Il commento

Banche di primo e di secondo tipo

Quando ci si domanda come dovrebbe essere un buon assetto del sistema bancario, per la Svizzera o per ogni altro Paese, si dovrebbe considerare in primo luogo la volontà del cliente
Carlo Rezzonico
Carlo Rezzonico
02.06.2023 06:00

Quando ci si domanda come dovrebbe essere un buon assetto del sistema bancario, per la Svizzera o per ogni altro Paese, si dovrebbe considerare in primo luogo la volontà del cliente. Ora chi deposita averi in una banca chiede soprattutto la sicurezza di percepire un reddito e ricevere il rimborso del capitale. Un istituto che effettua esclusivamente o in quantità considerevole operazioni rischiose si allontana dalla volontà del cliente e quindi adotta un comportamento sleale.

Per operazioni rischiose si intendono, ad esempio, quelle in cui la banca acquista elementi patrimoniali (come azioni, obbligazioni o divise) per conto proprio, costituendo posizioni il cui valore dipende dall’andamento dei mercati e dalle oscillazioni, spesso assai marcate, dei prezzi. Anche la concessione di grossi crediti all’estero basati su conoscenze personali o una reputazione generica del debitore invece che su una competente e solida analisi dei fatti costituisce facilmente una causa di perdite. Viceversa un istituto che fornisce servizi di pagamenti, intermediazione nel credito, consigli su investimenti, acquisto e vendite di titoli per conto dei clienti e relativa amministrazione si muove su un terreno che, pur non presentando una sicurezza assoluta, è molto meno insidioso.

Per comodità chiamo banche di primo tipo quelle che si lanciano nei rischi e banche di secondo tipo quelle prudenti. Evito l’espressione «banche di investimento», che secondo me è impropria e genera confusione.

Da quanto esposto si deduce che in una nazione dovrebbero esistere ban-che del primo tipo ad uso di coloro che vogliono utili facili assumendo rischi elevati e banche del secondo tipo ad uso delle persone e delle aziende normali. Queste molto difficilmente entrano in una crisi che ne compromette la solvenza, per cui non occorrono garanzie statali, implicite né esplicite; leggi o regolamenti per eventuali salvataggi sono superflui. Quelle invece in caso di difficoltà sono da abbandonare al loro destino. Vanno rispettate le regole contro i monopoli, per cui è necessaria una pluralità di istituti, sia del primo sia del secondo tipo.

All’idea che ho cercato di delineare si possono fare obbiezioni. Anche una banca del secondo tipo, nello svolgimento della sua attività creditizia, può incorrere in perdite. Tuttavia, poiché i beneficiari di finanziamenti sono molto numerosi, avviene una forte ripartizione dei rischi. Inoltre la banca segue costantemente le operazioni del debitore, esamina ogni anno i suoi conti di chiusura e discute con lui problemi e soluzioni. Se l’istituto di credito possiede una quota di fondi propri notevole, ma non necessariamente altissima, eventuali perdite vengono facilmente assorbite. Semmai un provvedimento necessario sarebbe l’introduzione di sanzioni a carico di quegli amministratori che non assolvono i loro doveri di controllo, al massimo partecipano di quando in quando a qualche seduta e percepiscono compensi per prestazioni inesistenti, o quasi.

Un’altra obbiezione potrebbe consistere nel dire che le banche di qual-siasi genere sono esposte a rischi notevoli perché raccolgono fondi a breve scadenza e li impegnano a lunga scadenza, ossia praticano quella che si usa chiamare la trasformazione delle scadenze (utilissima all’economia). Ma l’inconveniente diventa acuto solo quando avviene una corsa al ritiro dei depositi e questa si scatena di regola se si manifesta qualche scandalo dovuto a quelle operazioni che le banche di secondo tipo evitano. Inoltre è possibile frenare il fenomeno offrendo forme di deposito in cui solo una parte dell’avere può essere prelevata immediatamente e il resto dando una preavviso di alcuni mesi. D’altra parte si devono stipulare condizioni di finanziamento che contengano una clausola di disdetta. Precauzioni analoghe possono contribuire anche ad evitare o attenuare gli squilibri nei tassi di interesse.

L’applicazione dell’assetto proposto in questo articolo esigerebbe provvedimenti estremamente incisivi e un periodo di transizione lungo, nel quale non mancherebbero squilibri e sacrifici transitori. Ma le alternative, come quella di avere in Svizzera una banca smisurata rispetto alla dimensione del Paese, non convincono affatto.