West Nile, «Sì, esistono decorsi anche gravi»

Dottor Merlani, partiamo dal decorso di questo virus. Da una
parte precisate che nella stragrande maggioranza dei casi il West Nile non
comporta rischi per l’essere umano. Nel comunicato di oggi però citate
un’ospedalizzazione. Quindi questo virus trasmesso dalla zanzara comune può
avere anche decorsi piuttosto gravi?
«Assolutamente sì. Esistono decorsi gravi. Il West Nile, nel
90% dei casi, non dà praticamente sintomi. In una parte dei casi si presenta
con sintomi simil-influenzali e, circa nell’1%, può avere manifestazioni serie
come quella che abbiamo visto nel caso annunciato oggi: una meningoencefalite.
Esistono dunque anche decorsi gravi. Come avrà visto, in Italia si sono
registrati anche dei decessi collegati al West Nile. I casi più severi
riguardano soprattutto persone con fragilità preesistenti: anziani, persone con
più patologie o con un sistema immunitario compromesso».
Per quanto riguarda invece i sintomi leggeri, quelli simili a
un'influenza, di cosa si tratta?
«Parliamo di dolori muscolari, febbre, rush al torace e mal
di testa: sintomi piuttosto aspecifici. Si parla spesso di «influenza estiva»,
anche se ricordo che l’influenza non circola d’estate. Per questo suggerisco ai
colleghi sul territorio che, prima di diagnosticare un’influenza estiva,
bisogna verificare che non si tratti di dengue, chikungunya, West Nile o di una
meningoencefalite estiva da zecca, che possono causare sintomi simili».
Tra i decorsi gravi c’è anche la paralisi flaccida. Di cosa
si tratta?
«È un’evoluzione del danno meningoencefalitico: se
l’infiammazione delle meningi e dei nervi dell’encefalo è importante, può
colpire anche i nervi e causare paralisi. Quindi sì, ci sono possibili
manifestazioni neurologiche, ma fortunatamente riguardano solo una piccola
percentuale di casi. Se così non fosse, non parleremmo di una malattia che nel
90% dei casi è asintomatica».
Ma la malattia è curabile se viene identificata in tempo?
«Diciamo che si possono fare diagnosi e supporto, ma non
esiste una terapia specifica. Non c’è un farmaco contro il West Nile. Il
trattamento è di supporto e dipende dalla manifestazione clinica. Se si tratta
di sintomi lievi, si usano antipiretici e antinfiammatori. Se c’è una forma
encefalitica, può essere necessario il ricovero e, nei casi severi, anche la
terapia intensiva. Ma non esiste un antivirale specifico».
Ha parlato di persone più fragili. Chi sono? E il paziente
ricoverato oggi come sta?
«Parliamo soprattutto di persone anziane, polimorbide, o con
problemi del sistema immunitario. Quanto al paziente ricoverato, si è ripreso:
è stato in ospedale circa una settimana e ora sta bene. Anche tra le persone
fragili, dunque, molti si riprendono».
Era una persona anziana?
«Era una persona di una certa età, con altri problemi di
salute».
Il pericolo si concentra soprattutto in estate, quando le
zanzare sono più presenti. Quali misure di prevenzione si possono adottare?
«Sì, è corretto: la trasmissione avviene solo nella stagione
delle zanzare. Fuori stagione non c’è rischio, anche perché l’essere umano non
trasmette il virus a un altro essere umano. E nemmeno può infettare una
zanzara, perché la quantità di virus nel sangue non è sufficiente a farlo».
E le misure di prevenzione?
«La regola fondamentale è evitare di farsi pungere. È sempre
raccomandabile, non solo per il West Nile, ma anche per dengue, chikungunya e
altre malattie. Quindi: usare repellenti, coprirsi soprattutto la sera,
eliminare acqua stagnante da sottovasi e giardini, e applicare tutte le misure
che conosciamo già per la zanzara tigre. Tutto ciò vale anche per la zanzara
comune europea, che è quella che trasmette il West Nile».
Parliamo ora della dengue. È già arrivata in Ticino?
«Al momento non abbiamo casi autoctoni. Abbiamo avuto diversi
casi importati da persone rientrate da viaggi in Paesi tropicali, sia d’estate
sia d’inverno. Se arrivano quando la stagione delle zanzare è finita, il
rischio termina lì. Se invece arrivano durante la stagione delle zanzare,
interveniamo per ridurre la popolazione di zanzare adulte nei pressi del
domicilio, così da ridurre il rischio che una zanzara punga la persona infetta
e trasmetta il virus ad altri. Quest’estate abbiamo fatto alcuni interventi, ma
casi di trasmissione locale non ce ne sono stati.
Con la dengue, mi sembra di capire, il rischio è maggiore, in quanto una persona
infetta può a sua volta infettare una zanzara, che poi trasmette il virus ad
altri. È corretto?
«Esattamente. Per questo, quando una persona risulta
positiva, siamo molto attenti: deve restare in casa, usare repellenti e
dispositivi antizanzare. E poi interveniamo, insieme agli specialisti, per
ridurre la popolazione di zanzare adulte attorno alla sua abitazione».

