Contromano

A pugni con la logica

Sessantatré i punti che separano Charles Leclerc da Max Verstappen: un numero impietoso e bugiardo, perché fotografa un dominio netto della Red Bull, quando invece la miglior macchina vista in pista da marzo ad oggi è stata la Ferrari
Pino Allievi
Pino Allievi
26.07.2022 06:00

Sessantatré. Non è bello scriverlo, fa un pochino male e riempie la testa di pensieri cattivi. Sono i punti che separano Charles Leclerc da Max Verstappen e rappresentano lo specchio della prima parte del campionato. Uno specchio impietoso e bugiardo, perché fotografa un dominio netto della Red Bull, quando invece la miglior macchina vista in pista da marzo ad oggi è stata la Ferrari. Un concetto difficile da spiegare: fa a pugni con la logica, si rischia di apparire di parte. Ma la gara di domenica al Castellet, vinta da Verstappen e dalla Red Bull, è stata la conferma di una superiorità evidente della Ferrari, capace di ottenere la pole position per poi scattare davanti grazie ad un Leclerc ostinato e scatenato che nei primi giri ha corso da campione. Sapeva che Verstappen avrebbe tentato l’attacco e lui lo ha tenuto a distanza di sicurezza, per evitare di farsi sorprendere. Poi, non appena il campione del mondo ha ceduto e si stava prendendo quasi un secondo di distacco a giro, l’imprevedibile Charles è andato a sbattere, inducendo milioni di tifosi del Cavallino ad abbandonare la tv per tornare sotto l’ombrellone con una smorfia amara. Leclerc si è auto-fustigato, ha indicato in sé stesso il responsabile nel caso la Ferrari dovesse perdere il titolo per 32 punti, si è accusato di condotta riprovevole. Poverino, la delusione lo ha fatto andare «lungo» anche nel bilancio delle responsabilità. Ma quante altre volte è stata invece la Ferrari a negargli il successo, con guasti meccanici ed errori del box? È successo più d’una volta quest’anno. E così come Charles ha sbagliato alla curva 11, altrettanto la Ferrari - in condizioni normali - avrebbe fatto perdere la gara a Sainz, con la scellerata autorizzazione a tornare in pista dopo il pit stop mentre stava sopraggiungendo la Williams: leggerezza pagata con 5 secondi di penalità. Come dire che si sbaglia da una parte e dall’altra. Leclerc sta imparando a diventare campione, la Ferrari sta re-imparando a giocare da protagonista per il titolo dopo stagioni difficili, tristi, mortificanti. Un anno fa, di questi tempi, la si dava per spacciata per il prossimo decennio. Poi Binotto e i suoi uomini hanno fatto il miracolo ricostruendo in silenzio la ragnatela rovinata. La Ferrari è tornata a vincere, ma riuscire a farlo con consistenza richiede che vengano sistemati altri tasselli. La strada, però, è tracciata e oggi la F1-75 è una macchina che va meglio della Red Bull anche se raccoglie di meno, ed è tre gradini superiore alla Mercedes. Qualità che vanno però canalizzate e concretizzate, operazione impossibile nell’arco di pochi mesi. Quanto a Verstappen, correndo con intelligenza e saggezza - e questa è una novità per lui - sta ottenendo il massimo con un mezzo con cui fatica a difendersi e, ancora di più, ad attaccare. La sua bravura emerge dal confronto impietoso con Checo Perez, il compagno di squadra che con la stessa macchina appare impacciato, fatica a ottenere tempi degni, non riesce a trasformare l’impegno in prestazioni di vertice. Ma intanto Verstappen porta sempre a casa tutto, ha capito che i punti sono più importanti di una staccata al limite per umiliare un rivale, che i conti vanno fatti alla fine. Bravissimo, con la Ferrari alleata che gli dà una mano quanto a sbavature dei piloti e (anche) a cedimenti meccanici, come ben sappiamo. Nella fornace del Castellet, senza il sollievo del Mistral, c’è stato un altro grandissimo protagonista nascosto. È Lewis Hamilton, che al suo 300. Gran Premio ha ottenuto il secondo posto che equivale al miglior piazzamento in gara del 2022. La Mercedes fatica, lui pure, ma da 3-4 gare ha ripreso a viaggiare su ritmi elevatissimi tanto che nei primi giri di domenica teneva bene il passo del duo Leclerc-Verstappen e in certi momenti è andato persino più forte. Un fenomeno. E se diventasse lui l’ago di questo Mondiale? Mai dire mai.