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Credit Suisse - UBS: torneremo il paese dei cucù?

Alcuni anni fa le grandi banche svizzere erano quattro: ora ne rimane soltanto una ed è gigantesca. Se un domani Ubs dovesse trovarsi in difficoltà, che farà il nostro Paese? LE VOSTRE RISPOSTE!
Prisca Dindo
22.03.2023 06:00

La seconda banca più grande della Svizzera è finita nella pancia della prima. Credit Suisse è stata comprata da Ubs per tre miliardi. Un piatto di lenticchie, verrebbe da dire visto che stiamo parlando di un colosso bancario «too big to fail». Ma cara grazia, come ha lasciato intendere la consigliera federale Karin Keller Sutter nella conferenza stampa convocata d’urgenza ieri a Berna. Il tempo stringeva e occorreva trovare una soluzione immediata per togliere Credit Suisse dai guai. Il caso Lehmann Brothers - la banca americana considerata da tutti troppo grande per fallire crollata nel 2008 sotto un cumulo di mutui subprime - insegna: se non si coglie l’attimo si va a gambe all’aria. Perciò, per scongiurare l’ipotesi del fallimento della seconda più grande banca del Paese, il Consiglio federale ha optato per la soluzione interna puntando su Ubs, lo stesso colosso bancario salvato dallo Stato nel 2008.  Quindici anni fa il Consiglio Federale e la Banca nazionale misero sul tavolo più di sessanta miliardi. Ora ci sono  in gioco possibili prestiti per duecento miliardi e altri nove per coprire i potenziali rischi che Ubs si porta a casa con questa operazione. Una cifra colossale garantita ancora una volta dall’ente pubblico. «La Svizzera ha dovuto assumersi le sue responsabilità che vanno al di là dei nostri confini nazionali»  ha  dichiarato la direttrice del dipartimento Finanze ed Economia. E ai giornalisti che ieri chiedevano ragguagli sulle responsabilità del disastro da parte dei vertici di Credit Suisse, il presidente dell’istituto bancario ha risposto tagliando corto. «È sempre facile guardare indietro e puntare il dito  – ha detto Axel Lehmann – ma è stato un accumularsi di situazioni sempre più particolari. Ad un certo punto il vaso è traboccato».Quelli della mia generazione si ricorderanno: alcuni anni fa le grandi banche svizzere erano quattro. La BPS, la Banca Popolare Svizzera; la SBS, la Società di Banca Svizzera; l’Ubs, l’Unione di banche svizzere;  e Credit Suisse. Poi un giorno il Credit Suisse mangiò la BPS e l’Ubs l’SBS.  Ora ne rimane soltanto una ed  è mostruosamente grande. È la legge della natura: il pesce grosso ha la meglio su quello più piccolo, che non riesce più ad affrontare le difficoltà. Da ora in poi UBS navigherà da sola sotto la bandiera rossocrociata in un mare frequentato non solo da pesci rossi.  Cosa pensate dell'operazione? Non è che di questo passo torneremo ad essere soltanto il Paese dei cucù e della cioccolata oppure questa mega acquisizione bancaria ci permetterà di nuovo di fare un balzo in avanti? Si poteva fare altrimenti? 

ECCO LE VOSTRE RISPOSTE: 

 LA GATTA FRETTOLOSA…

Al di là del caso in sè - la cui vera portata non siamo in grado di valutare - è interessante notare che i meccanismi a monte degli eventi sono sempre gli stessi: si sceglie sempre la via più facile e comoda, ma  soprattutto quella meno criticabile, almeno al momento. Come la frettolosa  approvazione dell'acquisizione di CS da parte di UBS. Questo denota una tendenza prioritaria a non assumere responsabiltà, tipica di un Paese in panciolle. Questa, e non il Paese dei cucù, è la Svizzera. A meno che per cucù si intendano quelli non appesi al muro. Marco Bernasconi

 BASTA AVER PAURA

Penso che continuare così è distruttivo, si dovrebbe fare qualche passo indietro, neutralità, segreto bancario, non regalare soldi, politica più oculata sui rifugiati, e smetterla di avere paura di tutti, nessuno ci conquisterà, già nel 1940 anche il pazzo tedesco calcolò un grosso dispendio, enorme di uomini e mezzi per invaderci. Gian Giuseppe Pascucci

 SE VAI A 300 ALL'ORA SULLA CANTONALE...

Nelle notizie che stiamo leggendo non ho trovato ( in quelle per me accessibili) richiami ad eventuali operazioni finanziarie speculative e più in generale bancarie ( basti pensare ai derivati o alle cripto valute).

Ritengo che la solidità ed affidabilità non siano legati al patrimonio, ma all’uso che viene fatto da chi raccoglie denaro di quanto ricevuto in deposito.Purtroppo i controllori avevano dei giganti da controllare: quanti erano? Con quali qualifiche? Con quale autonomia? Chi controllerà il prossimo massimo gli tante? Non possiamo abdicare agli operatori i controlli su se stessi.Il prof. Niggli sembra non considerare che se veniva iniziato un iter processuale che temo ancora non esista, se non con forzature di quello esistente, i depositanti del pianeta avrebbero corso molto più di un rischio di veder “ evaporare” , nel giro di qualche giorno, i propri crediti verso le banche. Anche in penale esiste il brocardo “ad impossibilia nemo tenetur” e lo stato di necessità. Cercare i responsabili è altra attività , ma  vedendo il passato, anche recente, dagli scopi quasi mai raggiunti. Forse per ragioni condivise almeno dalla maggioranza dei coinvolti nei vari ruoli. Se guidi a 300 km orari in una cantonale, il sicuro incidente era evitabile senza ricorrere al senno del senno del signor Poi? Questa è parte della mia opinione, vista l’estrema complessità del tema.Tralasciamo l’argomento della rilevanza economica del nostro Paese, non proprio lillipuziano. Alessandro Sparla

MOSTRI

Una fusione è un processo che scioglie in questo caso, le speranze e i sogni di una moltitudine di vite umane legate a questi mostri. Mostri perché trasformano le persone in numeri, dipendenti o clienti che siano. Mostri che inseguono il loro profitto ad ogni costo, incuranti delle conseguenze del loro agire sulla società. Mostri col denaro al posto della coscienza per usare e calpestare serenamente l’umanità. Mostri contrastati o “controllati” da altri mostri burocratici solo per salvare la parvenza di giustizia. Tutti accumunati da dirigenti strapagati non per i risultati raggiunti ma per le responsabilità presunte e non perseguite. Loro troppo grandi per fallire! Voi no! Andrea Genola

C’È CUCÙ E CUCÙ

Al di là del caso in sè - la cui vera portata non siamo in grado di valutare - è interessante notare che i meccanismi a monte degli eventi sono sempre gli stessi: si sceglie sempre la via più facile e comoda, ma  soprattutto quella meno criticabile, almeno al momento. Come la frettolosa  approvazione dell'acquisizione di CS da parte di UBS. Questo denota una tendenza prioritaria a non assumere responsabiltà, tipica di un Paese in panciolle. Questa, e non il Paese dei cucù, è la Svizzera. A meno che per cucù si intendano quelli non appesi al muro. Daniel Vago

POVERI NOI

Vergogna e ladri perché si sapeva che dal 2008 le acque finanziarie divenivano sempre più torbide; leggere il libro della Suddeuchtchezeitung i segreti Svizzeri si capisce molto; tutti finti ciechi visto i guadagni;i profitti ad i privati ed i debiti al pubblico ? Non onesto;i signori manager non passano mai alla cassa?; sembra la fotocopia della Swissair;ordine mondiale della finanza tutti contro la Svizzera che strano,....E se ci fosse dietro ad i vari eventi europei Putin?Non mi stupirei, obbiettivo creare disordine in Europa a tutti i livelli, Berna schiava dei burattinai europei, poveri noi e le nostre pensioni.  Milko Vanza

SERGIO ERMOTTI HA RAGIONE

Sono un operatore del settore finanziario Ticinese. Avevo vissuto la crisi UBS in prima persona essendo a suo tempo consulente alla clientela Private Banking proprio in UBS. In quel caso, nonostante le innegabili difficoltà, Banca e Governo erano riusciti da arginare il panico e non avevamo vissuto la classica “corsa agli sportelli”, evento che sarebbe rovinoso per qualsiasi banca, anche la più solida.I clienti inoltre, immersi in una crisi bancaria di ampie dimensioni, avevano digerito la situazione e la reputazione della nostra piazza finanziaria era uscita macchiata ma tutto sommato ancora integra.Nel caso attuale invece ritengo il comportamento di BNS, Governo e FINMA sia stato lento e poco lungimirante. L’intervento doveva essere fatto mesi fa, con una rassicurazione stile “whatever it takes”, per poi procedere ad un risanamento controllato della banca, magari portandola comunque verso UBS, ma senza distruggere la reputazione della piazza finanziaria Svizzera a livello internazionale.Oggi ci troviamo a dover rassicurare clienti sulla solidità della Svizzera e delle nostre banche, tematiche che erano date per scontate. I clienti nella Svizzera cercano sicurezza e stabilità, e noi abbiamo dato un’immagine pessima di noi e serviranno decenni per ricostruirla.I regolatori non hanno vigilato correttamente perché sono troppo concentrati su burocrazia e formalità di poco conto, spendono le loro giornate a controllare rischi che non esistono salvo poi non accorgersi di errori che mettono a repentaglio tutta la piazza finanziaria.Per quanto concerne avere una sola banca sistemica, credo che questo sia corretto per la Svizzera. Lo stesso Ermotti asseriva la necessità di avere un solo player di rilevanza sistemica e probabilmente aveva ragione. Certo fatta così di fretta è una operazione svantaggiosa per tutti, tranne che per UBS. Daniele Scano

DOVE ERA LA FINMA?

Con il senno di poi si fa ben poco...serve solo ad esaminare cosa si è sbagliato, come, quando e perchè. Ma forse non si farà neanche questo poichè essendo in molti a sbagliare si farà finta di nulla facendo ricadere poi il tutto sui....taxpayers svizzeri...gli unici assolutamente incolpevoli. Si Prisca, pagheremo tu ed io.La FINMA, chiamata a controllare il sistema bancario, si può onestamente dire che ha assolto il suo compito con tempismo e severità? Direi proprio di no. Sono almeno 5/6 anni che il Credit Suisse casca e pende da tutte le parti, perdendo ogni anno valanghe di quattrini, segnalando chiaramente a tutti, anche ai non addetti ai lavori, che il botto era imminente. I top manager susseguitisi si son portati a casa ca. 250 milioni di franchi e, chisseneimporta...nessuno, neanche in FINMA ha avuto da ridire. Direi quindi che i controllori dovrebbero controllare con tempismo e meglio e, se non lo fanno, si devono mandare a casa gli incapaci senza mezze misure.CS/UBS....non credo che la UBS sarà in grado di ingoiare un boccone così grande e così pieno di problemi. Soffrirà moltissimo per anni con una tale palla al piede senza poter essere agile, fare businness e crescere libera e forte. E il lucro cessante porta sempre solo altro danno emergente. Si è solo scaricato un problema su un altro, fingendo di fargli fare un affare. Ma non è così purtroppo.La bella figura sembrerebbe averla fatta la BNS, la quale, d'intesa con il governo (tutti noi), ha messo a disposizione linee di credito e rassicurato i mercati. Questo è giusto, è indispensabile e ben fatto; tuttavia, non possiamo dimenticare che la BNS ha appena perso in un solo anno un record assoluto di chf 130 MILIARDI investendo e comprando titoli esteri ( soprattutto americani e forse anche moltissimi investimenti in banche USA, che non godono di gran salute). Le migliori previsioni sulla BNS stessa sono che perderà altrettanti quattrini (nostri, essendo taxpayers)anche nel prossimo esercizio fiscale. E quindi c'è da chiedersi...chi controlla la BNS?? Ci fidiamo anche stavolta e facciamo finta di nulla? E quanti altri anni di perdite reali dovremo subire?E il nostro governo che ne pensa? Non crede che la situazione meriti approfondimenti a 360 gradi e con maggior tempismo della FINMA?? Alberto Berti

CI VUOLE UNA RIFLESSIONE PROFONDA

Pur non essendo un’economista e non intendendomi particolarmente di finanza, vedo chiaramente la caduta d’immagine causata alla piazza finanziaria svizzera dal fallimento di Credit Suisse. Senza parlare dell’enorme perdita di posti di lavoro che comporterà, con tutte le relative conseguenze a livello sociale. Che a loro volta genereranno, oltre ai problemi umani, ulteriori costi che ricadranno sulle spalle dei contribuenti. Ma le responsabilità del management della banca dove si collocano in tutta questa faccenda? Quando gli affari vanno a gonfie vele, ma, oserei dire, anche quando vanno un po’ meno bene, i dirigenti bancari beneficiano di bonus milionari a fronte dei loro successi. Analogamente, quando le loro scelte portano a risultati negativi o addirittura a fallimenti, dovrebbero assumersi le proprie responsabilità e risponderne in qualche misura. Sono molteplici le teorie che si sentono: una crepa mai sanata dai tempi della crisi Lehmann Brothers, tempi troppo lunghi nell’intervenire da parte degli organi istituzionali, ecc. ecc. Comunque sia, credo vada fatta una riflessione politica profonda sulla strategia bancaria per il futuro, soprattutto di fronte alle attuali dimensioni elefantesche di UBS. Lara Mantovani Pellegri

 CHI COME ME CHE HA PERSO UNA MAREA DI SOLDI

Ci sono stati sicuramente errori da più parti e probabilmente era necessario intervenire molto prima.La cosa però che trovo assurda è stata la modalità con cui hanno “salvato” gli azionisti mentre chi come il sottoscritto aveva delle obbligazioni ha perso una marea di soldi, la FINMA ha approvato uno scempio del genere?Vergogna! Massimo Italo

 MENO BANCHE, PIÙ DISOCCUPATI

L'immagine del sistema bancario svizzero dopo l'acquisizione di CS da parte di UBS ne esce molto danneggiata. La fiducia nel sistema bancario svizzero da parte della clientela è frantumata ed il rischio di perdere la clientela è elevato. Ora che UBS è il leader dominante, occorre eliminare il concetto di "too big to fail", perché qualora dovesse trovarsi in difficoltà, a fallire sarebbe la Confederazione. La FINMA deve iniziare a svolgere seriamente il suo operato, che purtroppo finora si è dimostrato lacunoso. L'elevata riduzione delle banche in Svizzera preclude ai disoccupati del settore bancario la possibilità di trovare offerte di lavoro e terminato il diritto alle indennità di disoccupazione, saranno a carico dell'assistenza. Andrebbero controllate anche le strategie di investimento delle casse pensioni, per evitare che i soldi degli assicurati vengano persi in borsa. Purtroppo dopo avere perso la neutralità abbiamo perso anche la fiducia della clientela nel sistema bancario e questo è solo l'inizio della fine.Michele Travaglini

OBBLIGAZIONI AZZERATE NEI PORTAFOGLI DEI FONDI DI PENSIONE? 

Difficile dire cosa si poteva fare. CS è, o meglio era, una banca solo nominalmente svizzera.I due terzi dei dipendenti sono all’estero.Poi per tutte le banche la parola chiave è “ fiducia “. Se viene a mancare tutto può crollare in fretta. Adesso due grossi problemi, tra i tanti.  Primo, il personale. Si parla di un risparmio di 6/8 miliardi . Calcolando un salario media di 150mila franchi sono necessari tagli di almeno 40000 dipendenti che in Svizzera potrebbero essere ca 15000.Una catastrofe. Poi il problema dei 16 miliardi di obbligazioni azzerate.Chi li ha ? Sono una cifra enorme. Purtroppo ipotizzo che siano prevalentemente in mano ai fondi pensione, direttamente o tramite il possesso di fondi di investimento. Ormai è fatta. Speriamo in bene.Sergio Ortelli

CI VUOLE DI NUOVO ETICA 

La storia insegna che andare a rubare in casa della volpe è cosa molto rischiosa, a meno di essere  più specializzati in materia. Meglio restare a casa e a comportarsi con etica e grande senso di responsabilità.Antonio Benasciutti

L'ARROGANZA NON PAGA 

Quanto successo è vergognoso e destabilizzante per la Svizzera che non godrà una buona visibilità all'estero.Era una morte annunciata si poteva prevenire ma l'arroganza del CF e dei dirigenti bancari, il messaggio diretto ed indiretto "viviamo in Svizzera, siamo i migliori" e il tutto va sempre bene deve finire.Spero che UBS scorpori al più presto le varie attività e diventi più piccola altrimenti la fuga di capitali e' annunciata, la fiducia degli azionisti verrà a mancare in una banca cosi grande per essere gestita a lungo termine.Claudia Wieder

POTREMMO TORNARE UN PAESE NORMALE

I servizi sono strutturalmente più leggeri dato che il paese si è strutturato attorno alla finanza e in Svizzera l’industria pesante è quasi assente, sebbene sia stato uno dei primissimi paesi a industrializzarsi (la Svizzera nord-orientale con l’Inghilterra e il Belgio). Ciò lo si denota dal contesto: la Svizzera è molto vivibile anche nelle zone più popolari. La sovrastruttura ricalca la percezione e le esigenze di un ceto medio molto legato alle attività del terziario, declinando l'offerta politica alla domanda espressa da quest'ultimo (c'è chi dà peso alla famiglia, chi al concetto di nazione, ecc.). Se UBS dovesse sparire non credo faremo la fine dell’Islanda che è tornata a vivere di pesca ma diventeremo un paese "normale” con i nostri alti e bassi, che vive di ciò che produce e se lo fa bastare. Una Svizzera più simile all’Austria che è una roulotte attaccata alla Germania, ma un po’ più indipendente nelle scelte.Tiziano Crocco

UN PAESE CHE CAMPA GRAZIE AI SOLDI NON SUOI 

Vorrei condividere qualche pensiero su Credit Suisse e sulla neutralità, che  ormai è un miraggio. Anzi: se venduta come promessa elettorale, si trasforma in una pericolosa frode. Questi sono i tempi di una generale reddem rationem, gustosa ma scomoda. Un piccolo paese che campa solo di soldi non suoi? Oh man, la voglio vedere sta neutralità. Dal divano. Con una ciotola di pringles.Ersilia Valente

DIAMOCI UNA REGOLATA 

Se si poteva fare altrimenti tecnicamente, questo non lo posso valutare.Non capisco per esempio perchè mancasse tempo per una scelta più ponderata e perchè non si è agito come ai tempi del salvataggio di UBS.Quello che so è che UBS dopo il salvataggio ha adottato opportuni provvedimenti per evitare di commettere gli errori fatti. Credit Suisse sembra non averlo fatto.È poi vergognoso come chi ha ruoli di responsabilità e proprio per questo ha salari molto alti, abbia condotto l'istituto bancario sull'orlo del baratro e anche oltre.Certi ruoli meritano salari adeguati proprio per la preparazione necessaria ad adempierli e per quel coraggio ed indipendeza che persone con tali responsabilità devono avere e utilizzare, con il rischio anche di scelte impopolari. Qui c' è un'inadempienza colossale e nessuno dei "responsabili" viene licenziato, anzi. È davvero il momento di darsi tutti una regolata. Ne va della credibilità di istituti e istituzioni e, in ultima analisi, di una sana convivenza.Flavio Bernasconi

L'AMERICA NON DOVREBBE DETTAR LEGGE

Penso sia giusto ricordarsi che questo è successo dopo il fallimento di tre banche americane. Nel 2008, anche in quel caso si trattava di Lehman, banca americana.Mentre da una parte, in un mondo ormai globalizzato, è facile che il fallimento di una banca crei una catena di eventi che provocano tremori e timori oltre-oceano. D’altra parte, potrebbe sembrare a certi che l’America sia la prima a multare e creare leggi bancarie (a cui lei stessa non sempre aderisce…) e allo stesso tempo essere quella che pretende che altri paesi agiscano quando le proprie azioni creano dei veri e propri terremoti finanziari nel mondo.Invece di dettare la legge, forse dovrebbe essere la Svizzera ad insegnare all’America come operare nel loro settore bancario, avido, litigioso e affamato di soldi, ad evitare questi fallimenti che, ancora una volta,  inevitabilmente stravolgono la scena globale. Rossella Gatti

COLPA DELLE POLITICHE MONETARIE

La situazione difficile attuale delle banche di mezzo mondo è da attribuire secondo me alle folli politiche monetarie adottate dalle principali banche centrali dopo il 2008: i tassi di interesse a 0, che dovevano essere una misura temporanea (ricordate la “exit strategy?) e sono durati 15 anni, hanno gonfiato a dismisura settori come le criptovalute, le start-up, i mercati azionari ed obbligazionari, per non parlare del settore immobiliare, favorendo la messa in circolazione di una quantità enorme di denaro creato dal nulla. Ora è bastato un modesto aumento dei tassi per mettere a nudo l’inconsistenza della maggior parte di questi investimenti. Luca Civelli

SBAGLIATO RIDURRE LA CONCORRENZA

Non sono d’accordo della scelta di ridurre la concorrenza.A questo punto non capisco perché non dare spazio anche a Postfinance con crediti e ipoteche.Come investitore in fondi Ubs sono un po’ preoccupato vistE le perdite.Lorenzo Bianchi

SPERO SOLO DI NON AVERE BRUTTE SORPRESE

Non essendo un esperto in materia ma un comune cittadino ho le idee confuse..mi faccio una domanda però..cosa sarebbe successo se UBS non fosse intervenuta? In termini di finanza...creditori CS...posti di lavoro? Oltre che l’immagine Svizzera nel mondo che ha sempre considerato il nostro paese come il paese delle banche sicuro e affidabile! Ho letto l’articolo che ha fatto l’esempio su questo acquisto ..del figlio unico che guadagna il doppio dei suoi genitori tanto da condizionarne la politica famigliare! Questo può ripercuotersi sulla politica nazionale! È possibile ma sta allo Stato mettere i puntini sulle i verso la banca e alla banca stessa evitare conflitti !Si capirà se siamo veramente il paese che nel mondo ci considerano..serio e affidabile o meno! Mi auguro da cittadino piccolo risparmiatore e investitore che ha affidato buona parte dei suoi risparmi di una vita a UBS di non avere brutte sorprese come hanno sicuramente avuto molti risparmiatori con Cs!! Dovrei fare la valigia e emigrare in un paese dove la mia Avs basta per vivere.. perché qui in Svizzera se ti rimane solo quella arrivi si e no a metta mese!Daniele Mondani

OLTRE IL DANNO, LA BEFFA

Un'acquisizione di furia e fretta con la benedizione del Consiglio Federale che si è avvalso, per salvare  capre e cavoli del "decreto d'urgenza", che ha danneggiato pesantemente l'immagine di credibilità del settore bancario svizzero, e anche se le future  garanzie le mette Stato e la BNS, di sicuro quanto successo peserà in primis sui collaboratori e successivamente sull'ignaro contribuente. Vien da dire, su una conduzione del CS assai discutibile e su una FINMA dormiente, che oltre il danno ci dovremo subire anche le beffe. Peccato, perché in questo campo la Svizzera ha maturato negli anni una reputazione mondiale che ricostruirla non sarà per nulla facile, e i colpevoli, come accade sovente, verranno pure premiati.Peter Rossi

 SI È PERSO IL CONTATTO CON LA REALTÀ

Nessuno sa leggere il futuro e io nemmeno. Posso però fare qualche piccolo commento. La lezione che tutti abbiamo imparato (se ancora fosse necessaria) è quella di non ascoltare gli interessati: una grossa banca come il Credit Suisse è praticamente fallita nonostante la sua “solidità”. Di conseguenza, certo, anche l’UBS può fallire se la fiducia dei clienti, all’improvviso, viene meno “come una valanga”, ci è stato ripetuto.L’UBS, tuttavia, non è la sola banca in Svizzera e quindi non tutti i conti correnti (sopra i 100’00 franchi, veniamo a sapere)  e risparmi sono a rischio. A rischio sarebbe,però, lo sappiamo dal 2008,  una catena di ditte e attività se l’UBS fallisse, perché l’UBS è “sistemica”. In questo caso, interverrebbe ancora una volta lo Stato svizzero, la Banca centrale Svizzera, ci dicono.E allora, viene da dire, bene, facciamo in modo che la vita, l’economia svizzera almeno, non sia più così interconnessa con l’UBS.Il come arrivare a questo “slegamento dall’UBS” io non lo so dire, ma penso che gli esperti potrebbero dircelo.I mezzi ci sono.Perché se la banca centrale mette subito sul tavolo 200 miliardi per la fusione CS-UBS poi il Consiglio Federale non venga a dire che non ci sono 100 milioni per formare un gruppo di lavoro e in seguito 1-2 miliardi per la fase di attuazione.In conclusione, riprendendo le parole del Sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni per il fallimento del F.C. Chiasso, si può confortevolmente dire che anche per il CS e l’UBS (ma si può allargare il discorso a tutta la politica svizzera) “si è perso il contatto con la realtà locale.”Quindi: più umiltà e attenzione ai piccoli, alle persone e meno ai soldi (per pochi) e alle torri di Babele.Alessandro Brunelli