Ventisei Cantoni

Il diavolo nei dettagli

Con la consultazione degli attori politico-istituzionali e socio-economici del Paese è iniziato l’esame del dettaglio dei nuovi Accordi con l’UE, preludio alle discussioni nei due rami del Parlamento federale durante il prossimo anno
Moreno Bernasconi
11.11.2025 06:00

Il diavolo si nasconde nel dettaglio, dice il proverbio. Con la consultazione degli attori politico-istituzionali e socio-economici del Paese è iniziato l’esame del dettaglio dei nuovi Accordi con l’UE, preludio alle discussioni nei due rami del Parlamento federale durante il prossimo anno. La votazione popolare ci sarà probabilmente solo dopo le elezioni federali del 2027. L’iter serve a far emergere un quadro chiaro e comparato dei vantaggi e svantaggi di sottoscrivere un nuovo pacchetto di accordi, rispetto agli Accordi bilaterali vigenti con l’UE. L’inizio dell’esame di dettaglio indica che uno dei pilastri fondamentali dei Bilaterali III, la sottoscrizione di un nuovo Accordo sull’elettricità, suscita parecchi timori e reticenze, da destra a sinistra. Il Consigliere agli Stati socialista Pierre-Yves Maillard ha dichiarato: «Vedo che l’opposizione aumenta». L’Unione sindacale svizzera osteggia l’Accordo sull’elettricità poiché «smantellerebbe il servizio pubblico e metterebbe fine all’approvvigionamento di base. La guerra in Ucraina - sottolinea l’USS - ha dimostrato cosa implicano simili cambiamenti: prezzi alle stelle per i consumatori e imprese e profitti straordinari ingiustificati per i colossi dell’elettricità… In un mercato totalmente liberalizzato non esisterebbero gli incentivi economici per la realizzazione di opere di importanza nazionale come la Grande Dixence. L’apertura completa del mercato elettrico compromette un approvvigionamento elettrico stabile, accessibile ed ecologico». Voci critiche si stanno levando anche nel campo dei Verdi (i cui vertici sono favorevoli ai Bilaterali III nel suo insieme). Sta suscitando dibattito l’allarme lanciato dal municipale responsabile dei servizi industriali di Losanna, il Verde Xavier Company, il quale teme che «una liberalizzazione completa del mercato elettrico fragilizzi la transizione energetica, faccia esplodere i prezzi e comprometta gli investimenti nelle energie rinnovabili».

Company esprime il dissenso che la città di Losanna ha manifestato (con altre città svizzere) in seno all’organo nazionale che le riunisce, l’Unione delle città svizzere, che a maggioranza ha dato parere favorevole. A dire il vero, nella sua presa di posizione l’UCS riconosce che «bisogna vigilare a che vengano preservati gli interessi delle città come proprietarie di imprese di approvvigionamento energetico allorché l’accordo verrà trasposto nel diritto nazionale» ed impedire «che i fornitori che investono in energie rinnovabili in Svizzera possano essere svantaggiati rispetto a quelli che comprano elettricità rinnovabile a buon mercato in Europa». Quello che l’UCS non dice tuttavia è se tutto ciò sarà compatibile con le norme di libero mercato elettrico del diritto europeo. Proprio su questo punto il Presidente del Centro Philippe Matthias Bregy ha dichiarato che «il campo d’applicazione dell’Accordo sull’elettricità non è chiaro dal punto di vista giuridico».

Il Centro intende «verificare a fondo durante l’esame in Parlamento se i termini dell’Accordo siano sufficienti per garantire il servizio pubblico» e chiede al CF di chiarire «come sarà possibile salvaguardare l’approvvigionamento di base nel caso di un’evoluzione restrittiva del diritto europeo futuro riguardo a questa nozione». I Cantoni alpini avanzano «riserve sostanziali» proprio sullo stesso punto: «Esigiamo la massima certezza del diritto sullo sfruttamento della forza idrica. Questo aspetto non va limitato da un diritto di rango superiore poiché riveste un ruolo centrale anche ai fini della sicurezza dell’approvvigionamento nazionale, soprattutto nel momento in cui tale sicurezza va garantita con energie rinnovabili. È dunque fondamentale che gli enti responsabili della sovranità delle acque (Cantone, Comuni, Patriziati) conservino la loro competenza di decidere in merito al rilascio delle concessioni e quindi al loro contenuto. Lo stesso dicasi, in particolare, anche per il diritto di riversione e la riscossione dei canoni per i diritti d’acqua». Come si vede, l’esame di dettaglio solleva questioni vitali e dimostra come gli interessi del Paese varino da città a città e da Cantone a Cantone. Un fatto che dovrebbe indurre ogni politico consapevole della geometria variabile del sistema federalista elvetico a chiedere che ci sia, per l’approvazione dei nuovi Accordi, la maggioranza non solo del Popolo, ma anche quella dei Cantoni.