Il commento

Alla fine è salito anche il consenso

Se il tram-treno oggi ha la licenza edilizia in tasca, e delle 115 opposizioni della vigilia ne resta solo una dozzina, è anche perché il Dipartimento del territorio ha passato gli ultimi due anni e mezzo a parlare con chi aveva dubbi sul progetto o su parte di esso
Federico Storni
09.03.2023 20:00

C’è una rivoluzione nel modo di lavorare, dietro la promessa rivoluzione viaria presentata oggi a Lugano. Se il tram-treno oggi ha la licenza edilizia in tasca, e delle 115 opposizioni della vigilia ne resta solo una dozzina, è anche perché il Dipartimento del territorio ha passato gli ultimi due anni e mezzo a parlare con chi aveva dubbi sul progetto o su parte di esso. E, ancora prima, perché ha coinvolto la popolazione e gli enti locali nell’allestimento del progetto definitivo. Ha cercato, in altre parole, il consenso dal basso anziché calare soluzioni dall’alto. Se sia questa la strada giusta per sbloccare l’annoso problema delle lungaggini che contraddistinguono la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali in Ticino (al tram-treno si è iniziato a lavorare nel 2005) è presto per dirlo, ma ci sono alcuni indizi promettenti. Oltre al tram-treno, a beneficiare di questo approccio è stato il collegamento autostradale A2-A13, che a detta del direttore del DT Claudio Zali era finito «in un vicolo cieco» e che qualche settimana fa - dopo essere appunto stato rivisto «dal basso» - è stato incluso dal Consiglio federale nel Programma di sviluppo strategico delle strade nazionali, con orizzonte 2040. Attende invece un imminente passaggio in Gran Consiglio la nuova impostazione della circonvallazione Agno-Bioggio. Quella precedente, calata dall’alto, è stata definita da Zali «inguardabile e offensiva nei confronti del territorio». 

Il «metodo del consenso» deve però essere messo alla prova ancora un po’ prima di poterlo innalzare a panacea della ricorsite ticinese. Tanto più che a resistergli - e torniamo al tram-treno - sono state tre associazioni che si ritengono megafono proprio del «basso»: Cittadini per il territorio, ATA e STAN. Se impugneranno l’approvazione dei piani è presto per dirlo: se ne saprà di più nelle prossime settimane. Di certo la decisione di Zali di definirli ancora oggi «irriducibili» - a prescindere dal torto o dalla ragione delle argomentazioni - è spia che sui toni si può lavorare ancora un po’.

In tutto questo il tram-treno ha fatto un altro passo fondamentale verso la sua realizzazione, con l’Ufficio federale dei trasporti che ha peraltro sottoscritto in pieno l’impostazione cantonale: cosa non scontata. Per farlo ci vorranno otto anni dal primo colpo di piccone. Quando questo avverrà, oggi non si sa. Nel 2025, se non vi saranno ricorsi. Se effettivamente si riusciranno a coordinare la procedure (l’intenzione c’è), il tram-treno sarà terminato assieme alla circonvallazione Agno-Bioggio. Fra un decennio, quindi, la mobilità nel Malcantone e nel Luganese potrebbe cambiare drasticamente e letteralmente da un giorno all’altro. Si spera in meglio.

Nel frattempo del tram-treno si sta già studiando il prolungamento. L’asta cittadina. Entro fine anno sono attesi i risultati di uno studio di fattibilità per arrivare fino a Cornaredo con un percorso ad anello (via Viganello e Pregassona). Parimenti, si studia un trasporto su gomma potenziato tra la Città e il Pian Scairolo: decisiva sarà la realizzazione di un semisvincolo autostradale a Grancia (inserito nel progetto di potenziamento dell’A2 fra Lugano e Mendrisio) che decongestionerebbe il tratto stradale dal traffico privato. L’approvazione dei piani? Fra vent’anni, se andrà bene.