Il commento

Il futuro delle banche

Quella che sarà l’unica grande banca svizzera per essere vincente in futuro dovrà avere ancor più al centro delle sue attività la gestione di patrimoni a livello sia elvetico sia globale, sempre affiancata da quel credito tradizionale in patria che ha dimostrato di poter essere redditizio
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
01.04.2023 06:00

Le cose più importanti ora sono gestire il presente e preparare il futuro. Le analisi sul passato e dunque anche sugli errori che hanno portato alla caduta di Credit Suisse vanno fatte, ma non devono occupare l’intera scena. È giusto cercare di individuare le responsabilità con queste analisi, ma è ancor più necessario fare il punto sulla situazione attuale e sulle prospettive, guardando avanti.

Con l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, in Svizzera si delinea un solo grande gruppo bancario, attraverso un’operazione complessa. Sarebbe stato meglio sotto molti aspetti poter continuare con due grandi gruppi, ma gli avvenimenti hanno portato in un’altra direzione e ora occorre giocare al meglio la nuova partita. Pur nel rammarico per la crisi di Credit Suisse, due fatti sono rassicuranti: il fatto che ci sia una prospettiva precisa e che quindi le turbolenze finanziarie attorno alla seconda banca elvetica si siano fermate; il fatto che Sergio Ermotti torni al timone di UBS, non per sminuire coloro che hanno governato la prima banca svizzera nell’ultima fase ma perché il top manager ticinese ha già dimostrato di avere le capacità richieste e di conoscere bene sia naturalmente la realtà elvetica sia i mercati internazionali.

Non eravamo in molti, anni fa, a sottolineare l’errore di un’entrata massiccia nell’investment banking, anche nelle parti più a rischio di questo, ad opera di grandi banche europee, purtroppo anche svizzere. Ora lo dicono tutti o quasi, perché i fatti si sono incaricati di far emergere l’errore. Per le banche elvetiche la contraddizione era evidente: avendo come business centrale la gestione di patrimoni, affiancata dal credito tradizionale in Svizzera, aveva senso essere nell’investment banking solo per una parte molto limitata di questo. Tentare di diventare anche lì grandi attori voleva dire assumersi rischi enormi. D’altronde, le banche anglosassoni che sono leader nel comparto hanno mostrato più volte di viaggiare in queste attività tra grandi guadagni e grandi perdite.

Quella che sarà l’unica grande banca svizzera per essere vincente in futuro dovrà quindi avere ancor più al centro delle sue attività la gestione di patrimoni a livello sia elvetico sia globale, sempre affiancata da quel credito tradizionale in patria che ha dimostrato di poter essere redditizio. Dopo la crisi del 2008-2009, UBS ha avviato una graduale riduzione della presenza nell’investment banking e ciò, insieme ad una più complessiva ristrutturazione, ha dato i suoi frutti. Il Credit Suisse non ha attuato una riduzione equivalente e per questo, oltre che per errori nella gestione generale, ha pagato un prezzo molto salato. A suo tempo la ristrutturazione di UBS ha avuto anche aspetti difficili, in termini di tagli alle strutture e al personale, e l’integrazione di Credit Suisse pure avrà capitoli certo non facili. Ma, di nuovo, ora c’è la possibilità almeno di avere frutti più avanti.

Per quel che riguarda più nel complesso la piazza finanziaria svizzera, sarebbe poi sbagliato non ricordare anche il ruolo di tante banche medie e piccole, o comunque non equiparabili come dimensioni a UBS-Credit Suisse, che contribuiscono non poco alla rilevanza del settore, grazie ad attività nella gestione di patrimoni e/o nel credito tradizionale, due rami che devono continuare a contraddistinguere anche questi istituti in futuro. La piazza elvetica ha conquistato la sua leadership grazie a molte realtà diverse tra loro e ha resistito nel complesso alla crisi anni fa di UBS, alla caduta del segreto bancario per i non residenti, alle maxi multe, sia con la grande banca (ora una) sia con gli istituti medi e piccoli. Il caso Credit Suisse pesa, ma non sarà facile per i concorrenti superare la piazza svizzera, se questa saprà mantenere in futuro i suoi veri punti di forza.  

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