Diritti e rovesci

Chi fermerà Novak Djokovic?

A trentasei anni il serbo sbriciola primati storici, guarda avanti e non si pone limiti – Resiste però quello del vero Grande Slam, realizzato due volte dall'australiano Rod Laver
Raffaele Soldati
12.09.2023 06:00

La macchina da guerra in campo e l’umanità di un papà una volta finita la partita. Ecco le due facce di Djokovic, arrivato a ventiquattro - raggiunta anche Margaret Court - nel computo dei Grandi Slam. Il suo quarto successo all’Open degli Stati Uniti è naturalmente storico. Il serbo continua a sbriciolare i vecchi primati della storia del tennis. Dove si fermerà? Difficile dirlo. A 36 anni l’uomo di gomma guarda avanti. Non si pone limiti. È comunque consapevole del fatto che l’elisir dell’eterna giovinezza non esiste. Neppure per lui. Prima o poi dovrà arrendersi. Ma fino a quando c’è e fino a quando continua ad incantare si può solo applaudirlo. Magari chiudendo un occhio su quel pizzico di teatralità che caratterizza il personaggio. I suoi sostenitori lo ammirano. Anzi, lo adorano quasi fosse un semidio. Ed è facile lasciarsi trascinare nel vortice dello spettacolo agonistico, soprattutto quando l’esaltazione del fenomeno sembra non avere limiti.

Djokovic ha però la capacità di passare in poche frazioni di secondo dalla rabbia al sorriso. E bisogna dargli atto che, nel momento in cui dà l’impressione di prendere per i fondelli l’avversario di turno, non perde l’autoironia. Quella che fa di lui anche un campione di umanità. C’è chi lo ama, ma c’è anche chi lo detesta ritenendo che bisognerebbe porre un freno ai suoi atteggiamenti plateali. Qualche arbitro a volte lo fa, ricevendo in cambio occhiatacce e forse anche qualche insulto. Non ricordiamo però finali in cui Djokovic - che abbia vinto (quasi sempre) o che abbia perso (raramente) - non abbia stretto la mano al contendente. O a chi è seduto sulla sedia del giudice di gara. Con tre successi e una sconfitta nelle finali dei Major del 2023 - sempre con avversari diversi - il serbo è tornato a guidare il ranking mondiale. Superato Tsitsipas in Australia, Ruud al Roland Garros e Medvedev a New York, Novak si è arreso solo ad Alcaraz nell’ultimo atto a Wimbledon. La vittoria dello spagnolo sul’erba di Church Road gli ha negato il vero Grande Slam, che solo l’australiano Rod Laver ha realizzato non una, bensì due volte: nel 1962 da dilettante e nel 1969 da professionista nell’era Open.

Ecco, guardando Djokovic mentre abbraccia la figliola a New York, ci sono tornati in mente altri grandi padri del tennis moderno. In primis Federer, Nadal e in parte Murray. Ognuno, in un modo diverso, ha contribuito a spingere il serbo sempre più lontano. Verso traguardi possibili.