Facciamo come Sherlock Holmes

«È un errore gravissimo costruire teorie quando mancano gli elementi necessari. Senza volerlo, si incomincia ad alterare i fatti in modo che si adattino alle teorie, invece di far sì che le teorie collimino coi fatti». Sono parole pronunciate da Sherlock Holmes nel racconto Scandalo in Boemia. Del celeberrimo detective e del suo creatore, lo scozzese Arthur Conan Doyle, parliamo nel CorrierePiù con il medico, scrittore e saggista italiano Paolo Gulisano, autore del libro Indagine su Sherlock Holmes (Edizioni Ares, 2020).
Sherlock Holmes, spiega Paolo Gulisano, è un cercatore della verità. E utilizza in modo mirabile la sua mente per arrivarci e assicurare così alla giustizia il malfattore di turno. Pensa e riflette molto, il detective di Conan Doyle. Cosa che al giorno d’oggi forse in troppi si scordano di fare. Capita spesso quando si è collegati a Facebook: subito si va di like per approvare considerazioni e giudizi di altri che non si esita a fare propri e magari diffondere ulteriormente a suon di condivisioni. Poco importa se corrispondano o meno alla verità, come ben sappiamo, purtroppo. Vi risparmiamo esempi a questo proposito: basti pensare a cosa se ne vedono e sentono, a proposito di frottole grossolane, in questi tempi di pandemia da COVID-19.
La ricerca della verità è un percorso difficile, fatto di molte riflessioni per acquisire tutti gli elementi necessari per raggiungerla o perlomeno intravederla. Lo sa bene Sherlock Holmes e lo sapeva ancora meglio Conan Doyle, che dai suoi studi in Medicina ha tratto gli insegnamenti per dare vita al modo di pensare e agire del suo detective. Quindi, Holmes è sì un personaggio di fantasia, ma il suo essere Holmes è legato a doppio filo con le solide conoscenze acquisite durante gli studi dal suo creatore, prima allo Stonyhurst College, prestigiosa scuola inglese retta dai gesuiti, e poi all’Università di Edimburgo, dove Conan Doyle si laureò nel 1881.
Non si può pensare di capire e conoscere veramente la realtà in cui viviamo senza informarsi, utilizzare fonti accreditate, farsi una cultura su un argomento piuttosto che un altro, pensare e riflettere. Il rischio è infatti quello di averne una visione alterata, non corrispondente alla verità dei fatti. E da qui è fin troppo corto il passo che ci porta a considerare i fatti stessi come complotti, manovre di poteri forti oppure oscuri o chissà che altro.