Commento

Artigiani e muratori cercansi in Italia

Nella Penisola mancano figure professionali in diversi settori, dai falegnami ai meccanici, sino agli addetti alle pulizie
Robi Ronza
Robi Ronza
28.02.2023 06:00

Nei territori di Milano e di Monza e Brianza ci sono nel settore dell’artigianato 43 mila posti di lavoro scoperti o che resteranno scoperti nel corso di quest’anno per mancanza di candidati disponibili e preparati. L’allarme è stato lanciato dall’ufficio studi dell’Unione Artigiani di Milano. Sono 4.500 circa la imprese produttrici di mobili che faticano a trovare falegnami e tappezzieri. Più di metà delle 35 mila imprese edilizie non trovano giovani muratori. Mancano 2.500 meccanici di automobili, 3 mila autisti di camion e furgoni, e 6 mila apprendisti installatori, impiantisti e serramentisti. Anche nel settore delle pulizie il 70 per cento delle 5.300 imprese cerca invano personale. E questo nonostante che molte imprese siano disposte a pagare stipendi superiori del 10-20 per cento rispetto ai minimi contrattuali vigenti. Un grosso ostacolo risulta anche la richiesta di lavorare di sabato, per cui ci sono imprenditori che offrono di limitarla al solo mattino.

L’età media degli artigiani italiani si aggira attorno ai 55 anni, quella degli immigrati attorno ai 45 anni. Ci sono evidentemente degli ostacoli di ordine culturale: occorre evidentemente promuovere il lavoro manuale, riportarlo al centro dell’immaginario collettivo come qualcosa di nobile e di creativo.

Soltanto da poco in Italia si è poi cominciato a porre rimedio all’abbandono dell’istruzione professionale conseguenza di una dissennata scelta voluta dal Partito Comunista Italiano, Pci, agli inizi della Repubblica, nei primi anni del dopoguerra, quando nell’ambito della sotterranea spartizione del potere tra Democrazia Cristiana e Pci la questione era stata affidata a quest’ultimo.

Scoppiò allora un dibattito dentro il Pci tra due personalità in vario modo competenti per materia, lo scrittore Elio Vittorini e il famoso latinista Concetto Marchesi riguardo al modo di aprire alle masse popolari la scuola media superiore e l’università. Il primo sosteneva l’urgenza di creare sul modello tedesco (peraltro simile, se non erro, a quello svizzero) un canale scolastico professionale completo accanto a quello che conduce attraverso i licei all’università. E proponeva per questo di continuare e sviluppare l’abbozzo in tal senso costituito dalla scuola triennale di avviamento professionale creata dal fascismo nel 1928. Il secondo sosteneva invece che si dovesse puntare ad aprire i licei a tutti coloro che volevano continuare gli studi oltre i primi otto anni di scuola. Togliatti dette ragione a Marchesi e così si puntò alla scuola media unica per l’accesso a tutte le scuole medie superiori, infine isti-tuita nel 1962. La scuola di avviamento venne abbandonata a sé stessa e decadde fino alla sua soppressione in quel medesimo 1962. Analogamente vennero lasciati in abbandono i Consorzi Provinciali per l’Istruzione Tecnica poi soppressi nel 1977, essi pure creati dal fascismo nel 1936, tramite cui organi statali e imprese del territorio collaboravano ai fini dell’offerta di una formazione tecnica adatta alle esigenze dell’economia locale.

Questo spiega perché in Italia non c’è finora niente di simile alla SUPSI e perché si è dovuto attendere fino al 2020 per vedere nascere i corsi di Istruzione e Formazione Tecnico Superiore, Ifts, della durata di un anno, e gli Istituti Tecnici Superiori, Its, che offrono un corso di due anni, ai quali entrambi si accede con un diploma di scuola media superiore. Un primo tentativo in tal senso venne fatto nel 2003-2005 da Letizia Moratti, ministro della Pubblica Istruzione del secondo governo Berlusconi, ma fallì per la tenace opposizione dei sindacati degli insegnanti.

In Lombardia sono attualmente disponibili corsi Ifts di manifattura e artigianato, di meccanica in tutte le sue fasi (progettazione, produzione, installazione, logistica, manutenzione, per citare alcuni indirizzi), di edilizia, turismo, tecnologie informatiche e servizi di amministrazione e gestione delle imprese. Ovviamente però il loro impatto positivo sul mercato del lavoro non potrà essere immediato.