Il commento

Come leggere nel futuro

«Era già tutto chiaro trent’anni fa, ma non l’avevamo capito. Si direbbe che l’allarme lanciato da qualche sparuto intellettuale d’antan, tra cui appunto Afanasiev, non è stato colto fino all’altro ieri, quando era ormai troppo tardi per tentare di invertire il senso di marcia della storia»
Carlo Silini
02.04.2022 06:00

E così, senza che quasi nessuno di noi se ne accorgesse o lo ricordasse, quello che sta succedendo oggi tra Russia e Ucraina era stato previsto con impressionante preveggenza dallo storico russo Yuri Afanasiev, una sera a Lugano il 6 dicembre del 1993, in occasione del primo effettivo Dies Academicus della nostra Facoltà di teologia (come raccontiamo sul CorrierePiù alle pagine 26 e 27).

«La Russia - ammoniva per esempio Afanasiev, fortemente critico verso Boris Eltsin e la squadra dirigente di allora, di cui faceva parte come consigliere Vladimir Putin - è implicata nelle diverse guerre intestine in corso nei Paesi dell’ex Unione Sovietica. E in questa situazione esplosiva il ricorso all’arma atomica non può essere escluso».

Era già tutto chiaro trent’anni fa, ma non l’avevamo capito. Si direbbe che l’allarme lanciato da qualche sparuto intellettuale d’antan, tra cui appunto Afanasiev, non è stato colto fino all’altro ieri, quando era ormai troppo tardi per tentare di invertire il senso di marcia della storia. Qualcuno potrebbe osservare che la nostra è una riflessione inutile, visto che il danno è già fatto e varrebbe la pena di concentrarci sul modo di uscire dalla crisi piuttosto che su quello in cui ci siamo entrati.

Giusto: prima l’emergenza. Ma qualche ragionamento sull’incapacità globale di cogliere i segnali inequivocabili dei pericoli imminenti, anche alla luce della crisi pandemica (un altro allarme che è partito solo quando ci siamo trovati il virus in casa), va pur fatto. Perché, nel caso specifico, non si è trattato di un terremoto improvviso, scatenato dall’urto invisibile di due placche tettoniche da qualche parte molti chilometri sotto i nostri piedi. E, anche si fosse trattato di un caso simile, non è stato colto neppure l’allarme sismografico del crescere di vibrazioni sospette. Con tutte le strutture di intelligence, i centri studi geopolitici, le informazioni dei canali diplomatici che avvolgono il nostro pianeta come la retina dei mandarini, è scandaloso (ed estremamente inquietante) che si sia dovuti arrivare a pochi attimi prima dei bombardamenti russi sul terreno per mettere fine alla tiritera dei cosiddetti «esperti» secondo la stragrande maggioranza dei quali le richieste di Putin erano solo un «gioco al rialzo» per spaventare simbolicamente l’Occidente. Le bombe, però, non sono affatto simboliche. Purtroppo. E gli analisti hanno sbagliato tutto.

Si dirà che è facile, col senno di poi, dar credito alle previsioni delle poche Cassandre che ci avevano visto giusto. Altra faccenda è distinguerne la fondatezza nel mare magnum di decine o centinaia di previsioni di altri esperti, altrettanto sicuri della loro interpretazione dei fatti. Ragionamento corretto, se non fosse che sotto accusa per la sua sprovvedutezza non c’è il cittadino comune, e neppure il docente di liceo o il giornalista acculturato che però vivono in aula o in redazione, ma le strutture di potere che dovrebbero davvero sapere o almeno intuire cosa sta succedendo dietro le quinte della retorica politica e mediatica. Possibile che nessuno, in Occidente, sentisse arrivare la catastrofe che poi di fatto si è scatenata? Perfino osservando in tempo reale decine di migliaia di soldati russi accalcarsi ai margini dell’Ucraina si andava dicendo che era spettacolo, gioco delle parti, teatro per impressionare i semplici. E i semplici si sono fidati.

Ma il problema parte da molto più lontano, dall’incapacità di prevedere le conseguenze a breve, medio e lungo termine di discorsi e politiche che fin dall’inizio hanno in spregio la democrazia e il diritto, come segnalava appunto Afanasiev. Che non era Nostradamus e quindi non leggeva nel futuro, ma leggeva benissimo nel presente e ravvisava già allora i germi di violenza e crudeltà che troppi potenti non hanno saputo o voluto vedere.

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