Cassa malati, siamo metà vittime e metà complici

Conosciamo il ritornello. Con il cadere delle foglie, le Casse malati comunicano i premi dell’assicurazione dell’anno successivo. Salvo rare eccezioni, si tratta di un salasso soprattutto per il Ticino. Nel nostro Cantone la stangata del 2023 sarà più pesante del solito. Uno studio recente prevede una crescita dei premi del 9,2%. Tuttavia l’impennata potrebbe persino essere maggiore, poiché la previsione non considera l’aumento dei costi legati al consumo di sanità registrato nei primi mesi di quest’anno.
Le famiglie sono angosciate: tra affitti, aumento della benzina, dei prodotti alimentari e dei premi della cassa malati, temono di non farcela più. Inoltre, gli effetti della guerra in Ucraina sulla nostra economia alleggeriranno ulteriormente i portafogli nei prossimi mesi. Volenti o nolenti, saremo costretti a fare i conti anche con la crisi internazionale.
Fra le principali preoccupazioni degli svizzeri intercettate dal barometro del Credit Suisse nel 2021, figurano proprio gli aumenti dei premi della cassa malati. Alle lamentale che s’innalzano puntualmente dopo ogni esplosione dei costi della sanità, seguono altrettante ricette più o meno improvvisate che non guariscono il grande malato. Il costo del sistema sanitario complessivo, che nel 2000 era di 43 miliardi di franchi, è oggi raddoppiato. Nell’intervista pubblicata mesi fa dalla «Neue Zürcher Zeitung», il capo del Dipartimento federale dell’interno Alain Berset ha dichiarato che «se non ci saranno profonde riforme, i costi dell’assicurazione malattia continueranno a crescere finché il sistema collasserà e i politici prenderanno misure radicali». La situazione è davvero difficile. Parecchi sono gli attori coinvolti nell’aumento dei costi della salute: medici, ospedali, farmacie, produttori di farmaci, assicuratori malattia, cantoni, governo federale.
Tutti cercano di fare i loro interessi assicurando cure sempre più performanti che allungano la nostra vita. Quando Governo e Parlamento tentano di frenare l’esplosione dei costi proponendo misure che toccano l’orticello di uno degli attori coinvolti «gli altri guardano e tacciono sperando di ricevere indietro lo stesso favore», ha dichiarato lo stesso Berset, denunciando l’esistenza di un «cartello del silenzio».
E poi ci siamo noi cittadini, metà vittime e metà complici.
Un tempo pagare i premi di cassa malati stando alla larga dai medici era motivo di soddisfazione. Significava godere di buona salute. «Mai nài dal dotur» dicevano con orgoglio i vecchi. Oggi la musica è cambiata.
Molti di noi cercano di compensare la spesa della cassa malati «comprando» prestazioni sanitarie di egual valore. Se i premi ammontano a seimila franchi all’anno, si spende seimila franchi in medicine e cure preventive. Alla faccia della solidarietà tra cittadini su cui si basa l’intero modello sanitario. Credendosi ingiustamente spremute dal sistema, molte persone si fanno prescrivere rimedi non fondamentali, ricorrendo a certificati medici facili. L’importante è non smenarci, anche se si è sani come pesci. Dai famosi fanghi alle terme contro gli altrettanto famosi mal di schiena, alle sedute di terapia, ai ripetuti esami del sangue, passando dalle risonanze magnetiche. Più i premi si impennano, più la solidarietà tra cittadini precipita. Qualcuno però deve fare loro capire che questo modo di «sfruttare la cassa malati» crea l’effetto inverso. Più andiamo dal dottore, più i premi aumentano. Il classico gatto che si morde la coda.