"Un microchip per i criminali"

BERNA - Inserire un microchip nel corpo dei delinquenti sessuali o violenti che vengono rilasciati una volta scontata la pena: è la proposta avanzata da Henriette Haas, professoressa di psicologia forense all'università di Zurigo, per meglio lottare contro i rischi di recidiva drammaticamente tornati alla ribalta con il caso Adeline M, la terapeuta sgozzata da un pluristupratore vicino a Ginevra.
I detenuti in questione, che non si possono o non si vogliono internare, dovrebbero essere posti davanti a un'alternativa: verrebbero liberati solo se accettano di avere nel loro corpo un microchip che segnala ogni loro movimento via GPS, spiega la specialista in un'intervista pubblicata dal settimanale "Weltwoche".
"Con questo sistema non si potrebbe escludere completamente una ricaduta. Ma in tal modo si potrebbe ricostruire in ogni momento il luogo in cui si trova l'autore di reato: se commettesse un altro delitto verrebbe immediatamente acciuffato", sottolinea Haas.
"Gli incaricati alla protezione dei dati probabilmente strillerebbero", continua l'esperta. Ma a suo avviso si tratta di ponderare gli interessi: le vittime di gravi atti criminali sono spesso costrette a far fronte per tutta la vita alle conseguenze di un delitto. Da parte sua il delinquente avrebbe sì degli svantaggi, ma da ritenere accettabili, considerando che l'alternativa potrebbe essere un internamento a vita.
Sempre secondo Haas la protezione dei dati spesso ostacola o addirittura impedisce l'accesso agli atti, con conseguenze nefaste. "In questo campo occorre fare qualcosa. Sono contraria a mettere i criminali alla gogna pubblica, come viene fatto negli Usa. Questo non porta a nulla. Ma giudici, periti e autorità devono poter conoscere i precedenti penali, che oggi vengono cancellati troppo rapidamente dai registri".
Per la professoressa i reati relativi a delitti contro l'integrità fisica non dovrebbero mai essere cancellati, o almeno devono poter essere sempre visionabili dalle autorità di perseguimento penale. "Sono un elemento centrale nella valutazione del rischio", sottolinea Haas. Queste informazioni sono importanti anche per chi ha che fare con la risocializzazione.
Che dire della proposta di internare automaticamente i delinquenti sessuali recidivi? "Anche qui abbiamo esperienze fatte negli Usa, dove molte più persone vengono rapidamente chiuse in cella. Questo è immensamente caro e, guardando alle statistiche di criminalità, non particolarmente efficace". Secondo Haas "il problema principale non sono gli assassini, che oggi anche in Svizzera vengono internati in modo relativamente facile, bensì i casi nella zona grigia". Se si volesse rinchiudere ogni criminale violento o sessuale si dovrebbero costruire alcuni nuovi penitenziari di massima sicurezza.