Il commento

Donald Trump a Windsor come se fosse a Disneyland

Trump può anche gorgheggiare che «Carlo è un mio ottimo amico» ma a Corte come a Londra è palpabile l’imbarazzo per la sua visita
Antonio Caprarica
17.09.2025 20:30

«Una sgradita distrazione»: così re Carlo III ha definito il licenziamento in tronco dell’ambasciatore britannico a Washington, lord Mandelson, giusto alla vigilia della visita di Trump. Motivo, la strettissima amicizia con il miliardario pedofilo Jeffrey Epstein. Stretta sì, ma mai quanto quella tra il medesimo Epstein, suicida (?) in carcere, e il presidente americano accolto dal re con tutti gli onori. Il sovrano deve fingere di dimenticarlo ma gliel’hanno ricordato i dimostranti che allo sbarco di Trump hanno proiettato sulle mura del castello di Windsor la foto dei due assieme - il presidente e l’orco - negli anni d’oro.

Il fantasma di Epstein ha già prodotto, com’è noto, gravi danni in casa Windsor, dove il principe Andrea, anche lui amicone del pedofilo, è stato accusato di violenze sessuali da una delle vittime allora minorenne, Virginia Giuffré. Il trauma di quegli anni non l’ha mai lasciata, fino a spingerla a togliersi la vita pochi mesi fa. Ma la sua voce non si è spenta, e le sue memorie di imminente pubblicazione minacciano altri terremoti. Carlo ha imposto al fratello di abbandonare la scena pubblica, ma l’erede William è per una linea molto più dura. Vuole che lo zio, con un’immagine ormai devastata dalla vicenda, venga completamente cancellato dalla vita anche privata della famiglia. Figurarsi con quanto entusiasmo il futuro re, così severo pure verso un famigliare, ha stretto la mano di un altro intimo sodale di Epstein.

Trump può anche gorgheggiare che «Carlo è un mio ottimo amico» ma a Corte come a Londra è palpabile l’imbarazzo per una visita che, a tutti gli effetti, serve solo a lusingare l’inesauribile narcisismo di Trump allo scopo di ottenerne qualche beneficio. Somiglia a una di quelle feste celebrate negli anni ’50 nel sud Italia per accogliere il ritorno del «paesà» diventato milionario in America, nella speranza di scucirgli qualche spicciolo. E infatti, dopo essersi godute con Melania 24 ore di sfilate fanfare e salamelecchi nella reale Disneyland di Windsor Castle, oggi nei colloqui politici con il premier Keir Starmer il presidente USA annuncerà investimenti hi-tech per un paio di miliardi di dollari, altri miliardi nell’industria finanziaria britannica e una collaborazione «per una generazione» nel settore dell’alta tecnologia, cominciando con una colossale giga-factory per l’AI.

Tutto sommato, per gli inglesi un buon guadagno in cambio di una spruzzata di polvere reale. Trump, che insegue con scarse probabilità di successo il Nobel per la pace, potrà almeno vantarsi del privilegio unico di una seconda visita di Stato dai reali inglesi, onore finora riservato dai Windsor solo agli altri «cugini» coronati. La prima nel 2019, regnante Elisabetta, gli tornò utile a lucidare l’immagine che tre anni alla Casa Bianca avevano già molto ammaccato in patria. Dichiarò che la regina era «una donna incredibile» e che «insieme si erano molto divertiti, avevano fatto un sacco di risate». Le confidenze della sovrana suonano alquanto diverse : agli intimi lo bollò come «scortese» per averla fatta attendere al momento dei saluti , e per sovrammercato definì «bizzarro» il suo matrimonio.

Tra qualche tempo forse conosceremo anche i giudizi riservati di Carlo e Camilla. Ma per ora, Epstein o non Epstein, i sovrani e la coppia degli eredi hanno fatto buon viso in nome dei superiori interesssi nazionali. E Trump ha avuto quel che voleva: deferenza e coccole dalla più antica monarchia del pianeta. Se la prima volta era arrivato a Windsor da parvenu con il cappello in mano, la seconda si è presentato con la corona «imperiale» di un potere pressoché assoluto. Non è vera come quella di Carlo, ma in compenso incomparabilmente più minacciosa. Ne è consapevole l’opinione pubblica britannica, choccata pochi giorni fa dalla marcia attraverso Londra di 150 mila seguaci del razzista Tommy Robinson, ammiratore ricambiato di The Donald. Proprio per evitare contestazioni sicure la visita di Trump, non a caso programmata durante le vacanze del Parlamento, è stata circoscritta nelle mura amiche di Windsor . Subito fuori la piazza era piena di dimostranti contro la sua «politica tossica».

Tanto più sorprendente il legame caloroso che il primo ministro laburista è riuscito a stabilire con il capo riconosciuto dell’Internazionale di destra. Starmer mostra di sapere per che verso accarezzare Trump, e il più vanesio dei presidenti lo ricambia con schietta simpatia. L’apparente amicizia illude gli inglesi sul restauro dell’antica «relazione speciale» con gli USA. E sicuramente sembrerà utile al premier londinese in caduta libera nei sondaggi , nonostante il trionfo elettorale di appena un anno fa. Si vede che sir Keir non è superstizioso: anche il suo predecessore conservatore Johnson vantava la calda amicizia di Trump, e si sa com’è finito. Cacciato a calci da Downing Strett dai suoi stessi deputati…