Il commento

Che sapore avrà la politica a Lugano

A Lugano, principale centro del Cantone, la tendenza ad una sempre maggiore frammentazione del voto si è sostanzialmente fermata e il risultato, per i partiti storici, sarà forse più facile da digerire
Giuliano Gasperi
16.04.2024 06:00

Poteva uscire uno spezzatino tagliato ancora più finemente rispetto a quello di tre anni fa. Uno sminuzzato alla zurighese, potremmo dire. Invece, a Lugano, principale centro del Cantone, la tendenza ad una sempre maggiore frammentazione del voto si è sostanzialmente fermata e il risultato, per i partiti storici, sarà forse più facile da digerire. Basti pensare che nella scorsa tornata elettorale la Lega, il PLR e il PS, insieme, erano stati privati di nove seggi in Consiglio comunale, dove avevano fatto il loro ingresso gruppi come il Movimento Ticino&Lavoro, Più Donne e Sinistra Alternativa, alla faccia di chi li chiamava «partitini» o più dolcemente «piccoli». Stavolta i «grandi» hanno mediamente tenuto – leghisti e liberali devono comunque fare attenzione, perché altri segni meno ai prossimi appuntamenti con le urne li avvicinerebbero pericolosamente ai loro inseguitori – e fra i protagonisti meno blasonati e rappresentati si è distinto solo Avanti, comunque entrato unendosi a Ticino&Lavoro. MPS, HelvEthica e Costituzione Radicale, invece, sono rimasti fuori dalla sala che dà su piazza della Riforma e ha le nuvole dipinte sul soffitto. Sulle undici liste in corsa, sono riuscite a ottenere almeno un posto a Palazzo civico in otto. Nel 2021 ce l’avevano fatta nove su dieci, cinque anni prima sei su nove, nel 2013 sei su otto. La frammentazione si sarà anche fermata, ma il suo impatto negli ultimi undici anni ce l’ha avuto eccome.

Di fronte a questo fenomeno si potrebbero fare diverse riflessioni: dalla crisi dei partiti come entità in grado di rappresentare una visione del mondo, generare idee e attirare consensi, al sempre maggiore individualismo che caratterizza la nostra società e che inevitabilmente si fa sentire anche in politica. Lo testimonia una campagna elettorale, quella appena conclusa, in cui ognuno è tendenzialmente andato per conto proprio, soprattutto lungo le infinite vie del mondo virtuale, mentre di collettivo – confronti, scontri, nuove idee lanciate in mezzo all’arena elettorale – si è visto abbastanza poco. Probabilmente è tutto rimandato a quelle che saranno le fasi più calde della nuova legislatura, in cui il Municipio dovrà comunque saper leggere i nuovi equilibri in Consiglio comunale e creare il necessario consenso attorno ai temi più delicati. Sindaco e colleghi saranno di fronte a una formula matematica con diverse variabili e non potranno permettersi di sottovalutarne nessuna. Ragionamenti del tipo «con il partito X e il partito Y che votano a favore, abbiamo la maggioranza assicurata» si potranno fare in misura minore rispetto al passato.

Nessun dramma, comunque. Indipendentemente dal colore delle casacche e da quanti elementi le vestono, parliamo pur sempre di sette persone che devono convincerne altre sessanta – o almeno trentuno – della bontà delle loro visioni. Persone che ieri sono in parte cambiate: sia da un lato, sia dall’altro. Questo rende tutto più incerto. Nuovi ingredienti: vedremo, uniti, che sapore avranno.

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