Crescita economica, nonostante la geopolitica

Il quadro delineato nei giorni scorsi dall’OCSE conferma che il mondo è ancora in crescita, seppur rallentata, e che non c’è una recessione internazionale. Non a caso, una delle parole più utilizzate nell’Outlook dell’OCSE è resilienza, con riferimento alla capacità della gran parte delle economie di limitare i danni dovuti ai venti contrari e di procedere, a velocità non grande ma neppure così piccola, nel loro percorso. Si tratta di un risultato non scontato, che va difeso a vari livelli contro il fardello principale di questa fase: le tensioni geopolitiche.
È infatti dalla geopolitica che ora vengono i maggiori ostacoli anche in campo economico. Le guerre sono certo il capitolo più grave. Ma ci sono anche i contrasti politici acuti tra blocchi e tra Paesi, oltre che i conflitti commerciali, che potrebbero ampliarsi con il ritorno di Trump al timone degli USA. Più si riuscirà a contenere tensioni geopolitiche e conflitti commerciali, più ci sarà spazio per la crescita. Viceversa, un permanere o un ampliarsi di tensioni e conflitti porrebbe altri ostacoli al Prodotto interno lordo mondiale. Quasi tutte le economie hanno fatto sin qui la loro parte, i meccanismi di fondo dunque in sostanza funzionano, seppur con molte differenze. Quando c’è l’effetto della geopolitica negativa la crescita rallenta ed anche per questo è quindi sulle tensioni geopolitiche che occorre accendere i riflettori.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prevede per il quasi concluso 2024 una crescita globale del 3,2%, la stessa del 2023; per il 2025 la previsione è 3,3%. Gli USA nel 2024 sono cresciuti del 2,8%, mentre per il 2025 potrebbero attestarsi al 2,4%. L’Eurozona ha una crescita meno consistente, pari allo 0,8% nel 2024 e all’1,3% nel 2025, ma come si vede non è né in recessione né in stagnazione (crescita zero). Non va sottovalutata una crescita attorno all’1%, le cifre assolute dei PIL in ballo sono grandi e disprezzare questa percentuale in questa fase è sbagliato. Nell’area euro, la Germania per l’OCSE starebbe superando la recessione e dovrebbe registrare, lei sì, una stagnazione quest’anno e poi invece uno 0,7% l’anno prossimo. Il Giappone dovrebbe essere l’unico tra gli attori top ad essere in recessione quest’anno, con -0,3%, per crescere poi dell’1,5% il prossimo.
La Svizzera si sta difendendo egregiamente. Il fatto che la sua crescita in questa fase sia al di sotto della sua media, come spesso viene ricordato, significa poco o nulla. È evidente, infatti, che questa non può essere, per le ragioni ricordate, una fase di particolare velocità. Il punto è però che la Svizzera tiene meglio di molti altri Paesi avanzati, con aumenti del PIL che l’OCSE indica dell’1,3% per il 2024 e dell’1,5% per il 2025. Non è poco, considerando anche che il PIL elvetico pro capite è a livelli già molto elevati e non può quindi, anche nella migliore delle ipotesi, salire con grandi percentuali che sono invece tipiche di Paesi che partono da altri livelli e hanno ancora molto terreno da conquistare.
La Svizzera è inoltre ancora una volta uno dei Paesi a inflazione più bassa. L’OCSE prevede un rincaro elvetico in media annua dell’1,1% quest’anno e dello 0,9% il prossimo. Gli USA dovrebbero registrare rispettivamente il 2,5% e il 2,1%, l’Eurozona il 2,4% e il 2,1%. L’inflazione comunque è nel complesso molto calata a livello mondiale e ciò pure rappresenta un successo, anche se il cammino va completato. La memoria talvolta è corta e alcuni non ricordano che l’attuale crescita economica è arrivata non solo nonostante la geopolitica, ma anche dopo una pandemia e dopo un’impennata dell’inflazione. Occorre dare un giudizio equilibrato, tenendo conto anche di tutti questi fattori.