Ventisei cantoni

Agli esami col computer

Occorrono regole chiare sull'uso degli strumenti digitali a scuola
Moreno Bernasconi
24.06.2025 06:00

Nei giorni scorsi, al liceo francofono di Bienne e del Giura bernese (GBJB) gli esami scritti di maturità di francese e di tedesco lingua due sono stati fatti su un dispositivo digitale e non su carta. La tastiera ha preso il posto della penna. Nel tempo fissato per l’esame, gli studenti liceali hanno dovuto dattilografare un testo, correggerlo e spedirlo alla direzione dell’Istituto. Si tratta di una prima per i licei della Svizzera di lingua francese, ma non per quelli della Svizzera tedesca. In diversi cantoni alemannici gli esami scritti di maturità di alcune materie vengono già elaborati non a mano ma su computer. Fra questi il Canton Berna, cui appartengono le scuole francofone del Giura bernese. La Conferenza dei direttori di liceo di quel Cantone ha deciso già da una decina d’anni di accelerare la transizione al digitale nei distretti maggioritari di lingua tedesca e diffondere la pratica degli esami su computer. I licei bernesi hanno elaborato norme comuni per garantire un’identica qualità degli esami e la comparabilità fra istituti. Anche nel Canton Argovia, gli esami di maturità di tedesco, lingue straniere e informatica di alcuni istituti sono stati svolti su computer lo scorso anno. Con risultati considerati molto soddisfacenti dai direttori di istituto e dagli insegnanti.

In alcuni Cantoni, tuttavia, non mancano le critiche. A Basilea, ad esempio. Lo scorso anno, nei due semicantoni ha preso avvio un progetto pilota che coinvolge 27 classi, volto ad introdurre le prove d’esame di maturità e di maturità professionale scritte su Notebook. Il progetto è stato presentato dal direttore dell’istruzione pubblica Conradin Cramer come una «svolta rivoluzionaria». Le materie toccate sono numerose: tedesco, francese lingua due, inglese, italiano, storia dell’arte, economia e diritto, fisica e matematica applicata. Contro la riforma ha sollevato critiche l’Associazione «Starke Schule». Il suo portavoce, Jürg Wiedemann, docente di matematica ed ex granconsigliere, ha puntato il dito contro la «Strategia digitalizzazione» dei due Semicantoni di Basilea nelle scuole. «Un numero sempre più elevato di giovani è succube dei cellulari, i social media, Instagram e Tiktok, Snapschat … - denuncia il professore sulla rivista dell’Associazione -. «Al punto che per molti l’attività di lettura di un libro intero è ormai un esercizio sconosciuto. Soprattutto per i meno curiosi e meno impegnati, la totale dipendenza dai dispositivi digitali è un reale problema. Il problema si manifesta già a partire dalle prime classi secondarie. I progetti di digitalizzazione nelle scuole non vanno realizzati senza tener conto adeguatamente degli effetti perversi sui giovani. Occorrono regole chiare sull’uso degli strumenti digitali a scuola. Non bisogna promuovere la digitalizzazione a scuola senza che essa risponda ad una utilità documentata - conclude -. L’Associazione «Starke Schule» ritiene che in alcune materie l’uso della tastiera non pone problema, ma bisogna sempre stabilire se è davvero necessario: «In tedesco lingua madre, ad esempio, ha senso redigere un testo su computer. Ma all’insegnante di matematica le annotazioni manoscritte dello studente, il percorso attraverso cui sono arrivati ad una soluzione, interessa. Si può fare anche con il computer, ma è più complicato e, soprattutto, qual è il vantaggio?». Il Dipartimento di matematica dell’Università di Basilea appoggia alcune di queste argomentazioni critiche soprattutto per quanto riguarda la matematica e le materie scientifiche. Gli esperimenti pilota fin qui realizzati sembrano indicare che nelle materie umanistiche gli esami di maturità su computer funzionano; meno in quelle matematico-scientifiche. Ma gli esperti che accompagnano gli esperimenti finora sembrano concordare soprattutto sul fatto di passare agli esami in digitale solo laddove è utile. E a dire dove e quando è utile devono essere i docenti e le direzioni scolastiche. Che vanno coinvolti attivamente nella valutazione. Una transizione acritica verso il digitale potrebbe essere controproducente.