Il commento

Attivismo, libertà, democrazia e regole

Le violenze a Berna, la Polizia e il vittimismo made in Ticino - Caro poliziotto, ma chi te lo fa fare? - Qualche domanda e abbassiamo i toni
Gianni Righinetti
17.10.2025 06:00

Innanzitutto, a scanso di equivoci, meglio chiarire in maniera netta che ogni estremismo che si rende vergognosamente protagonista di violenze è da condannare. Non veicoliamo nessun buonismo né per chi sta politicamente a destra né per chi sta a sinistra. Berna recentemente è stata teatro di violenze indicibili e il paradosso è che i manifestanti si erano assegnati la sedicente missione di battersi per la pace. Guerriglia urbana con le forze dell’ordine in nome di un ramoscello d’ulivo tra Israele e Palestina? Siamo all’assurdo, alla crassa bugia.

La battaglia ha raggiunto livelli che ci portano a dire, senza enfatizzare, che è già una fortuna che non ci sia scappato il morto. Le immagini e i segni di quella occupazione voluta da numerosi teppisti per distruggere e scontrarsi con le forze dell’ordine non riusciamo a cancellarle dalla memoria, forse perché abbiamo la fortuna di non ritenerci assuefatti al punto che, il giorno dopo, si volta pagina come se nulla fosse accaduto. La memoria di eventi negativi è altrettanto importante di quella per cose che ci hanno dato gioia e ci hanno fatto stare bene. Elaborare l’assurdità di quelle violenze dovrebbe essere il dovere civico di ogni cittadino che si reputa civile e che nutre rispetto per sé e per gli altri. Evocare l’atroce morte di civili palestinesi (ma per par condicio ci sentiamo di ricordare anche le vittime israeliane), credere di rendere loro giustizia attraverso una violenza praticata nelle nostre città è letteralmente una perversione. Ci viene naturale, in segno di compiuta civiltà, solidarizzare con quegli agenti insultati, aggrediti e feriti, persone come noi, cittadini onesti e padri di famiglia. A loro viene spontaneo chiedere: «Ma chi ve lo fa fare?». La risposta è naturale: in democrazia ci sono regole di convivenza civile da rispettare e far rispettare e il compito di uno Stato democratico è garantire ad ogni cittadino la libertà di movimento, la garanzia di incolumità nel suo vissuto. Contro i violenti, purtroppo, occorre avere la mano pesante. Libertà e civiltà non fanno rima con la supremazia in nome di una causa magari legittima, ma che non giustifica tutto. Non possiamo accettare, come si continua a fare credere dal mondo dell’attivismo, che solo chi scende in piazza, bandiera e bastone in pugno, agisce. C’è una maggioranza silenziosa di cittadini che osserva, ragiona non grida e non si rende protagonista di violenze, men che meno funge con il suo comportamento, da alibi per chi delinque. Agli attivisti chiediamo una sola cosa. Di darsi una calmata. Sono parole nel vuoto? È probabile, ma vale comunque la pena esprimerle. Come un accorato appello va formulato a chi le manifestazioni le promuove e all’area ideologica di sinistra che fa da sfondo alle stesse. Troppo facile dire, a posteriori, di «distanziarsi», troppo comodo farlo solo se pungolati. Ci rivolgiamo in particolare a chi ha un ruolo istituzionale, pensiamo in particolare a PS e Verdi. Perché tacere, mormorare senza convinzione o banalizzare significa, sostanzialmente, proteggere senza volersi però sporcare le mani. Ed è un dato di fatto che si tende spesso a considerare le manifestazioni promosse da ambienti di sinistra con uno strisciante buonismo, mentre i cattivi sono sempre altri.

La realtà dei fatti è però ben diversa, i violenti sono violenti e meritano durezza estrema da parte della Giustizia. Purtroppo, sappiamo che smascherare non è sempre facile, come neppure punire, tra cavilli e ingiustificabili attenuanti. Questa escalation mette i brividi. Poi è facile gridare allo scandalo quando la Polizia si rende protagonista di un fermo «muscoloso» nei confronti di un’attivista con un linguaggio non proprio da educanda con le forze dell’ordine in occasione di una serata con Ignazio Cassis in casa del PLR in Ticino. C’era stato il precedente del Teatro sociale a Bellinzona, e poi le derive di Berna ed è normale che il dispositivo fosse stato rafforzato. Bastava stare alle regole e nulla sarebbe accaduto. Ma, per favore, non facciamo sceneggiate solo per esaltare la causa palestinese con un tipico vittimismo made in Ticino.