Il commento

Al Comunale è già tempo di Carnevale

A Bellinzona, dopo due anni di assenza a causa della pandemia, manca ormai solo un mese all’atteso ritorno del Rabadan, ma le carnevalate sono già iniziate: basti pensare al siluramento di Baldo Raineri
Nicola Martinetti
18.01.2023 20:12

A Bellinzona, dopo due anni di assenza a causa della pandemia, manca ormai solo un mese all’atteso ritorno del Rabadan. Le carnevalate però, nella capitale, sono nel frattempo già iniziate. Anzi, a ben vedere è ormai da tempo che dalle parti del Comunale si prosegue su questa falsariga. Oggi l’AC Bellinzona ha salutato Baldo Raineri. Poche righe sul sito ufficiale, per annunciare una risoluzione «consensuale» e soprattutto «serena». Certo. Intanto però il 60.enne di Castelvetrano è già il secondo allenatore a lasciare il club granata nell’arco di pochi mesi, in una stagione che non ha nemmeno ancora visto l’avvento del girone di ritorno. Prima di lui, vale la pena ricordarlo, a separarsi dalla società sopracenerina - dopo cinque partite appena - era stato David Sesa. E così ora l’ACB si ritrova nuovamente ai piedi della scala, in attesa di individuare la quarta figura (!) - ai due tecnici citati si aggiunge il vice e traghettatore Fernando Cocimano - in grado di guidare la prima squadra. Non male per un club che, a quanto professa, «non mangia gli allenatori».

Il nocciolo del problema, invero, risiede proprio in quanto scritto poche righe fa. Quando alludevamo alla ricerca di un quarto tecnico «in grado di guidare la prima squadra». Per un motivo o per l’altro, di fatto, in tutti questi mesi il patron Pablo Bentancur non ha ritenuto di aver trovato una figura adeguata. Il che, attenzione, non equivale a dire che non ci sia mai stata. A confermare il trend non sono le parole, spese più volte dalla dirigenza granata per difendere la fiducia accordata all’allenatore di turno, bensì i fatti. Al Comunale, nell’ultima stagione e mezza, si sono susseguiti sei tecnici. Sei. Il più longevo dei quali, Jean-Michel Aeby, è durato otto mesi e 25 partite. Rispetto agli altri, quasi un miracolato. E tutti loro, con sfumature differenti, una volta salutata la capitale hanno raccontato la stessa versione. In sintesi:lavorare a Bellinzona con l’attuale costellazione dirigenziale, per usare un eufemismo, non è facile. Le difficoltà che Bentancur sta attualmente incontrando nel trovare un nuovo allenatore all’altezza dell’incarico, del resto, non fanno altro che confermare questa tesi.

Come ribadito più volte, per una certa estensione è giusto che chi investe i propri soldi abbia anche - e ci mancherebbe - voce in capitolo in merito a quanto accade in seno alla prima squadra. Ma vi è un importante quanto sottile confine che non dovrebbe mai essere superato. Nemmeno quando si è animati da una genuina - ma anche cieca - ambizione. Perché altrimenti la conseguenza è che si scade nel ridicolo, minando la credibilità costruita nei decenni da un club storico come quello granata. Di fatto ora Bentancur ha una sola possibilità:calare dal cilindro un nome dal prestigio tale da validare - forse - l’ennesimo inspiegabile cambio di rotta. Puntare su un tecnico dal palmarès simile, se non meno quotato, a quello di Raineri significherebbe ammettere di voler percorrere la via più indicata per un patron così diffidente nei confronti di chi ingaggia:quella del prestanome. O prestapatentino, in questo caso. Una marionetta da muovere a proprio piacimento. Una maschera che celi chi davvero tira le fila. Giusto in tempo per il carnevale.

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