Taca la bala

Il calimero Griezmann

La scelta di Didier Deschamps di designare Kylian Mbappé quale nuovo capitano della Francia non è andata giù all'attaccante francese dell'Atletico Madrid, che ora sta riflettendo sul suo futuro con i Bleus
Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
24.03.2023 06:00

Lo confesso: sono da sempre un ammiratore di Antoine Griezmann e mi è dispiaciuto molto per il suo fallimento a Barcellona, dove non si è mai ambientato e dove il suo rapporto con Leo Messi non è stato dei più semplici.

Ora l’attaccante francese si ritrova per l’ennesima volta al centro dell’attenzione, perché la nazionale transalpina, dopo il ritiro del portiere Hugo Lloris e di Raphaël Varane, ha dovuto scegliersi un nuovo capitano e «Le petit diable», come viene soprannominato in Francia Griezmann, a 32 anni e con una carriera di altissimo livello alle spalle pensava di essere l’uomo giusto per assumere il ruolo. Lo pensava, probabilmente, anche in virtù del suo rapporto molto positivo con l’allenatore Didier Deschamps, da lui apertamente difeso l’autunno scorso, quando l’ombra di Zinedine Zidane si proiettava sul futuro della panchina dei Bleus. «Io darò sempre tutto per la Francia e per Deschamps» disse la punta dell’Atletico Madrid allora.

La fascia di capitano della Francia (che stasera disputerà una partita importante contro l’Olanda per le qualificazioni all’Europeo) non è però finita sul braccio di Griezmann, bensì su quello del suo più giovane collega Kylian Mbappé e le cronache dicono che il calciatore non l’abbia presa benissimo, ritenendo figlia dell’ingratitudine la decisione del tecnico.

Il bracciale di capitano di una nazionale (ma forse anche di una squadra di club) è un simbolo ed evidentemente anche nel calcio di oggi, che ai simboli solitamente preferisce il denaro, conta ancora parecchio. Alla faccia del minimalismo espresso dal commissario tecnico dei francesi, che ha liquidato la questione dicendo che «non si tratta di un argomento sensibile». Non lo è a tal punto che Griezmann ha lasciato trapelare nel suo entourage l’idea di chiudere la carriera in Nazionale dopo le due partite che la Francia disputerà a cavallo del fine settimana (lunedì contro l’Irlanda).

Ognuno ha le proprie sensibilità e se è vero che la fascia di capitano non deve mai essere richiesta, ma si riceve in virtù di qualità che vanno oltre quel che si riesce a dimostrare sul terreno di gioco (e cosa ne sappiamo mai, noi, di quel che succede nello spogliatoio di una squadra, della capacità di un calciatore di fungere da mediatore, di unire i diversi spiriti, anche bollenti, che albergano nello spogliatoio?) è altrettanto vero che Griezmann dopo una carriera lunga e nobilitata da tanta qualità giustamente poteva aspettarsi un po’ di riconoscenza, tanto più che, deve aver pensato il calciatore, Mbappé è giovane e avrebbe potuto succedergli fra due anni, ad Europeo concluso.

Ma dietro il risentimento del «petit diable» c’è dell’altro. Il suo cognome tradisce l’origine tedesca del padre, la mamma è portoghese e Antoine da piccolo non è mai riuscito a varcare la soglia dei centri di formazione dei grandi club francesi, perché secondo i responsabili non aveva il fisico richiesto. In Francia, infatti, non ha mai giocato per un club professionistico e la sua carriera, prima del decollo con l’Atletico Madrid, ha avuto come epicentro la Real Sociedad di San Sebastian.

Non solo: quando, reduce dal titolo mondiale conquistato nel 2018 in Russia con numeri di alto livello (4 reti e due assist), Griezmann ha pensato per un momento alla possibilità di essere premiato col Pallone d’Oro, si è trovato confrontato con un Paese che di fronte a questa prospettiva si è mostrato tiepido per non dire disinteressato, riaprendo una ferita, quasi una specie di sindrome di Calimero nel rapporto con la Francia, che aveva fatto fatica a cicatrizzarsi.