Sci alpino

Applausi per gli sciatori

C'è ancora chi chiede allo sport di tenersi lontano dalla politica senza capire che è la politica a non volersi tenere lontana dallo sport
Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
17.02.2023 06:00

Messa sotto scorta dagli organizzatori dei Mondiali e abbandonata sui due piedi dal suo allenatore Mike Day, che ha preso male l’esonero annunciato per la fine della stagione: sarebbero motivi sufficienti per scombussolare la serenità di qualsiasi atleta, ma evidentemente non quella di Mikaela Shiffrin, che ieri ha vinto l’oro nel gigante dei Mondiali, a dimostrazione del fatto che la regina delle nevi non vince soltanto perché sugli sci è capace di accarezzare la neve e di «surfare» abilmente su ogni pendio, ma anche perché ha una tempra d’acciaio, una solidità mentale che pochi atleti possiedono e le ha permesso di superare anche i momenti più bui come l’improvviso decesso del padre per un incidente domestico.

Ogni tanto la vita riserva però qualche stranezza, persino ai grandi campioni. Nel caso di Mikaela Shiffrin bisogna quasi parlare di una beffa, perché la campionessa americana nei giorni scorsi si era spesa parecchio a sostegno della lettera sottoscritta da molti campioni e indirizzata alla Federsci internazionale, mediante la quale si chiedeva in generale ai dirigenti un approccio più attento alla sostenibilità ambientale e in particolare nell’ambito della stesura del calendario internazionale.

La Shiffrin da tempo è sensibile alle questioni ambientali, ma un suo presunto spostamento in elicottero per allenarsi a una quarantina di chilometri dalle piste che ospitano i Mondiali (smentito categoricamente dal suo team) ha determinato la discesa in campo di attivisti del gruppo Extinction Rebellion, i quali hanno pesantemente manifestato contro la campionessa americana per il suo trasferimento in elicottero mai davvero avvenuto, tanto da indurre gli organizzatori a mettere a disposizione della sciatrice una scorta personale.

Caso Shiffrin a parte, è bello che lo sport proponga azioni come quella che ha visto protagonisti gli sciatori, spinti dal discesista austriaco Julian Schütter, spalleggiato proprio dalla campionessa americana e dal suo compagno di vita, il norvegese Aleksander Aamodt Kilde. «Si tratta di una questione più ampia e molto più importante delle sole medaglie, gli sport invernali sono in pericolo», ha dichiarato Mikaela in questi giorni, mentre Kilde ha sostenuto che «la lettera è molto bella. Era ora che affrontassimo questo problema».

Concretamente, gli atleti chiedono alla FIS di «creare un dipartimento per la sostenibilità, per garantire che la stessa diventi un aspetto chiave di tutti i processi e le procedure di governance nel mondo dello sci» e propongono di far iniziare la stagione solo a fine novembre prolungandola sino ad aprile inoltrato, con un calendario che sia geograficamente coerente e sostenibile, evitando diversi voli di lunga distanza nel corso della stessa stagione, come accade quest’anno con la Coppa del Mondo che fa la spola tra Europa e Nord America. Per chiarire: dopo i Mondiali, gli uomini si sposteranno negli USA per alcune gare, per poi fare rientro in Europa ed affrontare il finale di una stagione lunghissima e ricca di spostamenti. Cosa risponderà la FIS, che deve tener presenti vari interessi commerciali, ma non può più far finta che gli inverni siano come quelli di un tempo e presentando a volte scenari desolanti e privi di neve non contribuisce certo a propagandare una buona immagine di questo sport?

Mentre c’è ancora chi chiede allo sport di tenersi lontano dalla politica, senza capire che è la politica a non volersi tenere lontana dallo sport, questa azione degli sciatori è un segnale positivo, un’assunzione di responsabilità decisamente politica, che fa onore agli sportivi e ci fa capire come il mondo sia cambiato, con gli atleti che non accettano più di recitare il ruolo degli utili idioti.