La lettera

Boas Erez e il folklore autogestito

Il direttore Paride Pelli risponde a uno scritto di un lettore del CdT
Red. Online
29.04.2022 15:38

Egregio Direttor Pelli, nel Suo editoriale del 23 aprile Lei definisce la fine del rettorato di Boas Erez un episodio doloroso ma inevitabile, anche a causa di un suo tratto distintivo quale il desiderio di avere intorno a sé una cultura giovanile ed esuberante, che l'ha portato a un eccessivo protagonismo su temi locali e folcloristici come l'Autogestione.

Mi ha stuzzicato l’aggettivo «folcloristico ». A volte io lo uso quando descrivo un aspetto della società che reputo un po' ridicolo o superato dagli eventi.

Posso considerare folcloristico il fatto che ai vertici di una buona fetta dell'informazione ticinese figuri lo stesso (importante) cognome. Un altro esempio: il Comune di Lugano continua a porsi di fronte ai problemi con folklore paleolitico: dalla clava alla ruspa, perché almeno la tecnica, quella sì, si evolve.

Erez si è pronunciato contro questo anacronismo.

Ma il folklore ellenico, dal quale proviene il Suo bel nome, ci insegna che a dire quello che si pensa a volte poi tocchi bere la cicuta. In alternativa si può stare zitti, oppure prodigarsi per difendere il folklore che meglio ci consente di portare a casa la pagnotta.

Egregio Direttore, ci siamo conosciuti al volo in quel Collegio Papio che trasuda del folklore della Controriforma e della caccia alle streghe di Carlo Borromeo, ma la nostra esuberanza giovanile ci ha permesso, spero, di emanciparci.

Facciamo parte della stessa storia, siamo espressione di due folklori.

Francesco Mariotta, Gordevio 

La risposta del dir. Paride Pelli

Gentile Francesco Mariotta, La ringrazio della Sua lettera, perché stimola, forse senza volerlo, una riflessione sui diversi modi con cui gli abitanti del nostro cantone valutano eventi e tendenze. Non tocca certo a me giustificare l’operato del Municipio di Lugano, ma credo che la Sua battuta sull’evoluzione «dalla clava alla ruspa» resti per l’appunto soltanto una battuta.

Sono diversi anni che il Municipio - ne abbiamo riferito spesso su queste pagine - cerca il dialogo con gli autogestiti (chiamarla «Autogestione» con la maiuscola le conferisce un senso istituzionale che nemmeno gli interessati vorrebbero avere). In tale frangente, lo schierarsi del rettore Boas Erez, del quale abbiamo messo in evidenza anche gli importanti risultati conseguiti a favore dell’USI, non ha probabilmente aiutato la risoluzione del problema. E mi lasci aggiungere, senza polemiche, che l’etichetta di Socrate in Ticino viene distribuita con eccessiva generosità a ogni bastian contrario. Sull’essere espressione di due folclori, una precisazione: folclore è l’insieme delle tradizioni popolari di una regione, compresi usi, costumi, leggende, credenze e pratiche religiose. Forse, io e Lei, intendiamo con questa parola due eredità diverse. Sono d’accordo invece sul significato per estensione: «pittoresco, ridicolo». Come certe bizzarre situazioni urbane che sarebbe ora di trasferire nella normalità di una convivenza risolta e serena