Il commento

E adesso Harry si gioca il titolo

È l’idea di monarchia coltivata dal futuro William V che impone di mettere fine alla soap-opera stile Dinasty alimentata dai Sussex
Antonio Caprarica
08.05.2025 06:00

Magari non è vero che William, come sussurrano gli intimi, «odia e disprezza» Harry e Meghan «con ogni fibra del suo corpo», testualmente in inglese «with every bone in his body». Vera invece, e sicura, è la determinazione del principe di Galles di «tagliare» il ramo secco dei Sussex quando arriverà il tempo della sua ascesa al trono. Ormai non si tratta più soltanto della vexata quaestio relativa all’abuso dell’appellativo «Altezza Reale», che la regina Elisabetta aveva inibito a nipote e consorte quando hanno abbandonato l’Inghilterra e la Ditta per mettersi in affari in proprio.

Testimoni raccontano che William sia esploso in una delle sue ben note fitte di rabbia di fronte al bigliettino, riportato su social e giornali, in cui Meghan Markle si firma «Sua Altezza Reale la duchessa di Sussex» perfino per accompagnare il dono (pubblicitario) di una confezione delle sue marmellate a un’amica celebrity. Questo nonostante il comunicato emesso da Buckingham Palace al momento dell’addio dei Sussex stabilisse esplicitamente che «non avrebbero usato i titoli di HRH», ovvero His Royal Highness. Ma il divieto, obiettano i portavoce della coppia, riguarda solo l’uso per fine commerciali, e quello di Meghan era «un dono personale», sebbene reso noto all’universo mondo con implicito effetto promozionale.

Queste disquisizioni da legulei hanno rafforzato William in una duplice, e ormai radicata, convinzione: che papà Carlo sia stato troppo remissivo con il figlio ribelle, e che nell’interesse del trono e della famiglia toccherà invece a lui, a tempo debito, tagliare con un colpo netto il nodo gordiano dei Sussex. La faccenda dell’«Altezza Reale» si potrà sbrigare alla svelta: tecnicamente, non si tratta infatti di un titolo ma di uno «style», insomma un appellativo onorifico che è nella disponibilità del sovrano. E se re Carlo non ha mai pensato o voluto revocarlo al cadetto (che continua ad amare nonostante tutto), William non avrà alcuna remora a ritirarlo - come ha fatto Elisabetta con Diana - una volta succeduto al padre. Sarà anzi la logica conseguenza di quello che a Corte tutti danno per scontato, ovvero il mancato invito all’incoronazione. Ma non basta. Con il fratello sul trono Harry rischia pure il titolo di duca.

A differenza dello «style» di HRH, per la revoca di un titolo nobiliare non basta lo schioccar di dita del sovrano. È necessario un complicato procedimento legislativo. Finora. Perché ai Comuni, e certo non casualmente, è stato già presentato un disegno di legge, il Removal of Titles Bill, che propone di restituire al monarca il potere di ritirare un titolo, e di farlo sia di propria iniziativa che su raccomandazione di una commissione mista dei due rami del Parlamento. In poche parole, re William V potrebbe un giorno avere a disposizione lo strumento necessario per privare i Sussex del titolo ducale, e così estromettere definitivamente fratello e cognata dal cerchio dorato della famiglia reale.

Sbaglia chi intravede in questo disegno lo sbocco rancoroso di una faida famigliare. Certo, entrano in gioco anche i sentimenti. E non è di sicuro sfuggito all’erede al trono, come al resto del mondo, che Harry ha sì manifestato un desiderio di «riconciliazione» ma solo con il padre: il fratello, non si è neppure degnato di nominarlo. È naturale che in una situazione del genere il futuro sovrano non voglia più avere niente a che fare col «ramo americano» della famiglia. Ma al di là del comprensibile risentimento, è l’idea di monarchia coltivata dal futuro William V che impone di mettere fine alla soap-opera stile Dinasty alimentata dai Sussex.

Il principe di Galles non ama chiacchiere e sceneggiate. È un uomo pragmatico e pensa che la Corona si giustifichi solo se produce qualcosa di buono per la società che rappresenta. Preferisce farsi chiamare William piuttosto che Sir o Royal Highness. Insomma capisce che al giorno d’oggi i privilegi reali sono legittimati soltanto dal servizio reso alla nazione. Dunque hanno titolo a goderne solo i working royals, ovvero i membri della famiglia che hanno accettato di svolgere un ruolo istituzionale. Harry lo ha rifiutato, anzi, ha fatto di peggio: lo ha infangato. Per il fratello maggiore, nonché futuro re, questo è imperdonabile. E sarà evidente non appena salirà al trono.

Quel momento potrebbe essere molto più vicino di quanto il Palazzo lasci intendere. Ed è stato proprio l’incauto Harry, indiscreto come al solito, a rivelarlo: «Non so quanto resti da vivere a mio padre», ha detto in un’intervista, mandando in frantumi gli sforzi di Carlo III per mantenere una facciata di normalità. A parte il cattivo gusto di una simile dichiarazione pubblica, come biasimare i Windsor se si fidano di Harry come di un serpente a sonagli?