Il commento

Calo dei lettori, informazione e opinione pubblica

Secondo il Rapporto sulla Comunicazione 2022 del Censis, uno dei più autorevoli centri di analisi della società italiana, dal 2009 ad oggi gli italiani tra i 14 e i 74 anni che si aggiornano e si informano leggendo carta stampata sono scesi dal 60 al 40 per cento
Robi Ronza
Robi Ronza
23.04.2023 22:00

Secondo il Rapporto sulla Comunicazione 2022 del Censis, uno dei più autorevoli centri di analisi della società italiana, dal 2009 ad oggi gli italiani tra i 14 e i 74 anni che si aggiornano e si informano leggendo carta stampata sono scesi dal 60 al 40 per cento. Fra i laureati risulta che nel 2022 erano il 49,3 per cento. Sono invece il 58,1 per cento gli italiani che seguono sul web i siti di vera o presunta natura informativa.

Dal 2007 ad oggi, gli italiani che comprano un quotidiano in edicola sono passati dal 67 al 25,4 per cento. E questo calo, che ammonta a 41,6 punti percentuali, non è stato compensato dai giornali in versione web cui attinge solo il 33 per cento dei lettori.

Molte edicole – tradizionalmente in Italia il principale canale di vendita dei quotidiani – hanno perciò chiuso. Oggi sono 12.500, in meno di dieci anni ne sono scomparse 3.733.

Sono analogamente diminuiti anche i lettori di libri. Secondo il Censis, sono soltanto il 23,7 per cento gli italiani che leggono almeno tre libri all’anno. Gli eBook non hanno mutato il quadro perché molti dei loro lettori, il 13,4 per cento degli italiani, sono già abituali lettori di libri su carta. Secondo uno studio dell’Associazione Italiana Editori, AIE, nel 2022, tra le persone comprese tra i 45 e i 64 anni, i non lettori di libri sono risultati essere il 62,4 per cento. Tra i giovani, i lettori di libri sono il 30 per cento, ma molti di loro leggono soltanto libri a fumetti e graphic novel.

Questa la situazione, che si presta a vari commenti. Innanzitutto vale la pena di notare che è sempre insomma attorno al 60 per cento il numero di coloro, uomini e donne, che desiderano restare aggiornati leggendo informazioni scritte, ma adesso la maggior parte fa credito a notizie che circolano sul web: notizie grezze, spezzettate, di cui non è facile conoscere la fonte. Ci sono poi coloro, non considerati in queste ricerche, che seguono per lo più radio e telegiornali. I radio e telegiornali però hanno relativamente scarso contenuto informativo poiché oggi consistono soprattutto in dichiarazioni non commentate delle varie parti in causa, e non in comunicazioni di dati e di fatti. In quanto poi in particolare alla televisione la scelta delle notizie su cui concentrare l’attenzione del pubblico viene largamente influenzata dalla possibilità di raccontarle per immagini, quindi dalla loro spettacolarità.

Nell’insieme si può perciò concludere che la qualità complessiva dell’informazione di cui dispongono coloro che vogliono restare informati non è tale da facilitare il sorgere di un’opinione pubblica di livello proporzionato all’entità e alla complessità dei problemi che si pongono nelle democrazie moderne.

Il grosso delle questioni non si presta infatti alle comunicazioni brevi e brevissime dei radio e telegiornali, né tanto meno al flusso continuo di informazioni scoordinate e spesso di origine indecifrabile che caratterizza il web. La gente ne viene spinta non a cogliere la sostanza delle cose ma a prendere partito per questa o quella interpretazione oppure per nessuna, ma piuttosto ad assistere al dibattito pubblico come ad uno spettacolo.

In questo quadro non credo tuttavia che in Italia la carta stampata, e le versioni web ad essa collegate, non abbiano più futuro. Penso anzi che ne abbiano ancora molto purché non puntino a fare una concorrenza peraltro impossibile agli altri media sul piano dell’attualità bensì a fornire quell’informazione di base sulle questioni alla ribalta che radio, tv e reti sociali non sono in grado di dare. Oggi si fanno ancora i giornali in Italia come se la gente leggendoli venisse a sapere per la prima volta le notizie di cronaca nazionale e internazionale che danno. Ciò invece vale ancora in certa misura solo per le notizie di cronaca locale. Quando il lettore apre il giornale su tutto il resto è già stato più volte informato dalla Rete e dalla radiotelevisione. Gli può interessare piuttosto venire meglio a sapere il come e il perché degli avvenimenti e i loro nessi con la situazione nel suo insieme. Pure l’editoria libraria avrebbe poi un suo ruolo in materia: sarebbe quello della produzione di saggi brevi orientati a offrire ulteriori approfondimenti sulle questioni di fondo toccate dai giornali.