Ventisei Cantoni

Assalto alle pompe

La rubrica di Moreno Bernasconi
Moreno Bernasconi
13.09.2022 06:00

Cose mai viste settimana scorsa alla periferia ginevrina, dalla parte francese. A un tiro di schioppo dall’aeroporto di Ginevra Cointrin, a Ferney Voltaire in Francia, le pompe di benzina sono state prese d’assalto da vetture con targhe svizzere. Il turismo degli acquisti in Francia da parte dei ginevrini aveva già segnato una crescita sensibile negli ultimi mesi a causa del franco forte che ormai ha superato abbondantemente il valore dell’euro e continua ad apprezzarsi. Ma adesso i clienti svizzeri non si precipitano in Francia solo per riempire il baule di merci nei supermercati; ci vanno a frotte per riempire anche il serbatoio (visto che di riduzione delle tasse sui carburanti la Svizzera non sembra volerne sapere). Un turismo della pompa al contrario rispetto al passato, che sta penalizzando in modo pesante un settore svizzero fin qui assai florido nelle regioni di frontiera (e che pesa anche sulle minori entrate per lo Stato, viste le pingui tasse – 50% circa – che vengono prelevate sugli introiti di ogni litro di carburante venduto nel nostro Paese). A Ferney Voltaire si sono registrate lunghe code con attese fino a venti minuti ai distributori di carburante per potersi rifornire di benzina. Cose senza precedenti, a detta degli abitanti. E le pompe site nei supermercati francesi Leclerc si sono trovate, in alcune località, a secco di benzina senza riuscire a far fronte alla domanda. Questo assalto alle pompe sta provocando un marasma che ricorda i tempi della crisi petrolifera. I contorni della crisi energetica in corso, dovuta in larga misura all’irresponsabile dipendenza dei Paesi europei dalle fonti energetiche russe, oggi sotto embargo, assomigliano sempre più allo choc del 1974 (come ha detto recentemente il ministro dell’economia francese Bruno Lemaire), con il suo corredo di grave crisi economica e di tensioni sociali acute. In un contesto generale di apprensione nell’imminenza dell’inverno con i rischi di razionamento del gas, dell’elettricità e della benzina, i toni cominciano ad esacerbarsi. Non è un caso che i politici da una parte e dall’altra della frontiera ginevrina abbiano iniziato un ping pong di accuse e controaccuse. Il senatore francese dell’Alta Savoia Loïc Hervé ha denunciato il fatto che i ristorni di una parte delle tasse prelevate sui carburanti decretati dal Governo francese per alleviare la situazione dei francesi finiscano nelle tasche dei turisti del pieno svizzeri: «Bisogna aiutare i francesi che lavorano e ne hanno bisogno e non i ricchi, gli svizzeri, i turisti stranieri» ha sparato il senatore. Gli ha risposto in modo piccato sui social media il consigliere di Stato ginevrino Mauro Poggia, ricordandogli i benefici di cui godono da decenni i frontalieri e lanciando un avvertimento: «Se la mettiamo in questi termini, allora rimettiamo pure in discussione anche gli elevati assegni familiari di cui approfittano i frontalieri francesi». Un affare di Stato che, per qualche centesimo sul prezzo della benzina, rischia di rimettere in discussione gli accordi sui frontalieri? Il fatto è che non si tratta per nulla di noccioline. Se si guarda ai prezzi medi alla pompa in Francia il 9 settembre, il quadro era il seguente: il litro di diesel costava 1,77 euro; la benzina senza piombo SP 95 (E5) 1,58 euro; la benzina senza piombo SP 95 E10 costava addirittura 1,51 euro. Convertendo gli euro in franchi, il costo in Francia della SP 95 era di 1,45 franchi al litro. Se si paragona con il costo medio alla pompa in Svizzera pari a circa 2,05 franchi, facendo i conti della serva il risparmio è di 60 centesimi al litro: ovvero circa 25 franchi per ogni pieno. Ammettiamo che non sono noccioline per nessun portafoglio. Una tempesta in una tanica di benzina? Forse. Ma la benzina è simbolica, perché infiammabile. Come infiammabile è la situazione alla vigilia del «Generale Inverno» in Europa. Un «Generale inverno» che la Russia è abituata a usare da secoli come arma.