Euro 2025, l'occasione d'oro in mani svizzere

«Da grandi poteri derivano grandi responsabilità», diceva zio Ben a Peter Parker, alias Spider-Man. Per l’imminente europeo ospitato dalla Svizzera non ci sono in ballo le ragnatele o i cattivi della Marvel. Eppure, la citazione calza a pennello. Il nostro Paese sarà al centro dell’attenzione per ventisei giorni. Un onore e una grande possibilità. Al contempo anche il pericolo che la rassegna passi senza lasciare il segno sperato nel calcio femminile rossocrociato, bisognoso di cambiamenti radicali. Partiamo dalle note dolci. Il torneo continentale - al via domani con Islanda-Finlandia e poi con Svizzera-Norvegia - rappresenta un’occasione d’oro. Non solo sotto il profilo sportivo, ma anche turistico e culturale. La manifestazione è una vetrina internazionale di altissimo livello, capace di mettere in luce le capacità organizzative elvetiche e di mostrare al mondo una Svizzera pronta a gestire eventi muovendosi con disinvoltura nel palcoscenico globale.
Un elemento determinante sarà il percorso della Nazionale durante la competizione. Se riuscisse a creare la sorpresa e a spingersi oltre le aspettative, sarebbe un volano importante per mantenere alta l’attenzione. Le ultime prestazioni in Nations League, tuttavia, sono state poco confortanti. Ad inizio giugno, addirittura, la sconfitta contro la Norvegia ha retrocesso le ragazze di Pia Sundhage in Lega B della competizione. La passione e il sostegno dei tifosi sono però già palpabili. La recente amichevole tra Svizzera e Cechia alla Schützenwiese di Winterthur ha registrato un’affluenza notevole. 7.778 i presenti e un tifo caldissimo. Segno che l’interesse cresce e si radica nel tessuto sportivo locale.
Il sold out per 22 delle 31 partite previste, rappresenta un dato impressionante, quasi inatteso solo pochi anni fa per una disciplina che era considerata marginale. Questo fermento è un chiaro segnale che qualcosa di importante sta accadendo. Il movimento sta conquistando spazi e cuori, e la Svizzera si trova in una posizione privilegiata per cavalcare l’onda.
Euro2025 vuole lasciare il segno. Il potenziale è evidente: a livello mondiale il movimento cresce a ritmi sostenuti, conquistando sempre più attenzione e consenso. Tuttavia, in territorio elvetico, nonostante i segnali incoraggianti, il mondo del pallone al femminile fatica ancora a ottenere il riconoscimento che merita. Il torneo, dunque, può rappresentare il punto di partenza per cambiare la situazione. Perché, nonostante i progressi già in atto, la disciplina ha bisogno di una trasformazione. In primis, vanno migliorate le infrastrutture utilizzate per lo svolgimento del campionato rossocrociato, che al momento non sono accettabili. La Women’s Super League, inoltre, deve diventare professionistica. Solo così si potrà sperare di trattenere le stelle di casa evitando che spicchino il volo per campionati esteri al momento inevitabilmente più allettanti, promettenti e remunerativi di quello svizzero.
Tuttavia, è fondamentale mantenere un atteggiamento prudente e realistico. La crescita del calcio femminile è un processo che richiede tempo e una visione a lungo termine. Non bisogna aspettarsi che questo Europeo sia la bacchetta magica che trasformi tutto dall’oggi al domani. Non possiamo paragonare la nostra realtà a quella americana - ampiamente sviluppatasi da anni - o a quella inglese, definitivamente esplosa dopo il torneo casalingo vinto nel 2022. Per quanto in espansione, alle nostre latitudini la disciplina è ancora giovane e ha bisogno di consolidarsi gradualmente, senza fretta, costruendo basi solide per il futuro.
Insomma, questo Europeo sarà un banco di prova. Per il nostro Paese, per il calcio femminile, per chi crede che i grandi eventi possano lasciare qualcosa oltre il risultato. E come ogni eroe che scopre di avere un nuovo potere, anche la Svizzera dovrà capire come usarlo al meglio. Con intelligenza, misura, e magari un pizzico di coraggio.