo bilancio trimestrale, il primo che vede incorporati anche i valori dell’acquisita Credit Suisse (CS). «In una situazione di fusione come questa, UBS non poteva ignorare il goodwill. Mi sembra che UBS abbia trattato in modo ragionevole questo valore. Non dimentichiamo che il mercato già scontava il valore contabile di CS di almeno il 90%».

Nella sua comunicazione pubblica, UBS non ha parlato delle questioni legali ancora aperte, si pensi in particolare alla vertenza che vede coinvolta UBS in Francia (sentenza definitiva attesa per il 27 settembre), come pure gli incarti ereditati da CS (Archgegos, Grensill). Ancora Barone Adesi: «Penso che la banca spenderà più dei 4 miliardi di dollari accantonati per sistemare le questioni legali, però potrà ammortizzare il goodwill negativo, che di fatto è una riserva che, a mio parere, dovrebbe essere sufficiente».

I risultati trimestrali sono stati festeggiati in Borsa, dove il titolo UBS Group ha guadagnato il 6,05%, chiudendo a 23,50 franchi, il valore massimo da quindici anni a questa parte. Ma quanto durerà quest’euforia? «La Borsa è, nonostante tutto, ancora in fase di attesa. Molto dipenderà dal successo che UBS avrà con l’integrazione di CS e anche dai possibili strascichi legali che possono protrarsi nel tempo», afferma Barone Adesi. «UBS è abbastanza ottimista, d’altronde si è liberata dagli impegni verso la Confederazione e Banca nazionale (la garanzia statale contro le perdite e le linee di credito, ndr), quindi può agire come meglio crede. In generale penso che la situazione sia promettente per l’istituto, però come tutte le fusioni solo il tempo dirà se quest’ultima avrà successo. Le premesse positive comunque ci sono, naturalmente bisognerà vedere come andrà l’economia globale, così come eventuali problemi regolatori che UBS potrebbe avere in altre giurisdizioni».

Quando si compra un’azienda che vale, per esempio, 20 ma che ha un valore contabile di 12, si registra in contabilità un «goodwill» per evitare registrare subito una perdita. Nel caso di UBS è stato fatto il contrario (ergo «goodwill negativo»), ovvero si è comprato CS per 3 miliardi a fronte di un valore contabile di circa 37 miliari. Così facendo, UBS ha evitato di mostrare un grande utile, oltretutto tassabile, che avrebbe distrutto ovviamente l’utile «reale» di UBS, che nel secondo trimestre è stato di poco superiore al miliardi di dollari.
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