Il commento

Il paradosso bianconero, tra responsabilità e pazienza

Prima dell'inaugurazione del nuovo stadio, il Lugano - e chi lo guida - sarà chiamato a sincronizzare le ambizioni sportive con il fragile contesto logistico
Massimo Solari
17.01.2023 19:29

Una parola, forse, è venuta meno. Nell’articolata e - al solito - impeccabile presentazione di metà stagione plasmata da Martin Blaser, non si è parlato di «pazienza». Perché, sì, i tifosi bianconeri - di bocca buona, ammettiamolo - se ne dovranno armare nei prossimi mesi. Nei prossimi anni, anche. Certo, il CEO dell’FC Lugano e con lui il direttore generale Michele Campana hanno riconosciuto che alcuni sacrifici si renderanno necessari. È inevitabile. E per fortuna, considerata la posta in gioco. La realizzazione della futura arena sportiva, perno fondamentale per l’avvenire bianconero, aprirà un nuovo cantiere nella storia del club. E della città. Dal punto di vista sportivo, tuttavia, è innegabile che spalancare la finestra sul progresso comporterà qualche contraccolpo per la prima squadra. Per non dire - più prosaicamente - che le complicherà la vita. Di qui il grande paradosso destinato a regnare a Cornaredo ancora per un po’.

Da un lato, per dirla sempre con Blaser, «il nucleo del nostro progetto»: e cioè la compagine allenata da Mattia Croci-Torti, dai cui successi dipendono umori e - di riflesso - attrattività agli occhi di pubblico e sponsor. Dall’altro, suggerivamo, una rivoluzione infrastrutturale da realizzare in un contesto - oggettivamente - precario. A sei mesi dalla demolizione della tribuna Monte Brè, in effetti, il Lugano non sa ancora dove preparerà la stagione 2023-24. E, soppesando sguardi, parole ed esitazioni, il rischio che si trovi una soluzione non ottimale è concreto. I vertici della società si sono impegnati a garantire condizioni degne per una realtà promettente della Super League. D’accordo. Ma, sempre su questo piano, le riflessioni promosse dal tecnico bianconero sono apparse emblematiche. Fotografando alla perfezione la situazione della quarta forza del massimo campionato svizzero.

Nemmeno il Crus ha usato la parola pazienza. No, il mister ticinese si è aggrappato all’«umiltà». Che dovrà ammantare lo spirito di Sabbatini e compagni, chiamati ad adattarsi a un contesto logistico complesso. Oddio, nulla di nuovo. Il Lugano, in fondo, convive e ha addirittura sportivamente prosperato in una realtà infrastrutturale superata dagli eventi. Eppure, continuare a costruire le proprie ambizioni - addirittura alzando l’asticella - su basi fragili, costituisce una sfida enorme. Basti pensare che nel giro di un anno, il «pensiamo solo a salvarci» si è trasformato - citiamo il ds Carlos Da Silva - in «cambiamo mentalità e con coraggio puntiamo alle posizioni per l’Europa». Già, un obiettivo da inseguire con la certezza di dover disputare eventuali preliminari a San Gallo o chissà dove oltre San Gottardo. È complicato, appunto.

Il rinnovo del contratto di Mattia Croci-Torti, in questo senso, rappresenta una sorta di assicurazione sulla vita. Un pilastro fondamentale su un terreno, dicevamo, a tratti scivoloso. Il percorso sviluppato lungo 58 partite e una Coppa Svizzera vinta parla a favore del Crus. È cristallino. E non abbiamo problemi a riconoscerlo, dopo aver dubitato a fronte dell’inizio del matrimonio fra le parti. Il 40.enne momò, sottolineando di non aver terminato il suo lavoro a Cornaredo, ha pescato - una volta di più - il termine corretto per descrivere l’essenza del suo mandato. La firma che lo ha legato al Lugano sino al 2025, ha detto, comporta «una grande responsabilità». L’allenatore bianconero, d’altronde, è pienamente consapevole del paradosso citato poc’anzi. Sa bene, insomma, di dover sincronizzare gli aneliti sportivi di un club riscopertosi finanziariamente solidissimo - e i 365.000 franchi investiti solo per studiare le migliorie interne al nuovo stadio fanno quasi impressione - con una quotidianità incerta, in termini pratici. L’esigente spettatore luganese, nel frattempo, osserverà attento, criticando una o l’altra partita storta e magari borbottando per il posteggio di sempre cancellato dal cantiere per il Polo sportivo e degli eventi. Pazienza.

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