Estremismo islamico in rete: Parigi punta sulla contropropaganda

A poco più di una settimana dalla decapitazione di Samuel Paty, professore di storia a Conflans-Sainte-Honorin, nella Regione dell’Île-de-France, il presidente Macron ieri ha convocato all’Eliseo un nuovo Consiglio di difesa e di sicurezza nazionale. Si tratta della seconda riunione di questo tipo dopo il grave fatto di sangue che ha scatenato una dura reazione delle autorità francesi nei confronti degli estremisti islamici attivi nel Paese. Gli arresti dei giovani che avevano indicato al killer, Abdullakh Anzorov, dove trovare Paty sono subito scattati, così come il fermo di chi su internet ha inneggiato all’uccisione del professore che in classe aveva mostrato ai suoi allievi delle caricature di Maometto apparse sul settimanale Charlie Hebdo.
Stando a quanto riferito da BFM-TV, Brahim C., il padre di famiglia autore dei video in cui si lamentava del professor Samuel Paty, resta in stato di detenzione provvisoria. I cinque adulti indagati restano dunque tutti in detenzione provvisoria, mentre due minorenni sono stati posti in libertà vigilata. Uno dei due ha confessato di aver indicato il professore di storia al killer. Non sarà comunque l’arresto di un gruppetto di esaltati a ridare serenità ai francesi sul fronte dell’estremismo islamico. Nella riunione di ieri all’Eliseo si è insistito sulla necessità di rafforzare la sicurezza nelle scuole attraverso l’attivazione di pattuglie regolari. Si intende inoltre sanzionare chi mette in linea informazioni personali che mettono in pericolo la vita altrui.
Ma una svolta nella lotta contro la radicalizzazione potrebbe essere quella annunciata da Marlène Schiappa, ministra delegata alla Cittadinanza, ossia la creazione di un’apposita unità attiva sui social network per lottare contro «il cyber-islamismo». Secondo Schiappa lo Stato deve essere presente su internet per rispondere alle parole di odio degli islamisti: «Si assiste a una diffusione di discorsi di islamisti sulla rete, di vittimizzazione sistematica, senza che nessuno li smentisca», sottolinea la ministra. Si tratterebbe dunque di portare sul web un discorso di contropropaganda, come si è già visto in Gran Bretagna e Germania. Potrebbe essere una nuova arma per strappare i giovani dall’estremismo. Ma per gli adulti fanatici il pugno duro resta l’unico mezzo.