Fischietti protagonisti

Sono i dettagli a fare la differenza nei playoff. Non andatelo però a dire in queste ore a Christian Wohlwend. L’allenatore del Davos ha letteralmente perso la testa negli ultimi secondi di gara-2 della semifinale dei playoff contro lo Zugo. Ha scagliato tre borracce sul ghiaccio, in direzione degli arbitri, che ha poi pesantemente insultato mentre veniva punito con una penalità di partita. La Lega ha intanto chiesto l’apertura di una procedura ordinaria nei confronti del coach grigionese. Sì, Wohlwend ha esagerato e comportamenti simili vanno assolutamente stigmatizzati. Nessuno, in caso di squalifica, avrà il diritto di scandalizzarsi. Si potrebbe semmai rimanere turbati per l’impunità pressoché totale di cui godono invece gli arbitri, nel nostro campionato. Come se appartenessero a una casta intoccabile, il loro operato non viene praticamente mai messo in discussione dai vertici dell’hockey rossocrociato. Non si tratta di scagliarsi in modo becero contro i direttori di gara. Ma qualche giornata di «squalifica» – o di pausa di riflessione, se preferite – ogni tanto la meriterebbero pure loro.
Sì, Wohlwend ha perso la testa: avrebbe però dovuto essere un monaco tibetano per rimanere calmo. In una semifinale dei playoff, al 58’05’’ di una sfida peraltro molto corretta, Daniel Stricker e Michael Tscherring hanno pensato bene di penalizzare il grigionese Jesse Zgraggen per un colpetto col bastone sul guantone di Leonardo Genoni: e in superiorità numerica Marco Müller ha realizzato la rete che ha permesso allo Zugo di portarsi sul 2-0 nella serie. Episodi che si verificano un’infinità di volte, durante una partita. Punire un tale gesto va contro lo spirito del gioco e, soprattutto, evidenzia una smania di protagonismo da parte degli arbitri che fa solo del male al nostro hockey. No, a volte non sono i dettagli a fare la differenza, nei playoff.

