L'intervista

West Nile, «Sì, esistono decorsi anche gravi»

L’Ufficio del medico cantonale ha comunicato il primo caso autoctono del virus trasmesso dalla zanzara – Ne abbiamo parlato con il medico cantonale Giorgio Merlani : «Ora il paziente ricoverato si è ripreso»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
04.12.2025 13:15

Dottor Merlani, partiamo dal decorso di questo virus. Da una parte precisate che nella stragrande maggioranza dei casi il West Nile non comporta rischi per l’essere umano. Nel comunicato di oggi però citate un’ospedalizzazione. Quindi questo virus trasmesso dalla zanzara comune può avere anche decorsi piuttosto gravi?
«Assolutamente sì. Esistono decorsi gravi. Il West Nile, nel 90% dei casi, non dà praticamente sintomi. In una parte dei casi si presenta con sintomi simil-influenzali e, circa nell’1%, può avere manifestazioni serie come quella che abbiamo visto nel caso annunciato oggi: una meningoencefalite. Esistono dunque anche decorsi gravi. Come avrà visto, in Italia si sono registrati anche dei decessi collegati al West Nile. I casi più severi riguardano soprattutto persone con fragilità preesistenti: anziani, persone con più patologie o con un sistema immunitario compromesso».

Per quanto riguarda invece i sintomi leggeri, quelli simili a un'influenza, di cosa si tratta?
«Parliamo di dolori muscolari, febbre, rush al torace e mal di testa: sintomi piuttosto aspecifici. Si parla spesso di «influenza estiva», anche se ricordo che l’influenza non circola d’estate. Per questo suggerisco ai colleghi sul territorio che, prima di diagnosticare un’influenza estiva, bisogna verificare che non si tratti di dengue, chikungunya, West Nile o di una meningoencefalite estiva da zecca, che possono causare sintomi simili».

Tra i decorsi gravi c’è anche la paralisi flaccida. Di cosa si tratta?
«È un’evoluzione del danno meningoencefalitico: se l’infiammazione delle meningi e dei nervi dell’encefalo è importante, può colpire anche i nervi e causare paralisi. Quindi sì, ci sono possibili manifestazioni neurologiche, ma fortunatamente riguardano solo una piccola percentuale di casi. Se così non fosse, non parleremmo di una malattia che nel 90% dei casi è asintomatica».

Ma la malattia è curabile se viene identificata in tempo?
«Diciamo che si possono fare diagnosi e supporto, ma non esiste una terapia specifica. Non c’è un farmaco contro il West Nile. Il trattamento è di supporto e dipende dalla manifestazione clinica. Se si tratta di sintomi lievi, si usano antipiretici e antinfiammatori. Se c’è una forma encefalitica, può essere necessario il ricovero e, nei casi severi, anche la terapia intensiva. Ma non esiste un antivirale specifico».

Ha parlato di persone più fragili. Chi sono? E il paziente ricoverato oggi come sta?
«Parliamo soprattutto di persone anziane, polimorbide, o con problemi del sistema immunitario. Quanto al paziente ricoverato, si è ripreso: è stato in ospedale circa una settimana e ora sta bene. Anche tra le persone fragili, dunque, molti si riprendono».

Era una persona anziana?
«Era una persona di una certa età, con altri problemi di salute».

Il pericolo si concentra soprattutto in estate, quando le zanzare sono più presenti. Quali misure di prevenzione si possono adottare?
«Sì, è corretto: la trasmissione avviene solo nella stagione delle zanzare. Fuori stagione non c’è rischio, anche perché l’essere umano non trasmette il virus a un altro essere umano. E nemmeno può infettare una zanzara, perché la quantità di virus nel sangue non è sufficiente a farlo».

E le misure di prevenzione?
«La regola fondamentale è evitare di farsi pungere. È sempre raccomandabile, non solo per il West Nile, ma anche per dengue, chikungunya e altre malattie. Quindi: usare repellenti, coprirsi soprattutto la sera, eliminare acqua stagnante da sottovasi e giardini, e applicare tutte le misure che conosciamo già per la zanzara tigre. Tutto ciò vale anche per la zanzara comune europea, che è quella che trasmette il West Nile».

Parliamo ora della dengue. È già arrivata in Ticino?
«Al momento non abbiamo casi autoctoni. Abbiamo avuto diversi casi importati da persone rientrate da viaggi in Paesi tropicali, sia d’estate sia d’inverno. Se arrivano quando la stagione delle zanzare è finita, il rischio termina lì. Se invece arrivano durante la stagione delle zanzare, interveniamo per ridurre la popolazione di zanzare adulte nei pressi del domicilio, così da ridurre il rischio che una zanzara punga la persona infetta e trasmetta il virus ad altri. Quest’estate abbiamo fatto alcuni interventi, ma casi di trasmissione locale non ce ne sono stati.

Con la dengue, mi sembra di capire, il rischio è maggiore, in quanto una persona infetta può a sua volta infettare una zanzara, che poi trasmette il virus ad altri. È corretto?
«Esattamente. Per questo, quando una persona risulta positiva, siamo molto attenti: deve restare in casa, usare repellenti e dispositivi antizanzare. E poi interveniamo, insieme agli specialisti, per ridurre la popolazione di zanzare adulte attorno alla sua abitazione».

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