Ventisei cantoni

Guerra ai radar

La mancanza di basi giuridiche rappresenta un’opportunità per discutere dei limiti della sorveglianza
Moreno Bernasconi
13.02.2024 06:00

La protesta monta. Sistemi radar sempre più diffusi sul territorio, tecnologicamente avanzati e abbinati all’intelligenza artificiale, permettono di applicare in modo invasivo il motto «Sorvegliare, fotografare, multare». Benché polizia e autorità cantonali e comunali respingano sdegnosamente l’accusa di usare i radar per riempire il disastrato erario pubblico giustificando l’operazione con il nobile obiettivo di far da deterrente contro comportamenti pericolosi da parte dei conducenti, si fa sempre più insistente la domanda sui limiti della crescente radarizzazione della rete stradale. Ovvero, su quanta sorveglianza sia opportuno e lecito esercitare senza finire col ledere in modo sproporzionato i diritti dei cittadini-conducenti. A livello svizzero, in due Cantoni - Argovia e Soletta - la battaglia contro il ricorso sproporzionato ai radar stradali si sta conducendo attivamente.

Ad Argovia - da sempre restìa ai radar – essi sono stati introdotti solo recentemente nella città di Baden e, per impedire che altri comuni ne seguissero in modo indiscriminato le orme, i Giovani liberali argoviesi hanno lanciato un’iniziativa popolare che vuole sottoporre ad autorizzazione cantonale la posa di radar fissi. A Baden il dibattito è surriscaldato da quando la città ha introdotto radar di nuova generazione detti «Sistemi di ricerca automatica di veicoli e monitoraggio del traffico AFV». Il casus belli è il seguente. Per impedire che i conducenti prendessero scorciatoie non autorizzate, la polizia argoviese ha piazzato telecamere AFV in grado (all’insaputa del conducente) di registrare il numero di targa della sua vettura, di controllare in una banca dati se il proprietario aveva un’autorizzazione di passaggio e - in caso contrario - di emettere ipso facto una multa. Contro l’istallazione di uno di questi radar è stato inoltrato ricorso e il giudice ha stabilito che, mancando le basi giuridiche, gli AFV andavano rimossi.

La mancanza di basi giuridiche rappresenta un’opportunità per discutere dei limiti della sorveglianza. Il caso che fa da riferimento obbligatorio sui problemi sollevati dall’introduzione dei sistemi di ricerca automatica di veicoli e monitoraggio del traffico e da una politica invasiva dei radar in Svizzera è quello riguardante un ricorso contro la riveduta Legge del Canton Soletta sulla polizia cantonale (approvata nel 2020 in votazione popolare).

In una sentenza del 29 novembre 2022, il Tribunale federale si è pronunciato contro l’introduzione dei nuovi radar AFV «fintanto che non verranno adottate adeguate misure di protezione dei dati personali». La sentenza insiste pesantemente sul fatto che questi radar di nuova generazione esercitano «una sorveglianza eccessiva» e, contrariamente al lavoro svolto da una pattuglia di polizia, «questi sistemi permettono una illimitata raccolta ed elaborazione di dati». Per il Tribunale federale, i radar AFV «sono una grave ingerenza nel diritto all’autodeterminazione informativa del cittadino». I giudici di Mon Repos ritengono che occorre garantire sempre la proporzionalità del ricorso ai radar - ad esempio se c’è un grave pericolo o un interesse pubblico preponderante. Ci vogliono inoltre norme precise che rispettino la protezione dei dati. «La registrazione del volto del conducente non è ammessa» e la legge deve contemplare norme «riguardanti ulteriori sviluppi di software o tecnologie che permettono il riconoscimento facciale». I giudici sono stati chiamati in causa anche per altri casi di segnalazioni radar considerate abusive. Il Tribunale d’appello del Canton Glarona ha revocato la condanna di un automobilista fotografato da un radar a 80 km orari su una strada dove il limite indicato era di 50 all’ora per lavori in corso: una misura «senza senso» poiché non c’erano lavori in corso. Il caso riguarda centinaia di conducenti che dovranno essere risarciti. Come sono stati risarciti dal Canton Berna ben 6.000 automobilisti che un radar «di ultima generazione» - programmato in modo difettoso - aveva ingiustamente indicato come rei di multa.

Prudenza è d’obbligo, quindi, non solo alla guida ma anche prima di autorizzare acriticamente la crescente radarizzazione delle nostre strade.