Il commento

A Lugano fuoco «amico» sul PS

A volte i sassolini tolti dalle scarpe prima di un addio somigliano più a dei macigni
Giuliano Gasperi
12.05.2022 06:00

A volte i sassolini tolti dalle scarpe prima di un addio somigliano più a dei macigni. Ne sa qualcosa il PLR di Lugano, tra le cui fila riecheggiano ancora le parole di Michele Bertini dopo la sua decisione di lasciare il Municipio. Da ieri ne sa qualcosa anche il PS cittadino. Le parole critiche dell’ex coordinatore dei Verdi Nicola Schoenenberger sulla municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi e su quelli che potrebbero essere i suoi successori confermano come i rapporti con il PS siano andati peggiorando negli ultimi mesi, se non anni. Soprattutto quando si è trattato di prendere posizione sul progetto del Polo sportivo, con Schoenenberger che era tra i più ferventi oppositori e Zanini Barzaghi che era schierata con i compagni… di Municipio, cioè a favore dell’opera. Tutto, comunque, fa pensare che anche prima di quel dibattito i Verdi non ritenessero l’ingegnere di Carabbia la candidata migliore per rappresentare la sinistra in Municipio. Non l’avevano mai palesato, anche perché alle elezioni i due partiti si sarebbero presentati insieme. Ora è tutto nero su bianco.

I socialisti hanno risposto per le rime, e ora il punto è capire cosa potrebbe succedere fra due anni, quando i partiti litiganti dovranno decidere se allearsi, come successo nel 2021, o se cercare fortuna ognuno per conto proprio. Nel secondo caso, la sinistra luganese rischierebbe di gettare al vento un’altra occasione di aumentare la propria rappresentanza nell’Esecutivo cittadino, restando una «mosca bianca» rispetto alle maggioranze rossoverdi che governano altre città svizzere. L’opportunità di guadagnare terreno è reale, se pensiamo al calo di Lega e PLR all’ultima tornata elettorale. Allora i due principali gruppi non avevano pagato in termini di seggi in Municipio, ma se dovessero perdere ancora terreno, gli equilibri potrebbero cambiare. «Se non ora, quando?» recitava uno slogan elettorale di qualche tempo fa.

Per la sinistra cittadina sarebbe la terza occasione di seguito. La prima – nel 2020, quando un’accresciuta sensibilità per le tematiche ambientali, definita «onda verde», sembrava sul punto di stravolgere anche la politica luganese – è stata vanificata dalla pandemia, o meglio dalla conseguente decisione di rinviare le elezioni comunali all’anno successivo. Causa di forza maggiore. Nel 2021 il PS e i Verdi hanno guadagnato terreno nella corsa all’Esecutivo, sì, ma la sinistra nel suo insieme ha perso la chance di fare ancora meglio e avvicinarsi ai primi partiti, se pensiamo che movimenti chiaramente di sinistra come Più Donne, MPS e Sinistra Alternativa si sono presentati da soli, e complessivamente non hanno fatto nemmeno tanto male.

È presto per abbozzare delle previsioni in vista del 2024, e forse l’attacco di Schoenenberger potrebbe anche avere un effetto benefico, perché dà la possibilità al fronte rossoverde di confrontarsi, se necessario scontrarsi e in ogni caso chiarirsi in tempo per affrontare al meglio la volata elettorale. Insieme, oppure da avversari. Il punto è capire con quali candidati. Il PS punterà ancora su Zanini Barzaghi? E i Verdi come sopperiranno alla partenza del loro leader? Lo stesso Schoenenberger ha ammesso che mancano i profili adatti per tentare la scalata al Municipio, sia nel PS sia nei suoi Verdi.

Come se non bastasse, la sinistra cittadina ha un’altra questione da affrontare in vista delle comunali e prima ancora delle cantonali: i rapporti con il Partito comunista. Diversi socialisti non sembrano molto contenti di allearsi con chi, dieci giorni prima dell’invasione dell’Ucraina, manifestava a Bellinzona «contro la guerra alla Russia».