Una commissione parlamentare per indagare sul «caso Hospita»

«Come Sottocommissione abbiamo esaurito il nostro margine di manovra, senza essere riusciti a dare delle risposte». Non hanno portato gli effetti sperati i due mesi e mezzo di lavoro della Sottocommissione speciale incaricata di fare luce sugli addentellati politici del cosiddetto «caso Hospita». Al punto che, nel pomeriggio, il coordinatore Fabrizio Sirica (PS) ha annunciato l’intenzione della Sottocommissione di proporre al Parlamento una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI). Una scelta, ha spiegato, presa anche alla luce delle nuove informazioni arrivate negli ultimi mesi alla Sottocommissione. «Informazioni che si sommano a quelle di dominio pubblico e di cui non posso dare riscontro, ma che sottolineano l’importanza di dare risposte agli ulteriori quesiti emersi». Ma, soprattutto, una decisione determinata dal fatto che le persone chiave che la Sottocommissione avrebbe voluto sentire si sono negate. «Come Sottocommissione non abbiamo il potere di convocare nessuno», ha spiegato Sirica. «Per mettere in fila i fatti, però, avevamo deciso di audizionare alcune delle persone coinvolte, che rivestono cariche pubbliche. Senza tuttavia ottenere collaborazione». Motivo per il quale, come detto, la Sottocommissione ha poi deciso di interrompere i propri lavori, non potendo proseguire oltre. Di nomi, oggi, non ne sono stati fatti. Ma è chiaro il riferimento ad alcune figure di spicco della Lega.
Rimasta con poche certezze e tante domande ancora inevase, la Sottocommissione ha quindi vagliato alcune ipotesi di lavoro, per poi giungere alla conclusione che una CPI sarebbe stata l’opzione migliore: «Questo strumento può coniugare il rigore giuridico e procedurale, grazie all’aiuto di uno o più specialisti, e la rilevanza politica, che non può essere demandata solo ad alcuni professionisti». Anche perché, ha aggiunto, si tratta di «entrare in logiche e meccanismi di potere e di gestione delle nomine che non per forza hanno attinenza con le questioni legali. È perciò importante che la politica si assuma questa responsabilità». Sirica ha però anche voluto chiarire che l’operazione non vuole essere «contro una persona, né contro un partito», quanto piuttosto «un mezzo per capire cosa eventualmente non ha funzionato e va dunque migliorato».
I quattro punti da chiarire
A questo punto, come spiegato da Sirica la CPI - se approvata dalla Gestione prima e dal Parlamento poi - dovrà fare luce su quattro punti chiave. Elementi che erano stati sollevati in una nota del Servizio giuridico del Gran Consiglio a metà agosto e che hanno poi portato alla creazione della Sottocommissione. E sui quali, appunto, una CPI dovrebbe fare chiarezza. Il primo punto riguardava la verifica dell’opportunità e della legittimità che uno o più consiglieri di Stato e granconsiglieri (evidentemente quelli della Lega) promuovessero un’indagine privata su un’azienda (la Hospita) anch’essa privata. Il secondo, la legittimità e l’opportunità del mandato conferito all’avvocato Enea Petrini di svolgere tale indagine, in particolare in virtù del fatto che esso è nel CdA di BancaStato e in passato è stato pure legale - per altre vicende - di una delle parti coinvolte, ossia Eolo Alberti. Il terzo mirava ad approfondire la natura delle informazioni di cui disponevano i consiglieri di Stato della Lega, con particolare attenzione all’eventualità che conoscessero fatti potenzialmente illeciti. Il quarto, infine, puntava ad approfondire il contenuto e la portata delle dichiarazioni di Norman Gobbi che - sentito dal Procuratore generale come persona informata sui fatti - aveva parlato di «combine» (in merito alle nomine in Magistratura e in seno all’EOC).
In pratica, nei prossimi mesi la CPI passerà al setaccio due macrotemi. Da un lato, il rapporto dell’avvocato leghista Enea Petrini, redatto su incarico dei vertici di via Monte Boglia dopo alcune «voci» che si rincorrevano sull’operato di Alberti all’interno di Hospita, azienda di cui era stato direttore amministrativo. Un documento dal quale, in sintesi, emergevano una gestione definita «allegra» e relazioni personali tra le figure societarie – tra cui anche la ex deputata leghista Sabrina Aldi – che si sono deteriorate nel tempo. Sentito dal procuratore generale Andrea Pagani, lo ricordiamo, il consigliere di Stato Gobbi aveva confermato l’esistenza di questo documento, dal quale non emergevano però comportamenti di rilevanza penale tali da imporre una segnalazione al Ministero pubblico. L’altra grande questione, invece, riguarda le presunte «combine»: l’elezione a procuratore pubblico di Alvaro Camponovo, figlio del dottor Claudio Camponovo (a quel tempo datore di lavoro di Aldi); l’entrata nel CdA dell’EOC dello stesso Alberti.
I prossimi passi
Per istituire la CPI servirà comunque ancora qualche tempo. Già, perché in primis a doversi esprimere saranno i commissari della Gestione. In caso di avallo, la richiesta passerà al Consiglio di Stato che avrà circa un mese di tempo per far pervenire le proprie osservazioni, comunque non vincolanti. L’ultima parola, infine, spetterà al Parlamento. Indipendente da come finirà, ha chiarito Sirica, rimane l’amarezza. «Fa male vedere quanto avvenuto in questa legislatura, contraddistinta da caos e casi. Si è parlato poco di politica e molto, invece, dei politici e dei loro comportamenti. In questo modo, la popolazione finisce per perdere la fiducia nella politica».

