Cantieri stradali e cartelli indicatori

La segnaletica è importante. Il rischio è che se sbaglia il primo, gli altri lo seguano
Emanuele Gagliardi
Emanuele Gagliardi
14.09.2016 02:05

di EMANUELE GAGLIARDI - Cantieri stradali un po' dappertutto, alcuni operativi anche durante la notte per accelerare i tempi dei lavori e non recar troppo disturbo all'intenso traffico quotidiano. A volte basta soltanto un breve viaggio in auto, di buon mattino, addirittura all'interno del comune di residenza, per incappare, sulla strada, in improvvisi ostacoli: ci si imbatte in precisi limiti di velocità, impreviste soste da rispettare, a tutela di quelle persone impegnate in opere di manutenzione, di posa di nuovi manufatti, di rifacimento della segnaletica, di realizzazione di nuovi raccordi.

Non di rado, si incontrano gli addetti al controllo della circolazione, che fermano il traffico e lo fanno ripartire, parlando solitamente col collega (se è parecchio più lontano) tramite radio ricetrasmittenti. Uomini e donne in divisa che, con la pioggia o il sole, sono in servizio durante il giorno (in qualche caso anche di notte). Da diversi anni, ormai, queste figure sono diventate una sorta di angeli custodi, attivi in tutti quei punti in cui il traffico automobilistico deve fare i conti con le esigenze di chi lavora sulla strada.

Quando ci mettiamo al volante, qualunque sia la nostra meta, un incontro ravvicinato lungo il tragitto con almeno un cantiere è da mettere in conto. Si avvicina l'autunno e numerosi manti stradali si rifanno già da tempo il look col nuovo asfalto, completato da luminose linee segnaletiche bianche o gialle: chi viaggia in auto può imbattersi in opere riguardanti il rifacimento di piazze, la posa di nuove canalizzazioni. Da non dimenticare, poi, quelle grandi opere (leggi nuovi svincoli autostradali, gallerie che chiudono durante la notte per lavori di manutenzione o sono agibili magari, solo su una corsia).

Durante il giorno, soprattutto su tratti di strada conosciuti, la presenza di un cantiere può provocare qualche malumore di breve durata: giusto il tempo in cui si protrae, per esempio, il periodo di sosta forzata dettata dall'uomo in divisa che dirige il traffico o dal semaforo installato per l'occasione. Di notte il paesaggio cambia. Quando, magari in autostrada, ci si avvicina ad una zona di cantiere, segnalata in anticipo dalla presenza dei relativi cartelli, ci scappa un sospiro, o qualcosa, forse, di più forte. Per più di un automobilista, queste situazioni (nonostante la buona volontà di chi organizza i cantieri) sono vissute come una pericolosa gimcana: se si guida poi la colonna del traffico, la responsabilità che si avverte aumenta. I cartelli che indicano i cambi di direzione a seconda della località verso cui si è diretti, per l'automobilista sono sempre piccoli e posati all'ultimo minuto. Se, infine, ci si mette anche la pioggia ad accompagnarci nel viaggio il quadro è completo. È così alcuni tragitti notturni, raccontati dai protagonisti, diventano esperienze da «ultimo minuto». C'è chi (e l'età, a questo punto, conta) preferisce non viaggiare più durante le ore buie, «almeno sino a quando, in quel tratto di autostrada, non saranno terminati i lavori».

Una sera, ricorda spesso un amico quando si tocca questo argomento, mi sembrava di aver visto, mentre procedevo in autostrada, un cartello con il limite della velocità («mi pareva enorme») muoversi da solo sulla corsia di emergenza. Avvicinandosi alla visione, il conducente si era poi accorto che dietro vi era un operaio. «E non avevo certo bevuto», sottolinea, puntualmente, il diretto interessato.

La segnaletica è importante. Il rischio è che se sbaglia il primo, gli altri lo seguano. Qualche sera fa eravamo in auto con amici e siamo arrivati in un lungo cantiere per la posa di asfalto, in una zona abbastanza buia. Ad un certo punto l'amico che era alla guida, pensando di essere nel giusto, ha imboccato la corsia indicata dal cartello stradale che c'era sulla strada. Gli altri automobilisti che ci seguivano, dietro. Poi si è sentita una voce nella notte e si è vista, in lontananza, una bacchetta gialla che si muoveva nel buio. Era l'addetto al traffico che ci urlava (da lontano) che avevamo sbagliato corsia. Il minicorteo di automobili (si procedeva quasi a passo d'uomo) tornò così, di colpo, sulla giusta via.

Passando davanti all'uomo in divisa, l'amico gli disse: «Ma guardi c'è un cartello giù in fondo che indica di andare a sinistra». «Ma quale cartello, ma quale cartello», tagliò corto l'addetto alla circolazione. «Avanti di qua». Senza più aprire bocca, l'amico si limitò a muovere il braccio indicando con il pollice il punto dove aveva visto il segnale, sbirciò i suoi passeggeri, e riprese la marcia. In silenzio. Qualche minuto dopo disse a voce alta: «Se non coprono quel cartello, mi sa che domattina quel signore non avrà più voce».