Il progetto

«Un razzo di fiori per volare insieme»: quando l’arte diventa cura

A Lamone un progetto unico unisce scuola, artisti e terapisti - Il Pianeta delle Farfalle racconta il potere dell’immaginazione e della collaborazione tra pubblico e privato
Mattia Sacchi
27.10.2025 10:04

C’è un razzo che spicca il volo dal giardino della scuola elementare di Lamone-Cadempino. È alto dieci metri, colorato come un sogno, rivestito da centinaia di fiori ritagliati e incollati dai bambini. Si chiama Il Pianeta delle Farfalle: il viaggio, l’opera monumentale di Yuri Catania nata da un’idea di Sara Ruscitti, ergoterapista e collezionista d’arte, in collaborazione con l’Istituto scolastico locale e con il team di OBIETTIVOErgoterapia.

Un progetto nato, come spesso accade per le cose più belle, da un incontro fortuito e da una scintilla di visione condivisa. «Due anni fa – racconta Ruscitti – ho aperto il mio studio di ergoterapia a Lamone e ho chiesto a Yuri di realizzare un murale site-specific: Il Pianeta delle Farfalle. Da subito ci siamo resi conto che quell’opera non poteva restare chiusa tra quattro mura. Era un seme, e come ogni seme doveva germogliare».

Così, dal dialogo tra un’artista e una terapeuta, è nato un laboratorio aperto che ha coinvolto i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola elementare. Un percorso lungo mesi, fatto di laboratori, carta, colori, forbici, e soprattutto ascolto. Le ergoterapiste dello studio hanno guidato gratuitamente le classi in attività creative e inclusive, portando l’arte dentro il quotidiano dell’educazione e la cura dentro l’arte.

«La cosa più bella è stata vedere l’entusiasmo dei bambini – spiega Ruscitti –. Parlare di spazio, di razzi e farfalle, di viaggi e pianeti, ha acceso la loro immaginazione. Hanno scritto e illustrato la storia del Pianeta delle Farfalle da zero, ciascuno con la propria fantasia. Poi Yuri ha raccolto oltre duecento disegni, li ha selezionati e montati insieme al testo, creando un vero libro illustrato».

Quel libro oggi vive anche nell’opera: un QR code, installato alla base del razzo, permette di accedere al racconto scritto e disegnato dai bambini. A Natale, la versione cartacea verrà donata alla scuola.

Ma il valore del progetto non si ferma alla sua bellezza visiva. È un esperimento di arte come inclusione e arte come terapia, in cui tutti i bambini – anche quelli con bisogni speciali – hanno potuto partecipare. «La classe speciale ha lavorato fianco a fianco con gli altri, con tempi e strumenti adattati. Nessuno è stato escluso. È questo, per me, il senso profondo dell’arte partecipativa: far sentire ognuno parte del processo creativo».

La relazione tra arte ed ergoterapia, spiega Ruscitti, è più naturale di quanto si pensi. «Nel nostro lavoro cerchiamo di migliorare le abilità quotidiane dei bambini, dalla motricità fine alla coordinazione occhio-mano. Ritagliare, incollare, disegnare: sono attività che in terapia servono a sviluppare competenze fondamentali. In questo caso, però, non siamo partiti da un problema da correggere, ma da una possibilità: permettere a ogni bambino di esprimersi liberamente, di costruire qualcosa con le proprie mani e di vederlo crescere nel mondo reale».

In questa sinergia si ritrova la poetica di Yuri Catania, che da anni esplora la relazione tra natura e tecnologia, trasformando razzi e satelliti in giardini floreali. Nella scultura di Lamone, la potenza del vettore spaziale si stempera nell’esplosione di fiori che lo avvolgono, metafora visiva di un equilibrio possibile tra progresso e rispetto della vita.

Ma dietro all’estetica si cela un gesto civico raro: un progetto no profit, interamente sostenuto da OBIETTIVOErgoterapia e da sponsor locali, offerto alla comunità. «È stato bello vedere una collaborazione così armoniosa tra pubblico e privato – riflette Ruscitti –. In Ticino non è scontato. La direttrice della scuola ha creduto nel progetto, il Comune ci ha supportato, e tutti hanno mostrato una grande apertura. Questo è un segnale positivo, che andrebbe valorizzato».

Nel racconto di Sara Ruscitti l’entusiasmo è palpabile, ma c’è anche un pensiero più profondo: la convinzione che l’arte possa curare, non solo i singoli, ma anche il tessuto di una comunità. «Io credo che anche lo spazio in cui si vive curi. Nei miei studi ci sono opere d’arte, perché l’ambiente deve trasmettere accoglienza, amore, energia positiva. Quando un paziente entra e dice “mi sento bene qui”, so che l’arte ha già fatto la sua parte. Ecco, Il Pianeta delle Farfalle nasce da questo stesso principio: creare bellezza condivisa, capace di generare benessere collettivo».

Un razzo di fiori, dunque, che non mira al cielo ma al cuore. Che insegna ai bambini – e agli adulti – che la fantasia non è evasione, ma un modo di abitare meglio il mondo. E che, come le farfalle, ogni idea può spiccare il volo se trova uno spazio dove posarsi.

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