Il commento

Ciclone William, tremano i Windsor

Un governo a caccia di quattrini (come tutti gli altri in Occidente) ha revocato l’esenzione se la proprietà ereditata vale più di un milione: tutto il resto sopra questa soglia viene tassato al 20%
Antonio Caprarica
22.05.2025 06:00

Se la principessa Anna si sente discriminata rispetto al fratello monarca e al nipote erede al trono, non è questione di pregiudizio di genere ma semplicemente di tasse. E la colpa non è di Carlo o di William, ma di un’altra donna, Rachel Reeves, cancelliere dello Scacchiere (ovvero ministro dell’economia) del governo Starmer. I laburisti tornati al potere dopo quattordici anni hanno infatti deciso di combattere (o mostrare di farlo…) le crescenti diseguaglianze sociali azionando una leva di dubbia efficacia ma sicuro effetto mediatico: la tassa di successione.

I primi governi socialisti di inizio Novecento ne fecero largo uso per spezzare il potere economico e politico della casta di aristocratici latifondisti, padroni di decine di migliaia di ettari, e in certi casi centinaia di migliaia come il duca di Buccleuch o il duca di Devonshire. L’eredità di queste immense fortune fu colpita da una tassa superiore al 40%, e la misura draconiana raggiunse almeno in parte lo scopo. Ma da qualche decennio, per favorire la ripresa dell’agricoltura, le terre coltivate erano state escluse dall’imposta di successione in caso di passaggio da una generazione all’altra.

Non più. Un governo a caccia di quattrini (come tutti gli altri in Occidente) ha revocato l’esenzione se la proprietà ereditata vale più di un milione: tutto il resto sopra questa soglia viene tassato al 20%. E a questa mannaia non si sottrarrà nemmeno Gatcombe Park, la magnifica tenuta di 300 ettari nel Gloucestershire regalata da Elisabetta II alla figlia Anna un paio d’anni dopo le (prime) nozze con il capitano Mark Phillips. Al momento dell’acquisto, nel 1976, la regina la pagò una somma equivalente a 7 milioni di sterline odierne (quasi 8 milioni di franchi). Ma con l’aumento del prezzo di case e terreni largamente superiore all’inflazione, la proprietà vale oggi tra i 15 e i 20 milioni di sterline.

Per gli eredi della secondogenita di Elisabetta si prospetta insomma, auspicabilmente il più tardi possibile, un autentico salasso. Ed è questo che fa infuriare la fumantina Anna, che da papà Filippo ha preso non solo la natura estroversa ma in certi momenti anche il tratto imperioso. In effetti, tanto Carlo che William sono proprietari di tenute immensamente più estese dei 300 ettari di Gatcombe ma non pagheranno un penny di tasse. E la ragione sta nell’accordo fiscale raggiunto nel 1993 tra la Corona e il governo del conservatore John Major. La regina accettava finalmente di pagare le imposte sul reddito personale ma non sulle proprietà detenute in quanto sovrana né sulla loro successione, dai palazzi reali alle decine di migliaia di ettari dei ducati di Lancaster, patrimonio ereditario del monarca, e di Cornovaglia, appannaggio storico del principe di Galles.

Risultato: Zara, figlia di Anna, pagherà a tempo debito una fortuna di tasse sui 30 ettari della sua eredità, mentre il cugino William non sborserà una sterlina sulla sua successione miliardaria. Gli altri parenti reali non hanno problemi del genere, visto che il principe Andrea non ha proprietà terriere e quella del fratello Edoardo a Bagshot Park è di appena quindici ettari di parco. Forse Zara, che con il marito Mike Tyndall non sembra disporre di redditi noti oltre a qualche introito pubblicitario, conta che William una volta sul trono la inserisca tra i working royals, con relativa «paghetta» dall’appannaggio statale. Ma tra i Windsor nessuno si fa troppe illusioni sulla generosità del futuro sovrano.

Al contrario, tutti si aspettano un giro di vite. Le voci dall’interno del clan reale già dipingono William «sulla via di diventare il sovrano più duro che la famiglia abbia mai visto». Lui è convinto che la sopravvivenza della monarchia passi da un radicale cambio di stile. Meno sprechi, meno lussi, più informalità. E sebbene sia ancora solo erede al trono, già si comporta da «re in attesa», anche contestando decisioni poco gradite del padre. L’assenza sua e della moglie Catherine alle celebrazioni famigliari della Pasqua, ad esempio, pare dovuta al rifiuto di ritrovarsi ancora una volta assieme allo zio Andrea: per i Galles, il «reietto» duca di York deve essere amputato di netto dall’albero reale, né più né meno come il «traditore» duca di Sussex.

Come il principe ha detto testualmente ai giornalisti un annetto fa, il suo piano è «di mettere una “r” più piccola nella parola Royal». Insomma vuole ridurre la pompa che circonda il trono, controllare più rigidamente le spese, e soprattutto tagliare ancor più di quanto abbia fatto il padre i costi del mantenimento della tribù reale. «Trimming the fat», eliminare il grasso, è la parola d’ordine che circola tra i collaboratori del futuro William V. Difficile che si intenerisca per la tassa di successione della cugina Zara.