"Via il passaporto agli assassini? È eccessivo"

Per il Consiglio federale i reati contro la vita non giustificano la privazione della cittadinanza elvetica ai naturalizzati: "È anticostituzionale"
Red. Online
21.08.2017 16:05

BERNA - Seppur riprovevoli, i reati contro la vita e l'integrità della persona non giustificano la revoca della cittadinanza a un naturalizzato. Una simile disposizione sarebbe sproporzionata, scrive il Consiglio federale in risposta ad una mozione del consigliere nazionale Lorenzo Quadri che raccomanda al plenum di respingere.

Secondo Quadri la prassi attuale per la revoca della cittadinanza è troppo restrittiva: essa trova applicazione al massimo nei casi di terrorismo o di spionaggio. Ma anche nei casi di terrorismo, indica il deputato leghista, la revoca non è imperativa. Per il consigliere nazionale ticinese, chi si macchia dei crimini più gravi, in particolare quelli contro la vita e l'integrità della persona, non deve mantenere la cittadinanza svizzera nell'interesse della sicurezza e della reputazione della Svizzera. A detta di Quadri, una maggiore severità contribuirebbe a "dare valore al passaporto elvetico, che premia l'integrazione dello straniero".

Tuttavia, spiega il Consiglio federale invitando a respingere la mozione, "i reati contro la vita e l'integrità della persona, seppur riprovevoli, non pregiudicano gli interessi o la reputazione della Svizzera in misura tale da giustificare una revoca della cittadinanza". Per questo motivo, il Consiglio federale ritiene sproporzionata l'estensione ad altri reati.

"Inoltre - conclude il Consiglio federale - la richiesta dell'autore della mozione riguarda soltanto le persone naturalizzate. Come già sostenuto a più riprese dal Consiglio federale in risposta a vari interventi parlamentari, questa distinzione tra cittadini che hanno acquisito per legge la cittadinanza svizzera e quelli che l'hanno acquisita per decisione dell'autorità è contraria alla Costituzione federale e al diritto internazionale. Tutti gli Svizzeri devono avere i medesimi diritti e doveri".