Ventisei cantoni

F-35, pressing dei romandi

I nuovi aerei da combattimento acquistati dalla Svizzera non rappresentano un affarone soltanto per gli Stati Uniti
Moreno Bernasconi
20.06.2023 06:00

I nuovi aerei da combattimento F-35A acquistati dalla Svizzera non rappresentano un affarone soltanto per gli Stati Uniti (la cui industria dell’armamento, in questa fase di forte e e generalizzato riarmo, sta guadagnando miliardi e creando decine di migliaia di nuovi posti di lavoro). Sono una manna anche per l’economia svizzera, cui toccheranno importanti commesse compensatorie. Il contratto d’acquisto di 6 miliardi di franchi - prelevati, occorre dirlo, dal budget ordinario dell’esercito - prevede infatti che il costruttore (Lockheed Martin) compensi il 60 per cento del valore contrattuale mediante l’assegnazione di commesse di lavoro in Svizzera. Il volume totale degli affari compensatori offset in Svizzera corrisponde a un valore pari a circa 2,9 miliardi di franchi. Come si vede, non sono noccioline. E non sorprende quindi che sia scattato l’assalto alla diligenza da parte delle diverse regioni svizzere per garantirsi una fetta della torta. In ossequio al federalismo, Berna ha fissato la seguente chiave di ripartizione delle commesse: alla Svizzera tedesca il 65% del totale, alla Romandia il 30% e alla Svizzera italiana il rimanente 5%.

Nell’imminenza delle decisioni vincolanti per gli appalti, in queste settimane i Romandi stanno facendo un pressing impressionante sulla Confederazione. In particolare i politici del Canton Vaud e del Canton Friburgo, che traggono grande beneficio dalla base aerea militare di Payerne, che si trova a cavallo fra i due cantoni. Il Consigliere nazionale friburghese Pierre-André Page ha fatto da apripista chiedendo al Consiglio federale garanzie affinché Payerne non venga snobbata: «La società RUAG, cui incombe la distribuzione degli incarichi, aveva giurato che avrebbe rafforzato la propria presenza nel distretto di Payerne, la Broye. Ora constatiamo che c’è il rischio reale che l’unica base militare della Svizzera romanda finisca per ottenere solo delle briciole!».

I politici della Broye temono soprattutto che il grosso dei lavori di manutenzione del futuro aereo da combattimento (che garantirebbero nuovi posti di lavoro ad alto valore aggiunto) vengano assegnati ad Emmen, nel Canton Lucerna e a Meiringen, nel Canton Berna. Dopo la chiusura della base aerea di Sion, nel 2017, Payerne ha certo guadagnato importanza, ma soprattutto come base operativa per gli aerei F-A 18, con tutto ciò che la concentrazione dei voli dei jet comporta dal punto di vista del rumore, per l’intera regione.

Dal punto di vista della manutenzione pesante degli aerei, la parte del leone la fanno già oggi Emmen e Meiringen. La presidente del Consiglio di Stato vodese Christelle Luisier (che conosce perfettamente la posta in gioco, poiché è stata per anni sindaco di Payerne) ha quindi chiesto udienza alla Consigliera federale Viola Amherd per chiarire bene una cosa: Payerne è consapevole di quanto ha rappresentato fin qui la base militare per l’economia del distretto e del Cantone, ma ci vogliono garanzie concrete che i sacrifici dovuti ai voli (più rumorosi) degli F-35A verranno compensati da una altrettanto importante presenza di lavori di manutenzione che producano impieghi ad alto valore aggiunto. Luisier intende far presente alla responsabile del Dipartimento della difesa che mentre la regione di Emmen non dispone in misura sufficiente di forze lavoro professionalmente adeguate all’incarico, Vaud sta vivendo una forte crescita demografica e di sviluppo e potrebbe offrire a iosa manodopera formata in grado di rispondere alle esigenze tecnologicamente molto elevate del nuovo aereo da combattimento.

Le commesse dell’F-35A permettono alle imprese svizzere di accedere a tecnologie di punta, di aumentare il know-how e di ampliare i volumi di esportazione rafforzando la posizione dell’industria svizzera sui mercati internazionali. Benché abbia una percentuale ridotta di commesse, la Romandia non intende stare a guardare e accontentarsi di un ruolo secondario: vuole assicurarsi che parteciperà non soltanto a una spartizione finanziaria della torta ma ad appalti ad alto valore aggiunto che contribuiranno ad aumentare la produttività del lavoro della regione. Un’elevata produttività del lavoro che costituisce la chiave di volta della competitività economica della Svizzera. Corriere del Ticino