Plurilingua

Educare alla lettura

La Svizzera non può dormire sugli allori, e tanto meno lo può fare il Canton Ticino, speculando sul proprio potere di attrazione di intellettuali, sacrificando gli investimenti nell'educazione dei propri giovani
Alessio Petralli
Alessio Petralli
25.10.2025 06:00

Se pensiamo a grandi indagini che si occupano di competenze linguistiche a vari livelli, a molti verrà forse in mente prima di tutto l’acronimo inglese PISA (in italiano «Programma per la valutazione internazionale degli studenti»), che da tempo si occupa tra l’altro di valutare e confrontare le abilità nella lettura (comprensione dei testi) di quattordicenni/quindicenni delle nazioni OCSE (quindi anche della Svizzera) al termine della scuola dell’obbligo. Per quanto riguarda le competenze degli adulti esiste invece il meno noto PIAAC (Programme for the International Assessment od Adult Competencies), che rimanda in sostanza a due grandi inchieste, svoltesi sempre per l’OCSE nel 2013 e nel 2024, che (oltre che di numeracy e problem solving) si sono occupate di literacy, ovvero della «capacità di comprendere un testo e trarne informazioni». Di questo tema e di quest’ultima recente inchiesta di largo respiro del 2024 si è occupato da par suo, con l’acribia scientifica che gli è congeniale, Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, in un suo recente contributo pubblicato presso l’Accademia delle Scienze di Torino (Atti 5, 2025).

Dopo aver passato in rassegna le principali fonti di dati a cui ricorrono i linguisti, in particolare pensando alla situazione italiana (Ethnologue, Istat, Censis, OCSE PISA e INVALSI), Marazzini passa a trattare il PIAAC-OCSE 2024.

Il «largo respiro» a cui abbiamo appena accennato si sostanzia tra l’altro con il massiccio coinvolgimento di «cittadini di 31 nazioni appartenenti all’OCSE tra i 16 e i 65 ann.

Per quanto riguarda una corretta comprensione della situazione italiana sul fronte dell’alfabetizzazione, molto migliorata negli ultimi decenni seppur in consistente ritardo rispetto ad altre nazioni più avanzate, basterà ricordare che al momento dell’istituzione della scuola media obbligatoria all’inizio degli anni Sessanta, in Italia ben 20 milioni di persone avevano al massimo la quinta elementare. Questo grande e recente miglioramento non può però cancellare con un colpo di spugna le conseguenze di un ritardo storico che l’inchiesta PIAAC 2024, e ancora più l’inchiesta del 2013, mette in evidenza. Se nel 2013 l’Italia era all’ultimo posto in classifica per capacità di lettura sulle 24 nazioni prese in considerazione, nel 2024 su 32 nazioni (non 31) l’Italia passa al sestultimo posto e ha dietro di sé Israele, Lituania, Polonia, Portogallo e Cile. Da rilevare che la Svizzera, la quale non ha partecipato al PIAAC 2013, nel 2024 si classifica al dodicesimo posto, un risultato a dire il vero non brillantissimo, seppur al di sopra della media OCSE.

I Paesi in testa alla classifica delle due inchieste vedono il Giappone al primo posto sia nel 2013 sia nel 2024, mentre gli altri Paesi virtuosi, sempre nei primi posti sia nel 2013 sia nel 2014, sono la Finlandia, i Paesi Bassi e la Svezia. Il «quadro sconfortante» della situazione italiana, rispetto ad altre nazioni scolasticamente più selettive, presenta per contro il «vantaggio di una maggiore omogeneità sociale», che implica purtroppo un livellamento verso il basso.

Marazzini termina le sue riflessioni, ricordando che «il basso livello qualitativo delle competenze linguistiche degli italiani» va di pari passo con la grave crisi che attraversa l’italiano scientifico (o «italiano accademico»).

Sulla base di dati molto dettagliati Marazzini arriva a una conclusione drammatica: «l’italiano della scienza è destinato a sparire». Il che non vuol dire per fortuna che manchino gli scienziati italiani, i quali faranno sicuramente parte di quello striminzito 5% di adulti (media OCSE: 12%) «in grado di comprendere e valutare testi lunghi e densi distribuiti su più pagine». Purtroppo però molti di loro se ne sono andati dall’Italia a beneficio di «Paesi che ospitano una forte immigrazione intellettuale italiana, come gli USA, l’Inghilterra e la Svizzera». Svizzera che non può dormire sugli allori, e tanto meno lo può fare il Canton Ticino, speculando sul proprio potere di attrazione, magari sacrificando gli investimenti nell’educazione dei propri giovani. Compresa l’educazione alla lettura di testi complessi.