Herning, dal silenzio al miracolo danese

Il Mondiale saluta Herning nel modo più incredibile. La Danimarca ha compiuto un miracolo ribaltando il Canada di Crosby e MacKinnon negli ultimi tre minuti. Un’impresa che ha fatto esplodere la Jynk Bank Boxen, sempre ben frequentata per le partite dei padroni di casa. La nostra sfida con l’Austria, invece, non sembrava neanche un quarto di finale. Eravamo abituati a dure battaglie, indipendentemente dall’avversario. Contro l’Austria, invece, abbiamo assistito a un monologo. Merito della Svizzera, che ha fatto tutto nel modo giusto. Concentrata dal primo all’ultimo cambio. A differenza del Canada, la selezione di Fischer ha interpretato al meglio il delicato ruolo di favorita. Ma un po’ di demerito ce l’ha l’Austria, scesa in pista senza argomenti, forse appagata da una qualificazione che mancava da 31 anni, forse schiacciata dal peso della storia. O, molto semplicemente, non all’altezza. L’atmosfera desolante della pista, poi, non ha contribuito a calare i protagonisti in un clima da guerriglia. Appena 2.621 gli spettatori presenti. Una tristezza, in una gara a eliminazione diretta di un Mondiale. E anche una pessima pubblicità per la IIHF e per la sua vetrina più importante. A Herning sono state tante, troppe, le partite giocate con gli spalti deserti. La selezione rossocrociata ha potuto godere di una buona cornice di pubblico all’inizio del torneo, quando numerosi tifosi svizzeri hanno deciso di concedersi un lungo weekend in una sperduta cittadina della Danimarca. Poi, con il passare dei giorni e l’abbassarsi del livello degli avversari, anche la sempre vivace «fan base» elvetica ha desistito. Troppo complicato raggiungere Herning. Ridotte le possibilità di alloggio e la attrazioni extra sportive. Complicatissimo organizzarsi per assistere a un quarto di finale con due soli giorni di preavviso. È il grosso limite delle edizioni organizzate da due Paesi. Tra da due città distanti. Ora andiamo a Stoccolma. Ma non ci liberiamo della Danimarca.