L'opinione

Chi salverà il mondo?

In un mondo che sembra vacillare, in bilico tra la spettrale distruzione delle guerre e la salvezza dell'umanità, siamo chiamati a mantenere intatto il nostro equilibrio interiore, quel famoso centro di gravità permanente
01.07.2025 16:19

In un mondo che sembra vacillare, in bilico tra la spettrale distruzione delle guerre e la salvezza dell'umanità, siamo chiamati a mantenere intatto il nostro equilibrio interiore, quel famoso centro di gravità permanente, con la costante richiesta, imposta dal sistema, di doverci adattare, affinché quel che ci circonda, amplificato e distorto dai social e da certi media, da notizie contraffatte e da mezze verità, non ci risucchi nel vortice, in quel turbinìo di incertezze e paure che ci costringono a fare paragoni con il passato, che ci appare sempre meno minaccioso del presente e del futuro. Eppure gli esseri umani, dalla loro comparsa sulla Terra, hanno dovuto inventarsi nuovi modi per sopravvivere ai pericoli, alle avversità, costruendo manufatti nella giungla così come nelle società più complesse, come quella odierna, che al pari di altre evolve e involve, progredisce e regredisce, in risposta  alle facce della stessa medaglia. Il mondo sembra roteare nelle più spietate dicotomie: tra la povertà assoluta e mortale, e la ricchezza debordante e stomachevole, mentre entrambe gridano vendetta al cielo perché tra povertà e ricchezza c'è il divario incolmabile dell'ingiustizia sociale. Mentre c'è chi si appella alla cruna dell'ago e alla parabola dell'uomo ricco vestito di porpora, di lino finissimo che si dava a lauti banchetti - e i possidenti peggiori a volte sono proprio i parvenu, gli arricchiti che ostentano lusso, e trattano gli altri con superbia - in questa desolazione umana sembra non avere consistenza la giustizia terrena.

Il progresso ha portato il benessere, una qualità di vita migliore, a dipendenza di dove si vive, ma ha prodotto anche morte e devastazione selvaggia. Certamente l'artefice di molte scelte scellerate è l'essere umano, avido di ricchezza, gravido di opulenza, preoccupato di accumulare beni e potere ad ogni costo e con ogni mezzo, sempre più accidioso, individualista, e insensibile alle nefandezze provocate dal dio denaro, incurante di sporcarsi l'anima e le mani. Chi invece si sporca d'umanità è sempre più impopolare. Quante volte si sente dire «ai miei tempi non succedevano brutture del genere, i giovani di oggi sono fuori controllo, questo è un mondo malato», alle quali si sommano altri assolutismi, e generalizzazioni che riducono tutto al codice binario, al bianco o al nero, in un manicheismo più distruttivo di quanto lo siano le stesse recrudescenze perché ci sono ancora molti lati edificanti di un altruismo che non fa rumore. A contraddire queste semplificazioni e queste credenze, basta immergersi nella natura, nella sua immanenza salvifica, insieme al pensatore Angelus Silesius, il quale, rendendo poetico un suo scritto, ci ricorda che: «la rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce, non si cura di se stessa, non chiede di essere vista.» Sul lato opposto del pensiero di Silesius gli fa eco Hobbes che imputa agli esseri umani una natura geneticamente crudele, dagli istinti più bassi, un animale sociale, un bestione da domare che ricerca onori e vantaggi senza porsi scrupoli.Così come è poetico Silesias lo è anche ciò  che illumina di senso questo mondo isterico: gli occhi curiosi dei bambini, gli animali, l'arte, come forma espressiva di vitalità, tutti a modo loro, portatori di un meraviglioso messaggio d'amore  universale.Ma malgrado la loro testimonianza il mondo sembra girare su se stesso più cinicamente di quando vivevamo con molto meno, quando il tempo materiale non sembrava mancare, con l'intensità o la vacuità materialistica con cui lo viviamo oggi, lasciando che l'immagine esteriore e l'ego trionfino sull'interiorità. Il mondo lo salverà chi lo apprezza, e lo rispetta anche se sembra senza speranza. Il vero pescatore lo si riconosce nella tempesta, e quando, guardando l'orizzonte, non vede solamente la punta del suo naso o una linea retta. È così da che mondo è mondo.