Il commento

Armistizio auspicabile, pace impossibile

Pace impossibile, guerra improbabile: era la frase con la quale durante la guerra fredda i rapporti tra USA e Unione Sovietica venivano descritti
Tito Tettamanti
Tito Tettamanti
26.05.2023 06:00

Pace impossibile, guerra improbabile: era la frase con la quale durante la guerra fredda i rapporti tra USA e Unione Sovietica venivano descritti.

Penso che la pace sia pure impossibile per la guerra oggi in corso con l’invasione russa dell’Ucraina. Una guerra con tre conflitti, quello diretto tra russi e ucraini, quello tra un’Europa strutturalmente democratica, che predilige le negoziazioni allo scontro, ed una Russia putiniana, espressione di un’autocrazia incline all’uso della forza, e infine quello con gli Stati Uniti che vedono contrastata la loro egemonia, dopo il collasso del sistema bipolare e la sconfitta dell’Unione Sovietica quale conclusione della guerra fredda, con sullo sfondo gli equilibri con la Cina.

Intanto sul fronte ucraino la guerra continua, ha già fatto decine di migliaia di morti da entrambe le parti, distrutto paesi e famiglie, conosciuto le peggiori belluine violenze anche sui civili da parte di soldati e mercenari, obbligato milioni di ucraini a cercare rifugio in Polonia e nel resto d’Europa. Comprensibile che si levino sempre più voci che invitano le parti alla pace.

Senza dimenticare il pericolo che costi e distruzioni sempre maggiori, ma anche gli egoismi di casa propria, nel tempo prevalgano sugli entusiasmi iniziali.

Anche se, a quanto si legge, le perdite sono equiparabili sui due fronti, con decine di migliaia di perdite umane, non si può dimenticare che gli ucraini, pur combattendo con ammirevole coraggio, sono 41 milioni e i russi 146 milioni e che le distruzioni materiali e le sofferenze dei civili sono ucraine.

L’economia russa ha sofferto con le sanzioni USA e europee? Non facciamoci troppe illusioni. Vero, molte (non tutte) banche russe sono state escluse dal sistema dei pagamenti SWIFT, ma il più debole sistema concorrente CIPS, che fa capo alla Cina, ha visto aumentare le transazioni del 50%. Il 16% degli export russi viene oggi pagato in Yuan. Un recente studio ha stabilito che solo il 9% delle ditte occidentali è uscito dal mercato russo. Infine intriga il fatto che nel 2022 l’Armenia abbia raddoppiato le importazioni dall’UE e triplicato le esportazioni verso la Russia.

Non illudiamoci di vincere la guerra con le sanzioni.

Trova favore la proposta di una soluzione tipo Corea, con la sospensione delle attività militari, non vi è un trattato di pace ma solo un accordo su una linea di demarcazione, un armistizio. In Corea non si sparano più lungo il 38° parallelo e ciò dura dal 1953.

La ricostruzione in Ucraina e lo sviluppo economico relativo potrebbero aver immediato inizio. Benvenuta l’idea, individuando il «parallelo», ma a condizione di non farci illusioni confrontando la Russia con la Corea del Nord la quale non ha ambizioni espansionistiche salvo che verso l’altra Corea, è uno Stato che dipende, per sfamare il suo popolo, dalla Cina, che la usa quale spauracchio atomico.

Il caso della Russia è ben diverso, è indipendente ed ha chiare mire espansionistiche, il sogno di Putin, educato quale comunista-stalinista, formato alla scuola del KGB, vale a dire dalla polizia politica, tutte uguali nella predilezione per l’arbitrio, la violenza, il sopruso.

Ma il sogno è solo di Putin e pochi accoliti, e di oligarchi cleptomani che ne approfittano per i loro affari, o c’è un’anima russa, assistita da una storia millenaria, portatrice di sentimenti, ambizioni, orgogli simili a quelli di Putin?

Solzhenitsyn, noto per la sua coraggiosa e feroce denuncia dell’Arcipelago dei Gulag e quindi del terrore comunista, si è rivelato contemporaneamente un acceso sostenitore di una Russia slava ed ortodossa, non è stato certo tenero con l’Ucraina. Affascina diversi intellettuali la storia e la possibile continuazione, dopo la parentesi comunista, della grande Russia degli Zar, con richiamo a Pietro il Grande e Caterina di Russia.

Se così fosse, se l’ideale di una grande Russia con radici slave, impostazione autocratica e aspirazioni egemoniche non fosse solo (magari quale pretesto) di Putin, ma condivisa da quel mondo, dovremmo convenire che ci siamo illusi pensando ad un’Europa che termina agli Urali. Vi è un’altra Europa tra noi e l’Oriente con un’altra Storia, con un altro alfabeto, religione, cultura.

In tal caso non credo si possa ignorare tale orientamento e la volontà dei popoli interessati, e dobbiamo aver l’onestà di ammettere che salvata l’Ucraina, da integrare nel nostro sistema di vita e di struttura democratica come i Paesi baltici, non abbiamo la possibilità per intervenire concretamente in difesa delle Repubbliche dell’ex Unione Sovietica che si opponessero alle mire espansionistiche di Putin e suoi successori.

Sarà doveroso ammettere che pur con tutta la simpatia non abbiamo la forza per combattere al loro fianco e non si facciano illusioni per il solito effluvio di buone parole con le quali siamo soliti accompagnare le lotte per l’indipendenza di tanti paesi che poi lasciamo soli.

Per Danzica, in ritardo, si è stati pronti a morire, altri tempi, altre situazioni e altre generazioni.