Pensieri dal battellino

Acque bollenti

Nessuno vorrebbe essere nei panni di Vitta (nemmeno nelle faccende di arrocchi)
Bruno Costantini
05.07.2025 06:00

L’acqua del Ceresio bolle; il tempo di arrivare a Caprino con il battellino e anche il Barbera fatto col mulo è caldo; talvolta in serata, rientrando al porto comunale, siamo investiti da venti di tempesta, tuoni, fulmini, grandine. Asia arriva a fine giornata esausta e ha crisi mistiche, vede Labubu ovunque, forse perché non riesce più a trovarne uno di questi pupazzetti che da TikTok hanno spopolato nel mondo della moda e dello spettacolo. Una mania trendy.

Per una microinfluencer del lago e content creator come la mia amica è un grande smacco non poter attaccare al manubrio della sua bici elettrica rosa un Labubu. Sarà per questa mancanza, o sarà per il caldo, ma Asia si è fatta un problema di autostima perché si confronta con quelle persone che ogni giorno inondano i social con il diario della loro fantastica e frenetica vita. Sono persone belle, dinamiche, fit, vip, socialmente ben inserite nel nostro bel Ticino. Postano foto e video mentre tengono il corpo allenato, mentre partecipano a raduni politici, eventi benefici e gare sportive, mentre festeggiano e bevono bollicine con amiche e amici in genere fit e vip pure loro, mentre svacanzano e lo sguardo verso il tramonto, denso di nostalgie ma anche di speranze, scruta il destino. Inoltre mattino e sera somministrano pensieri più o meno filosofici sul senso dell’esistenza. La mia amica impazzisce: dove trovano, queste persone, l’energia e il tempo, magari anche per indignarsi sulla privacy violata? Già vivono giornate stracariche, in aggiunta hanno anche il gran lavoro della rappresentazione di sé sui social. Ma saranno poi così felici o è una tragica finzione? Seduti su una panchina al nuovo parco della Lanchetta di Cassarate, dove un tempo nel lago entrava la fogna e la gente pescava, non ancora persuasi della bontà dell’opera di risistemazione dell’area forse per l’eccesso di caldo che rende tutto più insopportabile, Asia s’è convinta dell’oziosità delle sue fisime. Come dicono spesso i politici, i problemi sono ben altri. Infatti, l’estate passerà in fretta, l’autunno politico resterà rovente e il ministro delle finanze Christian Vitta vede con orrore l’avvicinarsi della votazione popolare sulle due iniziative che vogliono attenuare l’impatto dei premi di cassa malati sul portafoglio dei ticinesi: quella leghista che costa sui 100 milioni di franchi all’anno e quella socialista che ne costa sui 300. Si ha un bel dire che bisogna decidere di testa e non di pancia, che il problema è innanzitutto federale, che i soldi che dovessero uscire con le iniziative andrebbero compensati tagliando i servizi e aumentando le imposte. Dopo le stangate degli ultimi anni la popolazione è dissanguata, non crede più alla capacità dei politici di risolvere il problema, forte è la tentazione di dargliene un taglio approvando una o entrambe le iniziative e non c’è da far moralismi sulla responsabilità del voto. Però nessuno vorrebbe essere nei panni di Vitta (nemmeno nelle faccende di arrocchi). Durante l’ultima seduta parlamentare, con piglio inedito, ha richiamato all’unità e alla fiducia per risanare le finanze e per andare a Berna a picchiare i pugni sul tavolo di un’ingiusta perequazione. Per un attimo è sembrato tornare al periodo della pandemia quando da presidente del Governo ripeteva al Paese che «uniti ce la faremo». Qui sul battellino ha fatto tenerezza l’appello di Vitta ai partiti, non perché abbia detto sciocchezze, ma perché è solo. Neanche un Labubu a fargli compagnia.

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